di Luca Marcolivio

ROMA, giovedì, 12 luglio 2012 (ZENIT.org) – Domenica prossima, 15 luglio, la diocesi di Frascati vivrà una giornata storica: la visita di papa Benedetto XVI, che celebrerà la Santa Messa nella piazza principale del più popoloso centro dei Castelli Romani.

A quasi 32 anni di distanza dalla visita del beato Giovanni Paolo II (8 settembre 1980), un papa tornerà a dire messa a Frascati. La celebrazione eucaristica inizierà alle 9.30 in piazza San Pietro, antistante la Basilica Cattedrale di Frascati, e durerà circa due ore, al termine delle quali il Santo Padre rientrerà a Castelgandolfo per la recita dell'Angelus.

Durante tutta la mattinata di domenica prossima, ogni messa in parrocchia sarà sospesa, per permettere a tutte le comunità parrocchiali tuscolane di confluire, con i loro sacerdoti, nel centro della cittadina.

La visita di Benedetto XVI nella diocesi tuscolana è stata accolta dal vescovo, monsignor Raffaello Martinelli, come un'occasione per “celebrare e vivere con intensità e rinnovato impegno l’Anno della Fede”, che, indetto dal Santo Padre per tutta la Chiesa, inizierà il prossimo 11 ottobre per concludersi il 24 novembre 2013.

Inoltre lo storico evento vorrà essere uno stimolo “per intensificare la nostra preghiera e azione soprattutto nel campo della pastorale vocazionale, al fine di ottenere da Dio il grande dono di numerosi e santi sacerdoti, provenienti in particolare dalle nostre famiglie tuscolane, e a servizio della nostra comunità diocesana”, ha aggiunto il vescovo di Frascati.

Monsignor Martinelli è uno dei vescovi italiani che conosce più da vicino papa Benedetto XVI, essendo stato, per ben 23 anni, uno stretto collaboratore del cardinale Joseph Ratzinger, quando quest'ultimo era Prefetto della Congregazione della Dottrina della Fede. A colloquio con Zenit, il vescovo di Frascati ha spiegato lo spirito e il significato di questa visita pastorale, rievocando anche la sua storica collaborazionecon il Santo Padre.

Eccellenza, come si sta preparando la diocesi di Frascati a questo appuntamento storico?

Mons. Martinelli: La visita del Santo Padre l’abbiamo annunciata il 3 maggio scorso, festa dei Santi Apostoli Filippo e Giacomo, patroni della diocesi di Frascati. Sto insistendo molto con i sacerdoti e con i fedeli, perché ci prepariamo tutti,soprattutto spiritualmente. È un evento straordinario, che arriva 32 anni dopo la visita di Giovanni Paolo II. Altre brevi visite informali sono avvenute negli anni successivi, ma che un papa venisse a celebrare l’Eucaristia con noi e per noi, non succedeva proprio dal 1980.

Questo evento incoraggia la diocesi ad impegnarsi in particolare su tre aspetti: 1) riscoprire e approfondire la natura e le caratteristiche della missione che Gesù ha affidato a Pietro e i suoi successori, roccia e segno di unità per la comunità ecclesiale; 2) conoscere di più l’insegnamento dell’attuale papa, visto che regolarmente ci offre stupende riflessioni, omelie, documenti e catechesi; in particolare sto chiedendo ai fedeli di leggere le sue Catechesi Generali del mercoledì e i suoi sintetici Angelus illustrativi del Vangelo domenicale, anche perché attraverso Internet sono facilmente accessibili a tutti; mentre un tempo un'unica fonte dei discorsi integrali era l'Osservatore Romano, oggi, pochi minuti dopo che il Papa ha pronunciato i suoi discorsi, essi sono accessibili nelle nostre case, quindi – attraverso Zenit o il sito del Vaticano - vale la pena seguire questi due appuntamenti settimanali che il Papa ci propone sempre con molta competenza teologica e capacità catechistica; 3) il terzo elemento è pregare incessantemente per il Successore di Pietro, perché il Signore lo sostenga nella sua non facile missione, gli dia sempre tanto coraggio e tanta fedeltà apostolica; proprio per questo ho chiesto che in tutte le celebrazioni eucaristiche si elevasse a Dio la preghiera che ho composto, in occasione di questa visita.

