Riprendiamo di seguito il testo del video-messaggio di Papa Francesco per la chiusura del 51° Congresso Eucaristico Mondiale a Cebu, Filippine.
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Cari fratelli e sorelle,
saluto tutti voi che siete riuniti a Cebu per il cinquantunesimo congresso eucaristico Internazionale. Ringrazio il cardinale Bo, che è il mio rappresentante in mezzo a voi, e rivolgo un particolare saluto al cardinale Vidal, all’arcivescovo Palma e ai vescovi, ai sacerdoti e ai fedeli a Cebu. Saluto anche il cardinale Tagle e tutti i cattolici nelle Filippine. Sono particolarmente felice che questo congresso abbia riunito tante persone del vasto continente asiatico e di tutto il mondo.
Ho visitato le Filippine appena un anno fa, poco dopo il tifone Yolanda. Ho potuto constatare di persona la fede profonda e la capacità di ripresa della popolazione. Sotto la protezione del Santo Niño, il popolo filippino ha ricevuto il Vangelo di Gesù Cristo circa cinquecento anni fa. Da allora, ha sempre dato al mondo un esempio di fedeltà e di profonda devozione al Signore e alla sua Chiesa. È stato anche un popolo di missionari, diffondendo la luce del Vangelo in Asia e fino ai confini della terra.
Il tema del congresso eucaristico – Cristo in voi, nostra speranza di gloria – è molto opportuno. Ci ricorda che Gesù risorto è sempre vivo e presente nella sua Chiesa, soprattutto nell’eucaristia, il sacramento del suo corpo e del suo sangue. La presenza di Cristo in mezzo a noi non è soltanto una consolazione, ma anche una promessa e un invito. È una promessa che un giorno la gioia e la pace eterne ci apparterranno nella pienezza del suo regno. Ma è anche un invito a uscire, come missionari, per portare il messaggio della tenerezza del Padre, del suo perdono e della sua misericordia a ogni uomo, donna e bambino.
Quanto ha bisogno di questo messaggio il nostro mondo! Se pensiamo a tutti i conflitti, le ingiustizie, le crisi umanitarie urgenti che segnano il nostro tempo, ci rendiamo conto di quanto sia importante per ogni cristiano essere un vero discepolo missionario, portando la buona novella dell’amore redentore di Cristo a un mondo tanto bisognoso di riconciliazione, giustizia e pace.
È quindi opportuno che questo congresso sia stato celebrato nell’Anno della misericordia, nel quale l’intera Chiesa è invitata a concentrarsi sul cuore del Vangelo: la misericordia. Siamo chiamati a portare il balsamo dell’amore misericordioso di Dio all’intera famiglia umana, fasciando ferite, portando speranza laddove la disperazione tanto spesso sembra avere il sopravvento.
Mentre ora, al termine di questo congresso eucaristico, vi preparate a “uscire”, ci sono due gesti di Gesù nell’ultima cena sui quali vi chiedo di riflettere. Entrambi hanno a che fare con la dimensione missionaria dell’eucaristia. Si tratta della convivialità e della lavanda dei piedi.
Sappiamo quanto fosse importante per Gesù condividere i pasti con i suoi discepoli, ma anche, e specialmente, con i peccatori e gli emarginati. Sedendo a tavola, Gesù poteva ascoltare gli altri, sentire le loro storie, apprezzarne le speranze e le aspirazioni e parlare loro dell’amore del Padre. A ogni eucaristia, la mensa della cena del Signore, dobbiamo essere ispirati a seguire il suo esempio, andando incontro agli altri, in spirito di rispetto e apertura, per condividere con loro il dono che noi stessi abbiamo ricevuto.
In Asia, dove la Chiesa è impegnata in un rispettoso dialogo con i seguaci di altre religioni, questa testimonianza profetica molto spesso avviene, come sappiamo, attraverso il dialogo di vita. La testimonianza di vite trasformate dall’amore di Dio è per noi il modo migliore di proclamare la promessa del regno di riconciliazione, giustizia e unità per la famiglia umana. Il nostro esempio può aprire i cuori alla grazia dello Spirito santo, che li conduce a Cristo il salvatore.
