Attentato Monaco 22/7/2016 (Twitter)

Terrore a Monaco: nove morti

Sparatoria in un centro commerciale: l’attentatore è un diciottenne tedesco-iraniano, che poi si è tolto la vita

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Ha fatto irruzione intorno alle sei del pomeriggio in un centro commerciale nel quartiere di Moosach, nel capoluogo bavarese. Sparando all’impazzata sulla clientela di un fast food, un uomo coperto in volto è poi fuggito in direzione della metro e si è suicidato. Si è così consumato il primo vero attentato terroristico in Germania, dall’avvento del jihadismo. La matrice, però, potrebbe non essere islamica.
Appena tre giorni fa, sempre in Baviera, un diciassettenne afgano aveva seminato il panico a bordo di un treno: armato di ascia aveva ferito alcuni passeggeri, prima di essere freddato dalle forze dell’ordine.
Il bilancio di Monaco è stato però enormemente più pesante. Nella tarda serata il bilancio era di almeno nove morti e ventuno feriti, di cui tre in pericolo di vita.
L’attentato è avvenuto nei pressi del Villaggio Olimpico, costruito in occasione dei Giochi del 1972: per un tragico destino, lo stesso luogo dove, proprio durante quelle Olimpiadi, furono assassinati sei atleti israeliani da parte del commando terrorista palestinese “Settembre nero”.
Com’è sua consuetudine, la polizia tedesca ha esitato molto prima di fornire i numeri della strage. Soltanto due ore dopo i primi spari, le forze dell’ordine hanno parlato chiaramente di una “grave situazione terroristica”, senza però specificare alcuna matrice islamica.
Dichiarato lo stato di emergenza, le autorità hanno provveduto ad evacuare ed isolare completamente la zona del centro commerciale, ordinando alla popolazione di non uscire per strada, oltre a non diffondere immagini del tragico episodio per non favorire i terroristi.
Nel frattempo sono state chiuse la metropolitana, la stazione ferroviaria e l’autostrada a Nord ed intensificati i controlli alle frontiere con Austria e Repubblica Ceca. Molte le persone di passaggio, impossibilitate a lasciare Monaco, hanno pernottato nei vagoni messi a disposizione delle ferrovie tedesche. Anche chiese, moschee e famiglie hanno aperto le loro porte ai non residenti.
Una sola persona è stata vista sparare ma per ore la polizia è stata sulle tracce di tre uomini. La notizia di una seconda sparatoria nella centrale Karlplatz è stata quasi subito smentita. Secondo il sito del quotidiano Bild, uno degli attentatori si sarebbe suicidato ma la notizia non ha avuto conferma. Alcuni testimoni riferiscono che il killer avrebbe gridato: “sono tedesco”, proferendo poi insulti verso gli immigrati. Una donna avrebbe invece raccontato che l’attentatore gridava: “Allah akhbar” e sparava sui bambini.
Soltanto nel cuore della notte, dopo il suo suicidio, è stata resa nota l’identità dell’attentatore: si tratta di un diciottenne incensurato, residente con i genitori alla periferia di Monaco, con doppia cittadinanza tedesca ed iraniana. I vicini di casa l’hanno descritto come “un tipo tranquillo”. La pista seguita dalla polizia è quella del terrorismo islamico ma l’omicida-suicida, affermano le autorità, potrebbe anche aver agito per emulazione della strage di Utoya, in Norvegia, di cui peraltro ieri ricorreva il quinto anniversario (22 luglio 2011).
Unanime il cordoglio dei leader politici internazionali. Il presidente del Consiglio italiano, Matteo Renzi, il presidente francese, François Hollande e il presidente americano, Barack Obama, hanno espresso vicinanza alla cancelliera tedesca, Angela Merkel.
“Profondamente scioccato e rattristato per la sparatoria di Monaco – ha scritto in un telegramma il ministro degli Esteri britannico, Boris Johnson -. I miei pensieri vanno alle vittime e a tutta la Germania”.
Il presidente tedesco, Joachim Gauck si è detto “profondamente inorridito” dall'”attacco omicida”. “Dobbiamo essere tutti uniti e dare il massimo appoggio a chi protegge e salva le vite”, ha aggiunto.
Parole di condanna sono giunte anche dal portavoce del ministro degli Esteri iraniano, Qassemi: “Uccidere persone innocenti e senza difese è una vergogna nella storia dell’umanità”. Teheran, dunque, conferma la sua linea antijihadista: “La lotta contro il terrorismo, in qualsiasi forma e ovunque, dovrebbe essere vista come una richiesta seria ed urgente della comunità internazionale, e dovrebbe essere una costante per tutti i Paesi”. [L.M.]

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ZENIT Staff

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