Don Mauro Milani (a dx) e un suo confratello durante una cerimonia nella parrocchia di Safa

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Papa: “La missione è servizio, non proselitismo, né smania di potere”

Nel messaggio per la della 54° Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni, Francesco ricorda: “L’amore di Dio non è una consolazione privata, siamo chiamati a testimoniarlo”

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La dimensione missionaria della chiamata cristiana è al centro della riflessione di papa Francesco nel suo messaggio in vista della 54° Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni. L’evento si celebra il 7 maggio 2017, IV domenica di Pasqua, sul tema Sospinti dallo Spirito per la missione.
“Chi si è lasciato attrarre dalla voce di Dio e si è messo alla sequela di Gesù scopre ben presto, dentro di sé, l’insopprimibile desiderio di portare la Buona Notizia ai fratelli, attraverso l’evangelizzazione e il servizio nella carità”, scrive il Santo Padre nel messaggio.
Nessun cristiano, infatti, “riceve il dono dell’amore di Dio per una consolazione privata”, né “è chiamato a portare sé stesso” o a “curare gli interessi di un’azienda”: ogni discepolo è “semplicemente toccato e trasformato dalla gioia di sentirsi amato da Dio e non può trattenere questa esperienza solo per sé”, ha aggiunto il Pontefice, che afferma: “Tutti i cristiani sono costituiti missionari del Vangelo!”.
L’impegno missionario, dunque, non un “ornamento” o qualcosa che “si va ad aggiungere alla vita cristiana” ma è “situato nel cuore della fede stessa”, in quanto “la relazione con il Signore implica l’essere mandati nel mondo come profeti della sua parola e testimoni del suo amore”, ha sottolineato il Papa.
Anche nelle “fragilità”, ha aggiunto, “dobbiamo alzare il capo verso Dio, senza farci schiacciare dal senso di inadeguatezza o cedere al pessimismo, che ci rende passivi spettatori di una vita stanca e abitudinaria”. Così Dio verrà a “purificare le nostre ‘labbra impure’, rendendoci idonei per la missione”.
In particolare il consacrato è chiamato ad essere un “cristoforo”, uno che “porta Cristo” ai fratelli; stesso discorso vale per i sacerdoti, quando rispondono: “eccomi, Signore, manda me!”. Rinnovando l’“entusiasmo missionario”, i cristiani sono “chiamati ad uscire dai sacri recinti del tempio, per permettere alla tenerezza di Dio di straripare a favore degli uomini. La Chiesa – ha proseguito Francesco – ha bisogno di sacerdoti così: fiduciosi e sereni per aver scoperto il vero tesoro, ansiosi di andare a farlo conoscere con gioia a tutti!”.
Al tempo stesso, la missione cristiana, implica una serie di domande: “Che cosa significa essere missionario del Vangelo? Chi ci dona la forza e il coraggio dell’annuncio? Qual è la logica evangelica a cui si ispira la missione?”. La risposta a tali interrogativi è stata indicata dal Santo Padre in altrettante “scene evangeliche”: l’inizio della missione di Gesù nella sinagoga di Nazareth (cfr Lc 4,16-30); il cammino che Egli fa da Risorto accanto ai discepoli di Emmaus (cfr Lc 24,13-35); e infine la parabola del seme (cfr Mc 4,26-27).
La prima delle “scene” vede Gesù “unto dallo Spirito e mandato”: ciò richiama a nostra missione: “essere unti dallo Spirito e andare verso i fratelli ad annunciare la Parola, diventando per essi uno strumento di salvezza”.
Nella seconda “scena”, Gesù “si affianca al nostro cammino”: di fronte alle “domande che emergono dal cuore dell’uomo e alle sfide che si levano dalla realtà”, ha rilevato il Pontefice, è normale “provare una sensazione di smarrimento e avvertire un deficit di energie e di speranza”, avvertendo “il rischio che la missione cristiana appaia come una mera utopia irrealizzabile o, comunque, una realtà che supera le nostre forze”. Un rischio che si evita contemplando “Gesù Risorto, che cammina accanto ai discepoli di Emmaus (cfr Lc 24,13-15)”, che portavano “nel cuore una speranza infranta e un sogno che non si è realizzato”. Evitando di giudicarli, Gesù “percorre la loro stessa strada e, invece di innalzare un muro, apre una nuova breccia” e “trasforma il loro scoraggiamento, fa ardere il loro cuore e apre i loro occhi, annunciando la Parola e spezzando il Pane”.
Nella terza “scena”, Gesù “fa germogliare il seme”: ciò è possibile se non si indulge “a una certa smania di potere, al proselitismo o al fanatismo intollerante”, rifiutando “l’idolatria del successo e della potenza, la preoccupazione eccessiva per le strutture, e una certa ansia che risponde più a uno spirito di conquista che a quello del servizio”. La nostra “prima fiducia” è quindi in Dio che “supera le nostre aspettative e ci sorprende con la sua generosità, facendo germogliare i frutti del nostro lavoro oltre i calcoli dell’efficienza umana”.
Ricordando che “non potrà mai esserci né pastorale vocazionale, né missione cristiana senza la preghiera assidua e contemplativa”, papa Francesco ha quindi esortato a “implorare dall’alto nuove vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata”.
Ancora oggi è possibile “ritrovare l’ardore dell’annuncio e proporre, soprattutto ai giovani, la sequela di Cristo. Dinanzi alla diffusa sensazione di una fede stanca o ridotta a meri “doveri da compiere”, i nostri giovani hanno il desiderio di scoprire il fascino sempre attuale della figura di Gesù, di lasciarsi interrogare e provocare dalle sue parole e dai suoi gesti e, infine, di sognare, grazie a Lui, una vita pienamente umana, lieta di spendersi nell’amore”, ha poi concluso Bergoglio.

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Luca Marcolivio

Roma, Italia Laurea in Scienze Politiche. Diploma di Specializzazione in Giornalismo. La Provincia Pavese. Radiocor - Il Sole 24 Ore. Il Giornale di Ostia. Ostia Oggi. Ostia Città (direttore). Eur Oggi. Messa e Meditazione. Sacerdos. Destra Italiana. Corrispondenza Romana. Radici Cristiane. Agenzia Sanitaria Italiana. L'Ottimista (direttore). Santini da Collezione (Hachette). I Santini della Madonna di Lourdes (McKay). Contro Garibaldi. Quello che a scuola non vi hanno raccontato (Vallecchi).

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