"Bisogna essere grati ai migranti venuti in Italia e in Europa certamente per un motivo: ci aiutano a scoprire il mondo". Così padre Adolfo Nicolás, Superiore generale della Compagnia di Gesù, nell'incontro avvenuto nella chiesa del Gesù, a Roma, lo scorso 14 gennaio, Giornata mondiale del migrante e del rifugiato. Secondo il gesuita, come riporta l'Osservatore Romano, "le migrazioni sono una sorgente di benefici per i vari Paesi, e lo sono state da sempre, nonostante le difficoltà e le incomprensioni". Questo perché le varie civiltà riescono a comunicare tra loro attraverso i rifugiati e i migranti e "anche le religioni - soggiunge padre Nicolás - si sono diffuse nel mondo grazie ai migranti che hanno abbandonato i loro Paesi e si sono mossi da un luogo a un altri". L'esperienza storica deve dunque insegnarci ad essere "grati" ai migranti, poiché "ogni Paese corre il rischio di rinchiudersi in orizzonti molto limitati, molto piccoli, mentre grazie a loro il cuore può aprirsi, e anche lo stesso Paese può aprirsi a dinamiche nuove". A tal proposito ha citato l'esempio degli Stati Uniti, nati grazie ai migranti e che, sempre grazie ai migranti, hanno potuto sviluppare una democrazia: "è proprio perché si è creato un melting pot, una mescolanza di culture e di persone, che è nato un Paese così", osserva il gesuita. "È giunto il momento - prosegue - in cui l’umanità si deve pensare come un’unità e non come un insieme di tanti Paesi separati tra loro con le loro tradizioni, le loro culture e i loro pregiudizi. È necessario che si pensi a un’umanità che ha bisogno di Dio, e che ha bisogno di un tipo di profondità che può venire soltanto dall’unione di tutti. Dobbiamo dunque essere grati per questo contributo di migranti e rifugiati a un’umanità integrale. Essi ci rendono consapevoli del fatto che l’umanità non è formata solo da una parte, ma proviene dal contributo di tutti". I flussi migratori - secondo padre Nicolás - mostrano "la parte più debole, ma anche la parte più forte dell’umanità". Da un lato, infatti, "la paura, la violenza, la solitudine e i pregiudizi degli altri". Dall'altra, il coraggio di "correre dei rischi" e di "superare la paura". Il superiore della Compagnia di Gesù ha quindi ricordato che è l'Anno della Misericordia, "un concetto centrale in molte religioni", senza la quale "non si può vivere". Padre Nicolás ricorda dunque che migranti e rifugiati "ce ne mostrano un volto", giacché "quando una persona ha tutto, può essere misericordiosa senza paura; ma quando una persona non ha nulla ed è misericordiosa verso un’altra persona, offre ancora di più. Il volto della misericordia, in questo caso, diventa assai più reale". Così - ha concluso - "possiamo imparare da migranti e rifugiati ad essere misericordiosi con gli altri. Impariamo da loro ad essere umani nonostante tutto. Impariamo da loro ad avere come orizzonte il mondo, e non la nostra piccola, ristretta cultura. Impariamo da loro ad essere persone del mondo".