La cooperazione internazionale negli usi pacifici dello spazio atmosferico è stato il tema del comitato speciale politico e sulla decolonizzazione delle Nazioni Unite, cui è intervenuto anche l’Osservatore Permanente della Santa Sede presso l’ONU, monsignor Bernardito Auza.

“Sin dagli albori dell’uomo - ha detto il presule - l’umanità ha guardato al cielo con meraviglia, desiderando di comprendere le realtà celesti e il loro significato in rapporto all’umanità stessa. Viste le domande fondamentali che ha sempre suscitato, l’esplorazione dell’universo ha anche approfondito la comprensione della fede e del suo rapporto con la scienza”.

Il presule ha poi spiegato che la Santa Sede ritiene che “che la fede sia capace sia di espandere sia di arricchire gli orizzonti della ragione; pertanto, si rallegra dei prodigiosi progressi della scienza, considerandoli sia un prodotto dell’enorme potenziale della mente umana donato da Dio sia una manifestazione della vastità e della ricchezza del creato”.

È responsabilità della Santa Sede, quindi, “fare in modo che i frutti di tali progressi diano benefici anche ai poveri nel mondo”. In tal senso la delegazione vaticana è “pienamente consapevole dei limiti all’accesso universale agli usi benefici dello spazio extraatmosferico, tenendo conto degli immensi investimenti destinati alle esplorazioni e alle questioni relative alla proprietà intellettuale, ai brevetti, e così via”.

Tuttavia, in un tempo in cui “lo spazio è diventato un immenso bene economico e ospita tecnologie dell’informazione e della comunicazione, gli Stati devono lavorare insieme per assicurare che tali benefici non diventino un’altra causa di crescita della disuguaglianza economica e sociale, ma siano piuttosto una risorsa condivisa per il bene comune dell’intera comunità globale”, ha dichiarato l’Osservatore Permanente.

La promozione del bene comune, quindi, rende “essenziale assicurare l’uso pacifico dello spazio extraatmosferico”. A tal fine, monsignor Auza ha ritenuto “il dibattito in corso sullo sviluppo di un Codice di condotta internazionale per le attività spaziali” come “un passo positivo verso la promozione di un uso più equo e sicuro dello spazio”, in particolare per la prevenzione della “corsa agli armamenti nello spazio” che eviterebbe “una nuova e grave minaccia alla pace e alla sicurezza internazionale”.

L’uso dello spazio extraatmosferico, ha proseguito Auza, è fondamentale “per una comprensione sempre maggiore del nostro pianeta” e “questa conoscenza può convincerci a modificare stili di vita e pratiche dannose per il nostro ambiente. Se non collaboriamo - ha commentato - non ci saranno vincitori, ma solo perdenti”.

La Santa Sede evidenzia inoltre “l’uso di satelliti nella diffusione della conoscenza e nell’eliminazione dell’analfabetismo”, sebbene occorra “fare attenzione affinché questa tecnologia spaziale non diventi uno strumento di dominio e un veicolo per imporre ad altri certe culture e valori”.

In conclusione l’Osservatore Permanente presso l’ONU ha espresso la convinzione che l’ambiente spaziale debba essere “come eredità comune dell’umanità” e che gli uomini ne siano “solo i custodi temporanei, con la responsabilità non scritta, ma moralmente vincolante, di preservarlo per le generazioni future”.