I soldi distruggono tutto: la famiglia, le relazioni sociali, te stesso. Per parroci e preti la riflessione di Papa Francesco di questa mattina a Santa Marta sarà un nuovo spunto per omelie e catechesi: “Il Papa ha detto che non bisogna essere attaccati ai soldi”. Per detrattori e intellettuali blasé sarà l’ennesima banalità detta da Bergoglio, il “Papa-pauperista” che pensa solo ai poveri.
Ma l’omelia di oggi del Santo Padre non è una 'pillola mattutina del buonumore', bensì una vigorosa denuncia di quello che può essere un veleno per l’animo dell’uomo: la cupidigia. Denuncia che affonda le sue radici nell’aut aut che Cristo stesso ha posto duemila anni fa a tutti coloro che si proclamavano cristiani: “O Dio o Mammona”.
Papa Francesco lo ha ribadito bene: l’attaccamento ai soldi “ti porta all’idolatria, ti distrugge il rapporto con gli altri!”. E quando viene a mancare una relazione di amore con l’altro, è difficile avere una relazione con Dio. Quella di Bergoglio, però, non vuole essere una mera condanna delle ricchezze: anch'esse – ha spiegato - possono essere strumento di salvezza e redenzione, se considerate un dono di Dio e messe a disposizione di chi ne ha bisogno.
Il Papa parla per fatti concreti, per cose viste e vissute durante i suoi decenni di pastorale in mezzo alla gente: “Quante famiglie distrutte abbiamo visto per il problema di soldi: fratello contro fratello; padre contro figlio…”. D’altronde nel Vangelo non ci sono storielle; il brano di Luca della liturgia odierna (Lc 12, 13-21) racconta proprio di un uomo che rischia di dividersi da un fratello di carne per questioni di eredità e chiede a Gesù di intervenire.
“È questo il primo lavoro che fa l'atteggiamento dell’essere attaccato ai soldi: distrugge!” commenta il Papa. E aggiunge: “Quando una persona è attaccata ai soldi, distrugge se stessa, distrugge la famiglia! I soldi distruggono! Fanno questo, no? Ti attaccano”.
“I soldi – spiega meglio il Santo Padre - servono per portare avanti tante cose buone, tanti lavori per sviluppare l’umanità, ma quando il tuo cuore è attaccato così, ti distrugge”. Gesù, infatti, nel Vangelo, narra la parabola dell’uomo ricco che “accumula tesori per sé, e non arricchisce davanti a Dio”. E avverte: “Guardatevi e tenetevi lontano da ogni cupidigia”.
“È quello che fa male – soggiunge Francesco - la cupidigia nel mio rapporto con i soldi. Avere di più, avere di più, avere di più…”. Il problema non è essere ricchi – precisa il Papa - “ma l’atteggiamento che si chiama cupidigia”, che “ti ammala, perché ti fa pensare soltanto tutto in funzione dei soldi”.
Questa avarizia è uno strumento per l’“idolatria” che “va per la strada contraria a quella che ha fatto Dio con noi”. Il Papa ricorda infatti San Paolo quando dice: “Gesù Cristo, che era ricco, si è fatto povero per arricchire noi”. La strada di Dio è quindi “l’umiltà, l’abbassarsi per servire”. La schiavitù della cupidigia fa percorrere invece ai cristiani una strada a ritroso: “Tu, che sei un povero uomo, ti fai Dio per la vanità” afferma il Santo Padre.
Ma attenzione, il cammino che Dio ci insegna “non è il cammino della povertà per la povertà”, sottolinea Bergoglio. È “il cammino della povertà come strumento, perché Dio sia Dio, perché Lui sia l’unico Signore”. Dunque, “tutti i beni che abbiamo, il Signore ce li dà per fare andare avanti il mondo, andare avanti l’umanità, per aiutare gli altri”.
Gesù - ricorda poi il Pontefice - “ci dice di non preoccuparci, che il Signore sa di che cosa abbiamo bisogno” e ci invita “all’abbandono fiducioso verso il Padre, che fa fiorire i gigli dal campo e dà da mangiare agli uccelli”. Allora – conclude il Papa – scolpiamo oggi nel cuore la Parola del Signore: “Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia, perché anche se uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede”.