Lunedì 11 febbraio la Chiesa celebrerà la XXI Giornata mondiale del malato sul tema “Va’ e anche tu fa lo stesso” (Lc 10,37). Per l’occasione la diocesi di Roma ha organizzato un pomeriggio di preghiera nella basilica di San Giovanni in Laterano a cui parteciperanno i cappellani ospedalieri e i volontari, l’Unitalsi, l’Associazione medici cattolici (Amci), l’Associazione cattolica operatori sanitari (Acos), le associazioni romane delle Misericordie d’Italia.
Le celebrazioni si apriranno alle 15.30 con l’ingresso nella cattedrale di Roma dell’immagine della Beata Vergine di Lourdes. Quindi, alle 15.45, è in programma il Rosario meditato guidato da don Romano De Angelis, assistente diocesano Unitalsi. Alle 16.15 monsignor Andrea Manto, direttore del Centro diocesano per la pastorale sanitaria, presenterà il tema della Giornata, tratto dal Vangelo di Luca. Alle 16.30 monsignor Lorenzo Leuzzi, vescovo incaricato del Centro per la pastorale sanitaria del Vicariato, presiederà la celebrazione eucaristica. La conclusione alle 18, con la fiaccolata e il saluto all’immagine mariana.
«La Giornata mondiale del malato - spiega monsignor Andrea Manto - è stata istituita 21 anni fa dal beato Giovanni Paolo II con l’obiettivo di porre l’attenzione sulle esigenze dei malati e sul tema della malattia quale componente naturale dell’esperienza umana».
Parlando poi del Messaggio scritto da Benedetto XVI per questa Giornata, monsignor Mantosottolinea che «il Papa, nell’Anno della fede, richiama la parabola del Buon Samaritano e ci suggerisce di attingere dall’infinito amore di Dio la forza di vivere accanto a chi “nei luoghi di assistenza e di cura” vive “un difficile momento di prova a causa dell’infermità e della sofferenza”».
E, riflettendo sull’«atteggiamento» da tenere verso «gli altri, particolarmente se bisognosi di cura», monsignor Manto afferma che «è quanto mai necessario ripensare un modello di assistenza che punti su sostenibilità, equità e rispetto della dignità della persona, specie “di chi è ferito nel corpo e nello spirito, di chi chiede aiuto, anche se sconosciuto e privo di risorse”».