E’ stato proclamato beato il 14 settembre 2013, in una celebrazione presieduta dal cardinale Angelo Amato alla quale presero parte circa 200mila persone che gridavano il suo nome. Per l’occasione Papa Francesco donò una campana e fissò il 16 marzo come festa liturgica del Beato.
La promulgazione del decreto “significa che verso la fine di febbraio o i primi giorni di marzo si terrà un Concistoro per decidere la festa e il luogo della cerimonia della canonizzazione del Beato Brochero”, spiega a ZENIT Silvia Correale, postulatrice della causa.
“E’ un giorno di grande allegria per tutta l’Argentina e la sua Chiesa – prosegue – perché viene riconosciuta ufficialmente una vita che già si sapeva fosse quella di un santo”. E il fatto che l’attestazione del miracolo sia avvenuta così rapidamente dalla beatificazione “mostra un disegno della provvidenza di Dio”.
Il team medico ha confermato la validità della cura e guarigione senza alcuna spiegazione scientifica di una bambina, Camila Brusotti,che era stata picchiata brutalmente dalla madre e dal patrigno al punto da provocarle un attacco di cuore e un ictus nell’emisfero destro del cervello, che rendeva impossibile il recupero della mobilità del corpo.
“E’ stata una grazia che il Signore ha permesso succedesse in una diocesi di una periferia dell’Argentina – racconta Correali – perché la preghiera fu innalzata a Dio da tutto il popolo, coinvolgendo parrocchie, villaggi, partirono catene di preghiere su internet e via dicendo. E il miracolo alla fine avvenne”.
La prognosi medica era quella che la bimba sarebbe rimasta in stato vegetativo; invece Camila ha pienamente recuperato le sue capacità, i medici le hanno detto che la sua riabilitazione ha raggiunto ottimi livelli, anche dal punto di vista cognitivo, tanto da permetterle di tornare a scuola.
In una lettera inviata al presidente della Conferenza Episcopale argentina, in occasione della cerimonia di beatificazione di padre José Gabriel. Papa Francesco scriveva: “Che il «Cura Brochero» sia finalmente tra i beati è una gioia e una benedizione molto grande per gli argentini e i devoti di questo pastore che odorava di pecora, che si fece povero tra i poveri, che lottò sempre per stare vicino a Dio e alla gente, che fece e continua a fare tanto bene come carezza di Dio al nostro popolo sofferente”.
“Mi piace – aggiungeva il Pontefice – immaginare oggi Brochero parroco sulla sua mula dalla frangetta bianca (malacara), mentre percorreva i lunghi sentieri aridi e desolati dei 200 chilometri quadrati della sua parrocchia, cercando casa per casa i vostri bisnonni e trisnonni, per chiedere loro se avevano bisogno di qualcosa e per invitarli a fare gli esercizi spirituali di sant’Ignazio di Loyola. Conobbe ogni angolo della sua parrocchia. Non rimase in sacrestia a pettinare pecore”.
“Il Cura Brochero era una visita di Gesù stesso a ogni famiglia”, disse ancora il Papa, egli “incentrò la sua azione pastorale sulla preghiera” e sulla “attualità del Vangelo”. Cosa che fece di lui “un pioniere nell’uscire verso le periferie geografiche ed esistenziali per portare a tutti l’amore, la misericordia di Dio”.