L’altra immagine che ci offre il Signore nell’ultima cena è la lavanda dei piedi. La sera prima della sua passione, Gesù ha lavato i piedi ai discepoli in segno di umile servizio, dell’amore incondizionato con cui ha dato la sua vita sulla croce per la salvezza del mondo. L’eucaristia è una scuola di servizio umile. Ci insegna a essere pronti a esserci per gli altri. Anche questo è al centro del discepolato missionario.
Penso qui alle conseguenze del tifone. Ha portato un’immensa devastazione nelle Filippine, ma ha suscitato anche un’immensa effusione di solidarietà, generosità e bontà. Le persone si sono messe a ricostruire non soltanto le case, ma anche le vite. L’eucaristia ci parla di questa forza che scaturisce dalla croce e che porta continuamente nuova vita. Cambia i cuori. Ci permette di essere premurosi, di proteggere chi è povero e vulnerabile e di essere sensibili al grido dei nostri fratelli e le nostre sorelle nel bisogno. Ci insegna ad agire con integrità e a rifiutare l’ingiustizia e la corruzione che avvelenano le radici della società.
Cari amici, possa questo congresso eucaristico rafforzarvi nel vostro amore verso Cristo presente nell’eucaristia. Possa rendervi capaci, come discepoli missionari, di portare questa grande esperienza di comunione ecclesiale e impegno missionario alle vostre famiglie, parrocchie e comunità e alle vostre Chiese locali. Possa essere fermento di riconciliazione e di pace per il mondo intero.
Ora, al termine del congresso, sono lieto di annunciare che il prossimo congresso eucaristico internazionale si svolgerà nel 2020 a Budapest, in Ungheria. Chiedo a tutti voi di unirvi a me nel pregare per la sua fecondità spirituale e per l’effusione dello Spirito santo su tutti coloro che sono impegnati nei preparativi. Mentre ritornate alle vostre case rinnovati nella fede, imparto volentieri la mia benedizione apostolica a voi e alle vostre famiglie, come pegno di gioia e di pace duratura nel Signore.
Vi benedica Dio: Padre, Figlio e Spirito Santo.
(L’Osservatore Romano)
© Copyright – Libreria Editrice Vaticana
saluto tutti voi che siete riuniti a Cebu per il cinquantunesimo congresso eucaristico Internazionale. Ringrazio il cardinale Bo, che è il mio rappresentante in mezzo a voi, e rivolgo un particolare saluto al cardinale Vidal, all’arcivescovo Palma e ai vescovi, ai sacerdoti e ai fedeli a Cebu. Saluto anche il cardinale Tagle e tutti i cattolici nelle Filippine. Sono particolarmente felice che questo congresso abbia riunito tante persone del vasto continente asiatico e di tutto il mondo.
Ho visitato le Filippine appena un anno fa, poco dopo il tifone Yolanda. Ho potuto constatare di persona la fede profonda e la capacità di ripresa della popolazione. Sotto la protezione del Santo Niño, il popolo filippino ha ricevuto il Vangelo di Gesù Cristo circa cinquecento anni fa. Da allora, ha sempre dato al mondo un esempio di fedeltà e di profonda devozione al Signore e alla sua Chiesa. È stato anche un popolo di missionari, diffondendo la luce del Vangelo in Asia e fino ai confini della terra.
Il tema del congresso eucaristico – Cristo in voi, nostra speranza di gloria – è molto opportuno. Ci ricorda che Gesù risorto è sempre vivo e presente nella sua Chiesa, soprattutto nell’eucaristia, il sacramento del suo corpo e del suo sangue. La presenza di Cristo in mezzo a noi non è soltanto una consolazione, ma anche una promessa e un invito. È una promessa che un giorno la gioia e la pace eterne ci apparterranno nella pienezza del suo regno. Ma è anche un invito a uscire, come missionari, per portare il messaggio della tenerezza del Padre, del suo perdono e della sua misericordia a ogni uomo, donna e bambino.
