Intorno alle 8.30 di questa mattina nel cielo di Campobasso riecheggiava il rumore dell’elicottero vaticano con a bordo Papa Francesco. A battere più forte delle eliche, tuttavia, era il cuore degli abitanti di Campobasso, trepidanti di vedere il Successore di Pietro solcare la propria terra.
Prima tappa della visita pastorale del Pontefice a Campobasso, Castelpetroso e Isernia è l’Università degli Studi del Molise. Il Papa atterra (con 15 minuti di anticipo rispetto al programma) nel piazzale dell’Ateneo, lo stesso che – come ha raccontato il Rettore Gianmaria Palmieri in un’intervista a ZENIT – diventerà un grande spazio verde intitolato proprio al Papa argentino.
Francesco si dirige nell’Aula Magna: ad attenderlo lì ci sono i docenti, gli studenti e il personale dell’Università, ma soprattutto i rappresentanti del mondo del lavoro e dell’industria. Non è casuale la scelta di presentare per prima questa realtà al Santo Padre: l’emergenza lavoro attualmente è la principale, forse unica, piaga che mette in ginocchio questa regione, altrimenti “sana”, priva di criminalità, inquinamento, corruzione.
Davanti al Papa si presentano il Rettore, un agricoltore e una operaia della Fiat, madre di un bimbo e incinta a cui il Papa benedice la pancia. Ognuno di loro condivide la propria realtà, le proprie fatiche, le proprie speranze. Francesco apprezza e ringrazia per la fiducia e l’accoglienza, poi a braccio inizia il suo discorso riagganciandosi alle parole del “signor Rettore” che lo aveva citato dicendo che “il nostro Dio è il Dio delle sorprese”.
“È vero – afferma Bergoglio a braccio - ogni giorno ce ne fa una! È così, il nostro Padre”. Dio “rompe gli schemi” e “se noi non abbiamo il coraggio di rompere gli schemi, mai andremo avanti perché il nostro Dio ci spinge a questo: a essere creativi sul futuro. Bella definizione teologica!”.
Il Vescovo di Roma osserva poi il valore simbolico di svolgere l’incontro con il mondo del lavoro nel tempio della formazione. Ciò, afferma, “esprime l’importanza della ricerca e della formazione anche per rispondere alle nuove complesse domande che l’attuale crisi economica pone, sul piano locale, nazionale e internazionale”.
“Un buon percorso formativo non offre facili soluzioni – spiega il Pontefice - ma aiuta ad avere uno sguardo più aperto e più creativo per valorizzare meglio le risorse del territorio”. Come testimoniava poco prima il giovane agricoltore raccontando della sua scelta di fare il corso di laurea in agraria e lavorare la terra ‘per vocazione’. “Il restare del contadino sulla terra non è rimanere fisso; è fare un dialogo fecondo, un dialogo creativo – dice infatti Francesco -. È il dialogo dell’uomo con la sua terra che la fa fiorire, la fa diventare per tutti noi feconda”.
E proprio di terra continua a parlare il Pontefice, invitando a custodirla “perché dia frutto senza essere sfruttata”. È questa, infatti, “una delle più grandi sfide della nostra epoca”, o forse uno dei più grandi “peccati”: “Io vedo l’America, mia patria: tante foreste, spogliate… che diventano terra che non si può coltivare, che non può dare vita. Questo è il peccato nostro – rimarca il Papa - sfruttare la terra e non lasciare che essa ci dia quello che ha dentro, con il nostro aiuto della coltivazione”. È necessario pertanto “convertirci ad uno sviluppo che sappia rispettare il creato”.
Ma non è solo questa l’unica sfida: c’è anche la questione della famiglia. Soprattutto – dice il Santo Padre pensando alla testimonianza della mamma operaia - bisogna “conciliare i tempi del lavoro con i tempi della famiglia”. Perché, a causa della foga del lavoro data dall’attuale crisi economica, si è persa un po’ “la scienza, la saggezza di giocare con i nostri bambini”. Quando invece bisogna “perdere il tempo con i nostri bambini!”, incita Bergoglio.
Inoltre, non si può ignorare la questione della domenica lavorativa, un altro punto ‘critico’ – osserva Francesco - “che non interessa solo i credenti, ma interessa tutti, come scelta etica”. Anche in questo caso è uno “spazio della gratuità che stiamo perdendo”. La domanda del Papa allora è: “A che cosa vogliamo dare priorità? Forse – dice - è giunto il momento di domandarci se quella di lavorare alla domenica è una vera libertà. La domenica libera dal lavoro – eccettuati i servizi necessari – sta ad affermare che la priorità non è all’economico, ma all’umano, al gratuito, alle relazioni non commerciali ma familiari, amicali, per i credenti alla relazione con Dio e con la comunità”.
Prima di concludere, il Papa invoca un “patto di lavoro” per lavoratori e imprenditori del Molise “che sappia cogliere le opportunità offerte dalle normative nazionali ed europee”. La regione – osserva – “sta cercando di rispondere al dramma della disoccupazione mettendo insieme le forze in modo costruttivo”, ma forse questo non basta: “Tanti posti di lavoro potrebbero essere recuperati attraverso una strategia concordata con le autorità nazionali”.
L’incoraggiamento è quindi ad andare avanti su questa strada, e soprattutto a non perdere la dignità. “Non avere lavoro non è soltanto non avere il necessario per vivere”, sottolinea Francesco, “noi possiamo mangiare tutti i giorni: andiamo alla Caritas, andiamo a questa associazione, andiamo al club, andiamo là e ci danno da mangiare. Ma quello non è il problema. Il problema è non portare il pane a casa: questo è grave, e questo toglie la dignità! Il problema più grave non è la fame, è la dignità". È fondamentale allora “lavorare e difendere la dignità che dà il lavoro”.
Le ultime parole sono una postilla a braccio sul dono consegnatogli dall’Università: il dipinto di una maternità. Un regalo che ha colpito il Pontefice, come egli stesso ammette, perché maternità – spiega – “comporta travaglio, ma il travaglio del parto è orientato alla vita, è pieno di speranza”. “Allora – conclude - non solo vi ringrazio per questo dono, ma vi ringrazio ancora di più per la testimonianza che esso contiene: quella di un travaglio pieno di speranza”.