Santa Marta, 13 ottobre 2017 / © PHOTO.VA - OSSERVATORE ROMANO

Santa Marta: attenti ai demoni, perché entrano “in sordina”

Riflessione di papa Francesco di venerdì 13 ottobre 2017

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Cosa ci salva dai demoni, che entrano zitti zitti, “in sordina”, nella nostra vita? Essere vigilanti e fare opere di carità. Lo ha suggerito venerdì 13 ottobre 2017 papa Francesco nella consueta Messa mattutina nella “Domus Sanctae Marthae”.

Nella sua riflessione, riportata dal programma italiano di Radio Vaticana, il Pontefice si è soffermato su una frase di Gesù, che nel capitolo 11 del Vangelo di Luca dice: “Se io scaccio i demoni con il dito di Dio, allora è giunto a voi il regno di Dio” (11,20).

Francesco ha raccomandato i battezzati ad “essere vigilanti”, ad essere sempre “in veglia”, proprio come una “sentinella”, per poter affrontare e scacciare i demoni che entrano “in sordina” e “incominciano a fare parte della vita”, “con le loro idee e le loro ispirazioni”.

“Entrano nella vita dell’uomo, entrano nel suo cuore e da dentro incominciano a cambiare quell’uomo, ma tranquillamente, senza fare chiasso”, ha spiegato il Santo Padre.

Si tratta, ha osservato, di “una possessione diabolica un po’ ‘da salotto’”, nel senso che il diavolo entra zitto zitto nella nostra vita “per cambiare i criteri, per portarci alla mondanità”.

Il diavolo, il grande incantatore, “si mimetizza nel nostro modo di agire, e noi difficilmente ce ne accorgiamo”. In questo modo, senza accorgersene, questo uomo “diventa un uomo cattivo, un uomo oppresso dalla mondanità”, perché proprio quello che il diavolo vuole: “la mondanità”.

Essa, ha proseguito Francesco, è “un passo avanti nella ‘possessione’ del demonio”. Infatti, entrando “così soavemente, educatamente”, il demonio “prende possesso dei nostri atteggiamenti” e i nostri valori “vanno dal servizio di Dio alla mondanità”.

Il risultato finale sono “cristiani tiepidi, cristiani mondani”, con una “mescolanza” o “macedonia” tra “lo spirito del mondo e lo spirito di Dio”, che alla fine “allontana dal Signore”.

“Vigilare significa capire cosa passa nel mio cuore, significa fermarmi un po’ ed esaminare la mia vita”, ha riassunto il Pontefice, che quindi ha suggerito alcune domande a cui rispondere: “Sono cristiano? Educo più o meno bene i miei figli? La mia vita è cristiana o è mondana?”

Per fare questo esame di coscienza Jorge Bergoglio ha suggerito la stessa ricetta di san Paolo, cioè “guardare Cristo crocifisso”, perché la mondanità “si distrugge davanti alla croce del Signore”. “E questo è lo scopo del Crocifisso davanti a noi: non è un ornamento”, ha avvertito il Papa.

E, ha proseguito Francesco, c’è anche la preghiera. E poi farà bene farsi una frattura, ma non alle ossa”, ma “agli atteggiamenti comodi”, e questo attraverso “le opere di carità”, così ha suggerito.

Tutto questo, ha concluso il Papa, “rompe” il lavoro silenzioso e la falsa “armonia” che cerca di creare il grande seduttore, che è il diavolo.

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Paul De Maeyer

Schoten, Belgio (1958). Laurea in Storia antica / Baccalaureato in Filosofia / Baccalaureato in Storia e Letteratura di Bisanzio e delle Chiese Orientali.

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