“Abbassarsi” lungo il sentiero dell’umiltà è la “regola d’oro” per il progresso spirituale di ogni cristiano. Lo ha detto papa Francesco durante l’omelia nella Cappella della Casa Santa Marta, nella quale il Pontefice ha celebrato la messa mattutina di oggi alla presenza di alcune Suore della Carità, il personale del Centro Televisivo Vaticano, i giornalisti dell’edizione brasiliana della Radio Vaticana e Arturo Mari, storico fotografo dei papi.

Innalzarsi verso Dio, dunque, implica un “abbassamento” per fare spazio alla carità. Per esemplificare il concetto, papa Francesco ha fatto riferimento alle letture (Lc 1,26-38) dell’odierna festa liturgica dell’Annunciazione, in cui Maria e Giuseppe obbediscono all’apparentemente incomprensibile volontà di Dio, recandosi a Betlemme per obbedire all’ordine imperiale del censimento.

Affrontano così un immenso sacrificio e, in particolare Giuseppe si assume una responsabilità assai grande, accompagnando la sua sposa, in attesa del loro figlio, Gesù. “Così è tutto l’amore di Dio: per arrivare a noi, prende la strada dell’umiltà”, ha commentato il Papa.

Nell’esprimere il proprio amore agli uomini il Signore premia proprio l’umiltà, piuttosto che gli “idoli forti” o gli arroganti che tuonano: “qui comando io”.

La “regola d’oro”, in base alla nuova terna “ignaziana” suggerita oggi dal Papa è: “progredire, avanzare e abbassarsi”. L’ultimo verbo, per molti versi, è il più significativo, in quanto “se tu non ti abbassi, non sei cristiano”, ha commentato il Santo Padre.

Essere umili, tuttavia, non significa andare in giro “con gli occhi bassi”, ha puntualizzato. Imboccare la via dell’umiltà, piuttosto, permette che “tutta la carità di Dio venga su questa strada, che è l’unica che Lui ha scelto”.

Non è un caso che anche il “trionfo della Resurrezione” di Cristo, prenda forma proprio grazie al “cammino dell’abbassarsi”. Umiltà e carità, infine, sono strettamente legate, poiché “se non c’è umiltà, l’amore resta bloccato”, ha concluso papa Francesco.