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Cari Scrittori del Collegio della Civiltà Cattolica!
Sono lieto di accogliervi insieme con tutti coloro che in varie forme collaborano con voi. Conosco e apprezzo l'opera che la Rivista svolge a servizio della Chiesa dal 1850, quando il mio Predecessore di venerata memoria, il beato Pio IX, la istituì "in modo perpetuo", dotandola di un particolare Statuto, nel quale è stabilito uno speciale legame con la Santa Sede.
Vi è in ciò l’espressione di una particolare fiducia nei confronti della Rivista da parte dei Pontefici miei Predecessori, ma vi è anche l’appello alla vostra fedeltà nei confronti delle direttive della Santa Sede. Pur nel tumultuoso mutare delle contingenze storiche, tale legame non è mai venuto meno, come mostrano gli attestati di benevolenza che i Romani Pontefici hanno espresso alla Rivista nei suoi 155 anni di vita. In tali documenti, infatti, emerge l'interesse con cui essi hanno seguito e seguono il lavoro della Civiltà Cattolica, riconoscendone l'utilità per il bene della Chiesa ed apprezzandone la costante fedeltà alle direttive del Magistero.
In questo nostro tempo in cui il Signore Gesù chiama la sua Chiesa ad annunciare con nuovo slancio il Vangelo di salvezza, non ci si può tuttavia dispensare dalla ricerca di nuovi approcci alla situazione storica in cui oggi vivono gli uomini e le donne, per presentare ad essi in forme efficaci l'annuncio della Buona Notizia. La Civiltà Cattolica, per essere fedele alla sua natura e al suo compito, non mancherà, pertanto, di rinnovarsi continuamente, leggendo correttamente i "segni dei tempi".
In realtà, oggi va sempre più affermandosi una cultura caratterizzata dal relativismo individualista e dallo scientismo positivista; una cultura, quindi, tendenzialmente chiusa a Dio e alla sua legge morale, anche se non sempre pregiudizialmente avversa al cristianesimo. E’ grande perciò lo sforzo che i cattolici sono chiamati a compiere per sviluppare il dialogo con la cultura odierna e aprirla ai valori perenni della Trascendenza.
E’ uno sforzo in cui il credente si avvale degli strumenti offerti dalla fede e dalla ragione: strumenti a prima vista poco adeguati, ma resi efficaci dalla potenza di Dio, che segue strade lontane dal potere e dal successo. D'altra parte, non va dimenticato che oggi nel mondo ci sono anche tanti segni di speranza, frutto dell'azione dello Spirito nella storia. Tali sono, ad esempio, la nuova sensibilità per i valori religiosi da parte di tanti uomini e donne, la rinnovata attenzione nei confronti della Sacra Scrittura, il rispetto dei diritti umani in misura ben maggiore di quanto avveniva anche in un passato recente, la volontà di dialogo con le altre religioni.
In particolare, la fede in Gesù può aiutare molti a cogliere il senso della vita e dell'avventura umana, offrendo loro quei punti di riferimento che spesso mancano in un mondo tanto frenetico e disorientato. Ecco, allora, dove si colloca la missione di una rivista di cultura come La Civiltà Cattolica: partecipare al dibattito culturale contemporaneo, sia per proporre, in modo serio e nello stesso tempo divulgativo, le verità della fede cristiana in maniera chiara e insieme fedele al Magistero della Chiesa, sia per difendere senza spirito polemico la verità, talvolta deformata anche attraverso accuse prive di fondamento alla comunità ecclesiale.
Come faro sulla strada che La Civiltà Cattolica è chiamata a percorrere vorrei indicare il Concilio Vaticano II. Le ricchezze dottrinali e pastorali che esso contiene - e, soprattutto, l’ispirazione di fondo - non sono state ancora assimilate appieno dalla comunità cristiana, anche se sono passati 40 anni dalla sua conclusione. Indubbiamente esso ha dato alla Chiesa un impulso capace di rinnovarla e di disporla a rispondere in modo adeguato ai problemi nuovi che la cultura contemporanea pone agli uomini e alle donne del nostro tempo.
D'altra parte, il Vaticano II è stato integrato da numerosi documenti dottrinali e pastorali, che la Santa Sede e le Conferenze Episcopali di molte nazioni hanno pubblicato sui problemi sorti recentemente. Essi costituiscono una fonte sempre viva a cui La Civiltà Cattolica può attingere nel suo lavoro. Si tratta di divulgare e sostenere l'azione della Chiesa in tutti i campi della sua missione. Un particolare impegno la Rivista deve porre nella diffusione della Dottrina sociale della Chiesa, uno dei temi che durante i suoi 155 anni di vita essa ha più ampiamente trattato.
Desidero concludere questo nostro incontro confermando la fiducia della Santa Sede verso la vostra Rivista, nella certezza che tutti i suoi redattori e collaboratori, sull'esempio di coloro che li hanno preceduti, sapranno corrispondere a tale fiducia con gioiosa fedeltà e spirito di servizio. Mentre affido a Maria, Sede della Sapienza, l'opera de La Civiltà Cattolica, imparto a tutti voi, redattori e collaboratori della Rivista, come anche a tutti i suoi affezionati lettori, una speciale Benedizione Apostolica.