Papa Francesco e Card. Sandri (centro), Pontificio Istituto Orientale (PIO), 12 ottobre 2017 - Foto © PHOTO.VA - OSSERVATORE ROMANO

PIO: messaggio del Papa al gran cancelliere Leonardo Sandri

Centenario della fondazione dell’istituto e della Congregazione per le Chiese orientali — Testo completo

Share this Entry

Riprendiamo di seguito il testo completo del messaggio di papa Francesco al gran cancelliere del Pontificio Istituto Orientale (PIO), il cardinale Leonardo Sandri, in occasione del primo centenario della fondazione dell’istituto e della Congregazione per le Chiese orientali, di cui il porporato argentino è il prefetto.
***
Al venerato Fratello
Cardinale LEONARDO SANDRI
Gran Cancelliere del
Pontificio Istituto Orientale

Nella ricorrenza del 100° anniversario di fondazione del Pontificio Istituto Orientale, pochi mesi dopo quella pure centenaria dell’istituzione della Congregazione per la Chiesa Orientale (cfr Benedetto XV, Motu Proprio Dei Providentis, 1 maggio 1917), mi è gradito rivolgere un cordiale saluto a Lei, venerato Fratello, e all’intera Comunità Accademica.
Anticipando di quasi mezzo secolo il Decreto Conciliare Orientalium Ecclesiarum, il mio venerato Predecessore volle attirare l’attenzione sulla straordinaria ricchezza delle Chiese orientali fondando, proprio qui a Roma il 15 ottobre 1917, il Pontificio Istituto Orientale. Pur in mezzo al burrascoso primo conflitto mondiale, il Pontefice seppe riservare alle Chiese d’Oriente una speciale attenzione.
Per tale fondazione, Benedetto XV si richiamò a quell’apertura all’Oriente iniziata nel Congresso eucaristico di Gerusalemme del 1893, con l’auspicio di creare un centro di studi, che avrebbe dovuto essere – come poi affermato nel documento fondativo – «una idonea sede di studi superiori sulle questioni orientali», destinata a formare «anche i sacerdoti Latini che vorranno esercitare il sacro ministero presso gli Orientali». Dall’inizio si voleva che «questo centro di studi [fosse] aperto anche agli Orientali, sia uniti, sia ai cosiddetti ortodossi», in maniera tale che «[procedesse] contemporaneamente, e in ugual misura, l’esposizione della dottrina cattolica e di quella ortodossa» (Benedetto XV, Motu Proprio Orientis catholici, 15 ottobre 1917: AAS 9 [1917], 532). Con quest’ultima precisazione, il fondatore collocava la nuova istituzione in un orizzonte che possiamo dire oggi eminentemente ecumenico.
Per risolvere i problemi iniziali dell’Istituto, Pio XI, accogliendo il suggerimento del primo preside, il beato Ildefonso Schuster, nel 1922 decise di affidarlo alla Compagnia di Gesù (Lett. Decessor Noster, 14 settembre 1922: AAS 14 [1922], 545-546), e successivamente assegnò all’Istituto, presso la Basilica di S. Maria Maggiore, una sede propria, che aprì i battenti il 14 novembre 1926.
Nel 1928, con l’Enciclica Rerum Orientalium sulla promozione degli studi orientali, il Papa invitava caldamente i vescovi a inviare studenti all’Istituto Orientale, così da garantire in ogni seminario la presenza di un docente in grado di trasmettere almeno alcuni elementi degli studi orientali (cfr AAS 20 [1928], 283-284). A tale Enciclica fece seguito, dopo meno di un mese, il Motu Proprio Quod maxime, con cui venivano consociati all’Università Gregoriana gli Istituti Biblico e Orientale (cfr AAS 20 [1928], 310). L’anno seguente, Pio XI procedeva alla fondazione, accanto all’Istituto Orientale, del Collegio Russicum, la cui direzione affidava parimenti alla Compagnia di Gesù (cfr Cost. ap. Quam curam, 15 agosto 1929: AAS 21 [1929], 577-581).