Quanto ha bisogno di questo messaggio il nostro mondo! Se pensiamo a tutti i conflitti, le ingiustizie, le crisi umanitarie urgenti che segnano il nostro tempo, ci rendiamo conto di quanto sia importante per ogni cristiano essere un vero discepolo missionario, portando la buona novella dell’amore redentore di Cristo a un mondo tanto bisognoso di riconciliazione, giustizia e pace.
È quindi opportuno che questo congresso sia stato celebrato nell’Anno della misericordia, nel quale l’intera Chiesa è invitata a concentrarsi sul cuore del Vangelo: la misericordia. Siamo chiamati a portare il balsamo dell’amore misericordioso di Dio all’intera famiglia umana, fasciando ferite, portando speranza laddove la disperazione tanto spesso sembra avere il sopravvento.
Mentre ora, al termine di questo congresso eucaristico, vi preparate a “uscire”, ci sono due gesti di Gesù nell’ultima cena sui quali vi chiedo di riflettere. Entrambi hanno a che fare con la dimensione missionaria dell’eucaristia. Si tratta della convivialità e della lavanda dei piedi.
Sappiamo quanto fosse importante per Gesù condividere i pasti con i suoi discepoli, ma anche, e specialmente, con i peccatori e gli emarginati. Sedendo a tavola, Gesù poteva ascoltare gli altri, sentire le loro storie, apprezzarne le speranze e le aspirazioni e parlare loro dell’amore del Padre. A ogni eucaristia, la mensa della cena del Signore, dobbiamo essere ispirati a seguire il suo esempio, andando incontro agli altri, in spirito di rispetto e apertura, per condividere con loro il dono che noi stessi abbiamo ricevuto.
In Asia, dove la Chiesa è impegnata in un rispettoso dialogo con i seguaci di altre religioni, questa testimonianza profetica molto spesso avviene, come sappiamo, attraverso il dialogo di vita. La testimonianza di vite trasformate dall’amore di Dio è per noi il modo migliore di proclamare la promessa del regno di riconciliazione, giustizia e unità per la famiglia umana. Il nostro esempio può aprire i cuori alla grazia dello Spirito santo, che li conduce a Cristo il salvatore.
L’altra immagine che ci offre il Signore nell’ultima cena è la lavanda dei piedi. La sera prima della sua passione, Gesù ha lavato i piedi ai discepoli in segno di umile servizio, dell’amore incondizionato con cui ha dato la sua vita sulla croce per la salvezza del mondo. L’eucaristia è una scuola di servizio umile. Ci insegna a essere pronti a esserci per gli altri. Anche questo è al centro del discepolato missionario.
Penso qui alle conseguenze del tifone. Ha portato un’immensa devastazione nelle Filippine, ma ha suscitato anche un’immensa effusione di solidarietà, generosità e bontà. Le persone si sono messe a ricostruire non soltanto le case, ma anche le vite. L’eucaristia ci parla di questa forza che scaturisce dalla croce e che porta continuamente nuova vita. Cambia i cuori. Ci permette di essere premurosi, di proteggere chi è povero e vulnerabile e di essere sensibili al grido dei nostri fratelli e le nostre sorelle nel bisogno. Ci insegna ad agire con integrità e a rifiutare l’ingiustizia e la corruzione che avvelenano le radici della società.
Cari amici, possa questo congresso eucaristico rafforzarvi nel vostro amore verso Cristo presente nell’eucaristia. Possa rendervi capaci, come discepoli missionari, di portare questa grande esperienza di comunione ecclesiale e impegno missionario alle vostre famiglie, parrocchie e comunità e alle vostre Chiese locali. Possa essere fermento di riconciliazione e di pace per il mondo intero.
Ora, al termine del congresso, sono lieto di annunciare che il prossimo congresso eucaristico internazionale si svolgerà nel 2020 a Budapest, in Ungheria. Chiedo a tutti voi di unirvi a me nel pregare per la sua fecondità spirituale e per l’effusione dello Spirito santo su tutti coloro che sono impegnati nei preparativi. Mentre ritornate alle vostre case rinnovati nella fede, imparto volentieri la mia benedizione apostolica a voi e alle vostre famiglie, come pegno di gioia e di pace duratura nel Signore.
Vi benedica Dio: Padre, Figlio e Spirito Santo.
(L’Osservatore Romano)
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