Lei conosce Joseph Ratzinger da molti anni: come nacque la sua collaborazione con l'allora Prefetto della Congregazione della Dottrina della Fede?

Mons. Martinelli: Ho datola mia collaborazione al card. Ratzinger per 23 anni. Fui chiamato in Congregazione della Dottrina della fede, nel 1980, un anno prima del suo arrivo. Quando poi nel 1985 fu nominato da Giovanni Paolo II, presidente della Commissione per il nuovo Catechismo della Chiesa Cattolica, il card. Ratzinger mi chiese di occuparmi della segreteria. Da allora il mio campo è sempre stato in questo settore. Ratzinger sapeva della mia preparazione in campo catechistico, grazie ancheal mio dottorato in teologia alla Lateranense, con specializzazione in pastorale catechistica, cui si aggiunge la laurea in pedagogia a Milano. Così Ratzinger mi chiese di occuparmi della segreteria per la preparazione del nuovo Catechismo. Questo mi ha consentito di avere un accesso piuttosto immediato e contatti piuttosto frequenti con lui, in quanto presidente della commissione. Anche quando si trattò di preparare il Compendio del Catechismo, mi coinvolse e mi chiese di fare da redattore. Quindi la frequentazione è stata sempre molto intensa. Considero una vera e grande grazia di Dio, l’aver potuto collaborare con lui.

Sul piano umano e personale che tipo di persona è Joseph Ratzinger?

Mons. Martinelli: Ho sempre potuto apprezzare in lui, la sua grande dolcezza e la sua grande serenità, il suo modo di affrontare i problemi con competenza e intelligenza, e la sua disponibilità ad ascoltare tutti. Al tempo stesso ho sempre ammirato la sua capacità di fare sintesi di quello che ascoltava e di prendere sempre le decisioni che gli spettavano per il suo ruolo, preoccupandosi del bene della Chiesa e della fedeltà alla dottrina e al mistero di Cristo. Anche poter sperimentare da vicino queste sue virtù è stato un dono di Dio.

A più di sette anni dalla sua elezione al soglio pontificio, che bilancio si può trarre del Pontificato di Benedetto XVI?

Mons. Martinelli: Non tocca certo a me, fare un bilancio di questo tipo, io sono un umile vescovo di una piccola diocesi, non me la sento di trarre conclusioni su un tema di così alto profilo! Quello che posso dire, che già conoscevo da tempo, ma che ora ho potuto sperimentare ancor di più, è che Papa Benedetto XVI sa unire a una peculiare profondità teologica, una straordinaria capacità catechistica: sa infatti presentare, alla gente, i grandi temi che affronta, in un modo molto accessibile, comprensibile, in una maniera che è di grande aiuto e di insegnamento anche per noi vescovi, oltre che per i sacerdoti e i laici. Da questo punto di vista ci sta dando una grande testimonianza e un grande aiuto.

Angelus di Benedetto XVI nella Solennità di Ognissanti

CITTA’ DEL VATICANO, mercoledì, 2 novembre 2011 (ZENIT.org) – Riportiamo di seguito le parole pronunciate da Papa Benedetto XVI ieri, solennità di Tutti i Santi, in occasione della recita della preghiera mariana dell’Angelus insieme ai fedeli e ai pellegrini convenuti per l’occasione in Piazza San Pietro in Vaticano.

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Cari fratelli e sorelle!

