ROMA, martedì, 14 febbraio 2012 (ZENIT.org) – L’accesso alle chiese aperte al culto è e deve rimanere gratuito e libero per tutti. A sostenerlo è una Nota del Consiglio Episcopale Permanente della CEI, in cui si sottolinea che tale principio è “tipico della tradizione italiana” ed è valido in virtù della destinazione primaria delle chiese “alla preghiera comunitaria e personale”.

La regola è vigente sia per le chiese di proprietà ecclesiastica, sia di proprietà statale, o comunque laica. Ne sono coinvolti gli edifici sacri “di grande rilevanza storico-artistica”, caratterizzati da “flussi notevoli di visitatori”. Difatti è “fondamentale” che il turista “percepisca di essere accolto nel luogo sacro e, di conseguenza, si comporti in maniera adeguata e rispettosa”.

La Nota ricorda, inoltre, che l’accesso libero e gratuito alle chiese “è tutelata anche dalle leggi dello Stato”.

Il pagamento di una tariffa, precisa la Nota della CEI, può essere permesso per l’accesso a parti della chiesa “chiaramente distinte” all’interno dell’edificio sacro. Tra queste: la cripta, il tesoro, il battistero, il campanile, il chiostro o una singola cappella.

Da un’indagine condotta lo scorso anno dalla CEI, in tutta Italia sono complessivamente 59 le chiese che impongono l’ingresso a pagamento. Meno raro invece è il ricorso alla scelta di “contingentare il numero di presenze” in caso di afflusso massiccio di turisti, “imponendo una turnazione al fine di assicurare la conservazione e la sicurezza del bene”.

Le comunità cristiane accolgono sempre come “ospiti graditi” tutti coloro che desiderano visitare una chiesa “per pregare, per sostare in silenzio, per ammirare le opere d’arte sacra in esse presenti”, sottolinea la Nota.

Il Consiglio Permanente Episcopale della CEI, infine, ribadisce la necessità di osservare le regole “regole riguardanti l’abbigliamento e lo stile di comportamento e soprattutto il più rigoroso rispetto del silenzio”, per facilitare il raccoglimento. Anche durante le visite turistiche, infatti, le chiese continuano ad essere “case di preghiera”.