Da allora, la novità maggiore è stata, nel 1971, la fondazione della Facoltà di Diritto Canonico Orientale, fino ad oggi l’unica esistente (cfr Congr. per l’Educ. Catt., Decr. Canonicae Orientalium, 7 luglio 1971: AAS 63 [1971], 791-792), accanto a quella che si identificava con l’Istituto e che, da quel momento, prese a designarsi come Facoltà di Scienze Ecclesiastiche Orientali, articolata in tre sezioni: teologico-patristica, liturgica e storica.
Un’altra importante novità fu poi il trasferimento – avvenuto nel 1993 – del titolo di Gran Cancelliere dell’Istituto Orientale dal Prefetto della Congregazione per l’Educazione Cattolica al Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali. In tal modo, ferma restando la competenza propriamente accademica sull’Istituto esercitata dalla Congregazione per l’Educazione Cattolica, le due istituzioni “orientali”, nate peraltro nello stesso anno, erano chiamate a «promuovere una più stretta collaborazione e unità d’intenti» nel servizio dell’Oriente cristiano (Rescritto della Segreteria di Stato, 31 maggio 1993).
Lo sguardo alla storia ci conduce ad interrogarci circa la missio che dovrà compiere questo Istituto in futuro.
Se ai suoi inizi fu avvertita una certa conflittualità tra studio e pastorale, oggi dobbiamo riconoscere che tale antinomia non esiste. Non si tratta di dire «aut…aut», bensì «et…et». Invito pertanto i docenti a porre al primo posto dei loro impegni la ricerca scientifica, sull’esempio dei predecessori che si sono distinti nella produzione di contributi prestigiosi, di monografie erudite, di accurate edizioni delle fonti liturgiche, spirituali, archeologiche e canoniche, persino di audaci opere collettive, quali la pubblicazione degli Atti del Concilium Florentinum e l’edizione critica delle Anaphorae Syriacae. A tutti poi è noto il contributo che i docenti dell’Istituto hanno apportato, prima alla redazione dei Documenti conciliari Orientalium Ecclesiarum e Unitatis redintegratio (1964), e successivamente alla preparazione del Codex Canonum Ecclesiarum Orientalium (1990).
D’altra parte, i tempi in cui viviamo e le sfide che la guerra e l’odio portano alle radici stesse della pacifica convivenza nelle martoriate terre d’Oriente, vedono l’Istituto ancora una volta, proprio come cento anni fa, al centro di un crocevia provvidenziale.
Mantenendo intatta l’attenzione e l’applicazione alla ricerca tradizionale, invito tutti a offrire a quelle Chiese e all’intera comunità ecclesiale la capacità di ascolto della vita e di riflessione teologica per aiutare a sostenerne l’esistenza e il cammino. Molti degli studenti e dei professori avvertono questo momento importante della storia. Codesto Istituto, grazie alla ricerca, all’insegnamento e alla testimonianza, ha il compito di aiutare questi nostri fratelli e sorelle a rafforzare e consolidare la propria fede davanti alle tremende sfide che si trovano ad affrontare. E’ chiamato ad essere il luogo propizio per favorire la formazione di uomini e donne, seminaristi, sacerdoti e laici, in grado di rendere ragione della speranza che li anima e li sostiene (cfr 1 Pt 3,15) e capace di collaborare con la missione riconciliatrice di Cristo (cfr 2 Cor 5,18).
Esorto i docenti a mantenersi aperti a tutte le Chiese orientali, considerate non solo nella loro configurazione antica, ma anche nell’attuale diffusione e talvolta tormentata dispersione geografica. In rapporto poi alle venerande Chiese orientali, con le quali siamo tuttora in cammino verso la piena comunione e che proseguono autonomamente il loro cammino, il Pontificio Istituto Orientale ha una missione ecumenica da portare avanti, attraverso la cura delle relazioni fraterne, lo studio approfondito delle questioni che ancora sembrano dividerci e la fattiva collaborazione su temi di primaria importanza, nell’attesa che, quando il Signore vorrà e nella maniera che Egli solo conosce, «tutti siano una cosa sola» (Gv 17,21). A questo riguardo, la crescente presenza di studenti appartenenti alle Chiese orientali non cattoliche conferma la fiducia che esse ripongono nell’Istituto Orientale.