La Solennità di Tutti i Santi è occasione propizia per elevare lo sguardo dalle realtà terrene, scandite dal tempo, alla dimensione di Dio, la dimensione dell’eternità e della santità. La Liturgia ci ricorda oggi che la santità è l’originaria vocazione di ogni battezzato (cfr Lumen gentium, 40). Cristo infatti, che col Padre e con lo Spirito è il solo Santo (cfr Ap 15,4), ha amato la Chiesa come sua sposa e ha dato se stesso per lei, al fine di santificarla (cfr Ef 5,25-26). Per questa ragione tutti i membri del Popolo di Dio sono chiamati a diventare santi, secondo l’affermazione dell’apostolo Paolo: «Questa infatti è la volontà di Dio, la vostra santificazione» (1 Ts 4,3). Siamo dunque invitati a guardare la Chiesa non nel suo aspetto solo temporale ed umano, segnato dalla fragilità, ma come Cristo l’ha voluta, cioè «comunione dei santi» (Catechismo della Chiesa Cattolica, 946). Nel Credo professiamo la Chiesa «santa», santa in quanto è il Corpo di Cristo, è strumento di partecipazione ai santi Misteri – in primo luogo l’Eucaristia – e famiglia dei Santi, alla cui protezione veniamo affidati nel giorno del Battesimo. Oggi veneriamo proprio questa innumerevole comunità di Tutti i Santi, i quali, attraverso i loro differenti percorsi di vita, ci indicano diverse strade di santità, accomunate da un unico denominatore: seguire Cristo e conformarsi a Lui, fine ultimo della nostra vicenda umana. Tutti gli stati di vita, infatti, possono diventare, con l’azione della grazia e con l’impegno e la perseveranza di ciascuno, vie di santificazione.

La Commemorazione dei fedeli defunti, cui è dedicata la giornata di domani, 2 novembre, ci aiuta a ricordare i nostri cari che ci hanno lasciato, e tutte le anime in cammino verso la pienezza della vita, proprio nell’orizzonte della Chiesa celeste, a cui la Solennità di oggi ci ha elevato. Fin dai primi tempi della fede cristiana, la Chiesa terrena, riconoscendo la comunione di tutto il corpo mistico di Gesù Cristo, ha coltivato con grande pietà la memoria dei defunti e ha offerto per loro suffragi. La nostra preghiera per i morti è quindi non solo utile ma necessaria, in quanto essa non solo li può aiutare, ma rende al contempo efficace la loro intercessione in nostro favore (cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica, 958). Anche la visita ai cimiteri, mentre custodisce i legami di affetto con chi ci ha amato in questa vita, ci ricorda che tutti tendiamo verso un’altra vita, al di là della morte. Il pianto, dovuto al distacco terreno, non prevalga perciò sulla certezza della risurrezione, sulla speranza di giungere alla beatitudine dell’eternità, «momento colmo di appagamento, in cui la totalità ci abbraccia e noi abbracciamo la totalità» (Spe salvi, 12). L’oggetto della nostra speranza infatti è il gioire alla presenza di Dio nell’eternità. Lo ha promesso Gesù ai suoi discepoli, dicendo: «Vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno potrà togliervi la vostra gioia» (Gv 16,22). 

Alla Vergine Maria, Regina di tutti i Santi, affidiamo il nostro pellegrinaggio verso la patria celeste, mentre invochiamo per i fratelli e le sorelle defunti la sua materna intercessione.

[Dopo la recita dell’Angelus, il Santo Padre ha rivolto i propri saluti ai pellegrini in varie lingue. In italiano ha detto:]

Rivolgo infine un cordiale saluto ai pellegrini di lingua italiana, in particolare ai giovani di Valenzano e ai ragazzi di Modena che hanno da poco ricevuto il Sacramento della Confermazione. Un caloroso saluto rivolgo a quanti hanno partecipato questa mattina alla “Corsa dei Santi”, organizzata dalla Fondazione “Don Bosco nel mondo”. San Paolo direbbe che tutta la vita è una “corsa” verso la santità: voi ci date un buon esempio! A tutti auguro una buona festa. Grazie per la vostra attenzione. Grazie e buona festa a tutti!