ROMA, martedì, 14 dicembre 2004 (ZENIT.org).- Aprendo a Roma questo martedì un incontro di presentazione del Compendio sulla Dottrina Sociale della Chiesa al mondo delle associazioni e dei movimenti ecclesiali, monsignor Giampaolo Crepaldi, ha spiegato che “l’unità tra la fede e la ragione in Cristo Signore” e l’amore in quanto verità di Dio e dell’uomo, sono i fondamenti della Dottrina sociale.

L’incontro a cui erano presenti tra gli altri i rappresentanti di Cisl, Acli, Compagnia delle Opere, Comunità di sant’Egidio, Agesci, Focsiv, è stato organizzato dall’Ufficio della Conferenza Episcopale Italiana per la pastorale sociale e il lavoro.

Il Segretario del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace ha fornito una lettura teologica del Compendio precisando che la Dottrina Sociale della Chiesa (DSC) “consiste nella pretesa ‘scandalosa’, di fare incontrare la fede in Gesù Cristo con le esigenze della ragione, di provocare la sintesi vitale tra l’annuncio cristiano e la autentica realtà dell’uomo”.

Rivolgendosi ai presenti Crepaldi ha sottolineato che “il Compendio affida l’intero corpus della DSC nelle mani delle comunità cristiane, degli intellettuali e dei centri di studio e di ricerca, delle associazioni e dei movimenti, affinché non la intendano come un elenco di buoni sentimenti, ma
come verità che deve farsi amore dentro la cultura moderna”.

Crepaldi ha messo in guardia dall’idea di guardare alla DSC come “un elenco di valori intesi come generiche esigenze etiche” ed ha criticato “la cultura moderna che condiziona questo uso ‘debole’ della DSC da parte dei cattolici”.

“Quando i cattolici non sono in grado di cogliere la propria fede come verità, il cristianesimo come Religio vera, non saranno certamente in grado di cogliere e valorizzare il valore universale della propria dottrina sociale e la interpreteranno solo come un contributo tra gli altri”, ha rilevato il prelato.

Crepaldi ha poi insistito come la DSC inviti all’unità i cattolici.

E’ vero che “il bene lo si possa fare in molti modi” ha affermato il prelato, “non va però dimenticato che la prassi dei cristiani deve anche mostrare la medesima fede, e il medesimo patrimonio di principi di riflessione, di criteri di giudizio e di direttive di azione, ossia deve mostrare il riferimento ad una medesima DSC”.

“L’azione dei cattolici laici deve essere una azione ‘nella fede della Chiesa’ solo così può essere una continua ‘educazione alla fede della Chiesa’”, ha concluso Crepaldi.