NEW YORK, martedì, 13 luglio 2004 (ZENIT.org).- Negli Stati Uniti continua la polemica sui medici che partecipano alle esecuzioni somministrando iniezioni letali ai condannati a morte.
Il problema etico dei medici consiste nel fatto che si entra in contraddizione con il Giuramento di Ippocrate, che prescrive di “difendere la vita”.
“Questo giuramento e l’atto di somministrare iniezioni letali sono in contraddizione”, affermano gli abolizionisti, secondo quanto spiega un’inchiesta di Grant McCool dell’agenzia “Reuters” ripresa dalla Comunità di Sant’Egidio nella sua pagina web.
Il Codice dell’Associazione Medica Statunitense (“American Medical Association”) non permette ai medici di partecipare ad un’esecuzione.
Alcuni abolizionisti preferiscono che nel momento in cui viene somministrata l’iniezione sia presente un medico piuttosto che una persona non preparata. E’ questa, ad esempio, la posizione di Keneth Baum, professore di Medicina etica presso l’Università di Yale.
Lo psichiatra Arthur Zitrin, di New York, ora in pensione, lavora con alcuni avvocati per riuscire a condannare i medici che abbiano partecipato alle esecuzioni.
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Jul 13, 2004 00:00