D’altra parte, compito dell’Istituto è anche far conoscere i tesori delle ricche tradizioni delle Chiese orientali al mondo occidentale, in modo che esse risultino comprensibili e possano essere assimilate.
Constatando che molti studenti dei vari collegi orientali di Roma frequentano Atenei nei quali ricevono una formazione non sempre pienamente consona alle loro tradizioni, invito a riflettere su ciò che si potrebbe fare per colmare tale lacuna.
Con il crollo dei regimi totalitari e delle varie dittature, che in alcuni paesi ha purtroppo creato condizioni favorevoli al dilagare del terrorismo internazionale, i cristiani delle Chiese orientali stanno sperimentando il dramma delle persecuzioni e una diaspora sempre più preoccupante. Su queste situazioni nessuno può chiudere gli occhi. Come porzione di «Chiesa in uscita» (cfr Esort. ap. Evangelii gaudium, 20-24), l’Istituto Orientale è chiamato a porsi in ascolto orante, per recepire che cosa il Signore vuole in questo preciso momento e, in coerenza con il magis ignaziano, ricercare nuove vie da percorrere. Si tratterà, ad esempio, di stimolare i futuri pastori a infondere nei loro fedeli orientali, dovunque si trovino, un amore profondo per le loro tradizioni e il loro rito di appartenenza; e, in pari tempo, di sensibilizzare i vescovi delle diocesi latine a farsi carico dei fedeli orientali geograficamente dislocati privi della gerarchia propria, assicurando ai singoli e alle famiglie un’adeguata assistenza spirituale e umana.
Alla Compagnia di Gesù rivolgo un caldo invito ad attuare, con gli accorgimenti oggi richiesti, quanto già nel 1928 Pio XI prescriveva circa il Consorzio Gregoriano, destinato a favorire, insieme a un notevole risparmio in uomini e mezzi, una maggiore unità di intenti. Accanto alla missio attuata, rispettivamente, dall’Università Gregoriana e dall’Istituto Biblico, esiste quella non meno importante dell’Istituto Orientale. Urge pertanto garantire a codesta istituzione un nucleo stabile di formatori Gesuiti, ai quali altri potranno lodevolmente affiancarsi. Ispirandosi alla pedagogia ignaziana e avvalendosi di un fecondo discernimento comunitario, i membri della comunità, tanto religiosa quanto accademica, sapranno trovare le forme più adatte per iniziare alla disciplina austera della ricerca e alle esigenze della pastorale quanti le Chiese vorranno loro affidare.
Nell’unirmi al rendimento di grazie a Dio per il lavoro compiuto in questi 100 anni, auspico che il Pontificio Istituto Orientale prosegua con rinnovato slancio la propria missione, studiando e diffondendo con amore e onestà intellettuale, con rigore scientifico e prospettiva pastorale le tradizioni delle Chiese orientali nella loro varietà liturgica, teologica, artistica e canonistica, rispondendo sempre meglio alle attese del mondo di oggi per creare un futuro di riconciliazione e pace. Con tali voti imparto di cuore a Lei, venerato Fratello, e all’intera comunità di codesto Istituto una speciale Benedizione Apostolica.
Dal Vaticano, 12 ottobre 2017

Francesco

© Copyright – Libreria Editrice Vaticana

Share this Entry

ZENIT Staff

Sostieni ZENIT

Se questo articolo ti è piaciuto puoi aiutare ZENIT a crescere con una donazione