di padre John Flynn, LC

ROMA, lunedì, 20 aprile 2012 (ZENIT.org) – Con la crescita economica ancora anemica e il gettito fiscale al ribasso, i governi sperano di poter ottenere fondi aggiuntivi, rendendo più facile il gioco d’azzardo.

Nello Stato di New York, il governatore Cuomo ha proposto di cambiare la Costituzione statale, in modo da legalizzare i casinò commerciali.

Nel Michigan due distinte campagne per la costruzione di altrettanti casinò sono in atto, per persuadere gli elettori ad approvare ulteriori casinò, in numero di 15, in tutto lo stato.

Il primo casinò dell’Ohio aprirà in maggio a Cleveland. Un altro sarà inaugurato poche settimane più tardi a Toledo, mentre altri due sono in cantiere. Il prossimo novembre gli elettori saranno chiamati alle urne per approvare il quinto casinò di questa serie.

Nel frattempo, in Maryland, sempre a novembre, si voterà per l’apertura di un sesto casinò e per l’aggiunta di tavoli da gioco nei casinò già esistenti.

Un editoriale del Washigton Post dello scorso 4 aprile ha criticato la proposta, affermando che le ultime stime sulla cifra che si potrebbe ottenere dalle tasse sul gioco, per finanziare l’educazione, sono eccessivamente ottimistiche.

L’articolo, inoltre, si oppone al gioco d’azzardo, a causa dei danni sociali che ne risultano, dovuti all’impatto negativo sui più poveri.

L’impatto negativo del gioco d’azzardo è messo in luce in un rapporto pubblicato lo scorso gennaio dal Center of Public Conversation dell’Institute for American Values.

Centrato su New York, il rapporto intitolato America’s Bad Bet: Why the Growing Government-Casino Partnership is a Deal with the Devil (“La cattiva scommessa dell’America: perché la crescente partnership tra governi e casinò è un patto col diavolo”) è firmato da Paul Davies.

L’autore ha osservato che, rispetto ad alcuni decenni fa, quando il gioco era limitato a Las Vegas e ad Atlantic City, si è riscontrato un boom dell’azzardo, intensificatosi negli ultimi anni, al punto che oggi i casinò sono 500, presenti in 27 stati.

La corsa agli armamenti

“Numerosi stati si stanno adoperando per aggiungere nuovi tipi di gioco d’azzardo per attirare e fidelizzare clienti”, scrive Davies. “Sta diventando rapidamente una corsa agli armamenti del gioco”.

Nel solo 2010 la legislazione sul gioco è stata presentata in 20 stati, ha aggiunto.

Le statistiche ufficiali più recenti risalgono al 2006: in quell’anno gli Americani hanno perso 91 miliardi di dollari, in possibile ogni possibile di gioco d’azzardo.

La seduzione dell’arricchimento rapido e facile, ben si sposa con la mentalità contemporanea della gratificazione istantanea, prosegue Davies. La maggior parte dei giocatori vengono dalle categorie meno capaci di sostenere l’onere delle loro inevitabili perdite: anziani, minoranze e classe operaia.

Davies cita dati secondo i quali i quattro casinò prossimi all’inaugurazione in Ohio, produrranno 110mila giocatori problematici e patologici.

Il gioco è anche connesso al crimine organizzato, spiega Davies. Quando nel 2004 è stato approvato in Pennsylvania, due delle 11 licenze iniziali furono assegnate a pregiudicati.

I difensori del gioco d’azzardo argomentano che questa attività crea occupazione. Davies, tuttavia, osserva che molti di loro percepiscono bassi stipendi. I dipendenti in servizio ad Atlantic City, ad esempio, ricevono 12 dollari all’ora.

Il crimine

Il legame tra crimine e gioco d’azzardo è stato successivamente analizzato in un rapporto pubblicato dalla Stop Predatory Gambling Foundation. Lo studio, intitolato Casinò e Florida: crimini e costi penitenziari, è stato pubblicato all’inizio di quest’anno.

Il documento stima che l’introduzione del gioco d’azzardo nella contea di Miami-Dade, in Florida, determinerà costi per 3 miliardi di dollari al sistema carcerario per i prossimi dieci anni.

Il rapporto spiega che, ad oggi, il più recensito studio dell’impatto dei casinò sul crimine è The review of Economics and Statistics che, nel 2006, ha esaminato la relazione esistente tra i casinò e la criminalità per ogni anno compreso tra il 1977 e il 1996, basandosi sui dati del FBI e dei Censimenti federali.

Nel 1996, l’8% dei crimini potevano essere attribuiti ai casinò, con un costo per ogni adulto, pari ai 75 dollari all’anno. Cinque anni più tardi, all’apertura di un nuovo casinò, l’indagine rilevò che i crimini economici erano aumentati dell’8,6% e i crimini violenti del 12,6%.

Lo studio esamina inoltre i tassi di criminalità nelle contee limitrofe e non vi riscontra alcun decremento, portando gli autori alla conclusione che il crimine non era migrato ma era davvero aumentato.

Comunità

La scorsa domenica l’organizzazione caritativa UnitingCare Australia ha pubblicato un rapporto commissionato dalla Monash University. Tale documento offre una stima della spesa alle macchinette del poker e i relativi benefici per la comunità.

Nello stato del Nuovo Galles del sud, gli utilizzatori di macchinette del poker hanno perso 5 miliardi di dollari australiani nel 2010-11, per un totale di 1,003 dollari ad adulto. La somma totale donata alla comunità dall’industria dell’azzardo è stata di 63,5 milioni, che rappresentano l1,3% delle perdite alle macchinette del poker. Negli stati di Victoria e Queensland, le proporzioni sono rispettivamente del 2,4% e del 2,3%.

Le macchinette del poker, conclude il rapporto, “rappresentano un metodo estremamente inefficiente e costoso per finanziare le attività sportive e caritative delle comunità”.

Un gioco d’azzardo più diffuso può sembrare un’opzione attraente per i governi ma a tutto discapito della gente, della quale sono tenuti a proteggere il welfare.