C’è un filo conduttore che lega la catechesi del Papa di ieri, durante l’Udienza generale del mercoledì, e il discorso di stamane ai partecipanti alla XXI Assemblea Generale della Pontificia Accademia per la Vita, al via oggi in Vaticano sul tema: "L’assistenza agli anziani e le cure palliative".

Ieri il Pontefice denunciava l’indifferenza che gli anziani subiscono nel mondo di oggi, spesso soli e abbandonati dai loro stessi familiari. Oggi, in Sala Clementina, amplia lo sguardo e rimprovera non solo i figli che tradiscono i comandamenti biblici ‘trascurando o maltrattando’ i genitori, ma anche lo Stato stesso che specula sulle cure e le medicine di cui necessitano molti anziani.

In particolare, il Pontefice concentra la sua riflessione sulle cure palliative, tema dell’assemblea, le quali – dice – “sono espressione dell’attitudine propriamente umana a prendersi cura gli uni degli altri, specialmente di chi soffre”. Esse – soggiunge – “testimoniano che la persona umana rimane sempre preziosa, anche se segnata dall’anzianità e dalla malattia”.

In qualsiasi circostanza, infatti, “la persona è un bene per sé stessa e per gli altri ed è amata da Dio”, anche “quando la sua vita diventa molto fragile e si avvicina la conclusione dell’esistenza terrena”. Anzi proprio in quel momento “sentiamo la responsabilità di assisterla e accompagnarla nel modo migliore”, sottolinea Bergoglio.

D’altronde è la Bibbia stessa a chiedere di onorare i genitori, rammentando “l’onore che dobbiamo a tutte le persone anziane”. Ciò – evidenzia il Santo Padre – “assicura non solo il dono della terra, ma soprattutto la possibilità di goderne”. Vi è infatti una “relazione pedagogica” tra genitori e figli, anziani e giovani, in riferimento “alla custodia e alla trasmissione dell’insegnamento religioso e sapienziale alle generazioni future”.

Onorare perciò questo insegnamento e coloro che lo trasmettono “è fonte di vita e di benedizione”. Laddove la Bibbia riserva invece una maledizione contro “coloro che trascurano o maltrattano i genitori”. “Lo stesso giudizio – afferma Francesco - vale oggi quando i genitori, divenuti anziani e meno utili, rimangono emarginati fino all’abbandono”.

Nella società contemporanea in particolare, “la logica dell’utilità prende il sopravvento su quella della solidarietà e della gratuità, persino all’interno delle famiglie”, rileva il Papa. “Onorare”, quindi, assume oggi i connotati di un obbligo morale ad “avere estremo rispetto e prendersi cura di chi, per la sua condizione fisica o sociale, potrebbe essere lasciato morire o ‘fatto morire’”.

La medicina, soprattutto, è “testimone dell’onore che si deve alla persona anziana e ad ogni essere umano”, rimarca Bergoglio, spiegando che “evidenza ed efficienza non possono essere gli unici criteri a governare l’agire dei medici, né lo sono le regole dei sistemi sanitari e il profitto economico. Uno Stato non può pensare di guadagnare con la medicina. Al contrario, non vi è dovere più importante per una società di quello di custodire la persona umana”.

Rivolgendosi poi ai presenti, Francesco ricorda come le cure palliative siano state finora “un prezioso accompagnamento per i malati oncologici”. Oggi, però, lo scenario è cambiato e “sono molte e variegate le malattie, spesso legate all’anzianità, caratterizzate da un deperimento cronico progressivo e che possono avvalersi di questo tipo di assistenza”.

Gli anziani hanno bisogno perciò in primo luogo delle “cure dei familiari”, “il cui affetto non può essere sostituito neppure dalle strutture più efficienti o dagli operatori sanitari più competenti e caritatevoli”. Quando “non autosufficienti o con malattia avanzata o terminale”, infatti, essi “possono godere di un’assistenza veramente umana e ricevere risposte adeguate alle loro esigenze grazie alle cure palliative offerte ad integrazione e sostegno delle cure prestate dai familiari”.

Anche perché “l’abbandono è la ‘malattia’ più grave dell’anziano, e anche l’ingiustizia più grande che può subire: coloro che ci hanno aiutato a crescere non devono essere abbandonati quando hanno bisogno del nostro aiuto”.

Il Papa loda quindi l’impegno scientifico e culturale “per assicurare che le cure palliative possano giungere a tutti coloro che ne hanno bisogno”. E soprattutto incoraggia “i professionisti e gli studenti a specializzarsi in questo tipo di assistenza che non possiede meno valore per il fatto che ‘non salva la vita’”. Le cure palliative, infatti, “realizzano qualcosa di altrettanto importante: valorizzano la persona”. E “ogni conoscenza medica – ricorda il Papa - è davvero scienza, nel suo significato più nobile, solo se si pone come ausilio in vista del bene dell’uomo, un bene che non si raggiunge mai ‘contro’ la sua vita e la sua dignità”.

È proprio su “questa capacità di servizio alla vita e alla dignità della persona malata, anche quando anziana”, che si misura “il vero progresso della medicina e della società tutta”, conclude Francesco. E con un impeto di cuore fa sue le parole di San Giovanni Paolo II: «Rispetta, difendi, ama e servi la vita, ogni vita umana! Solo su questa strada troverai giustizia, sviluppo, libertà vera, pace e felicità!».

"Dio non si dimentica di noi"

In visita nella Casa Circondariale di Isernia, il Papa parla ai detenuti della sfida del reinserimento sociale, invitandoli a non stare mai fermi ma a cercare Dio che “non si stanca mai di perdonare”