ZENIT - RR

Ozonoterapia: un toccasana anche per gli sportivi

Il prof. Luigi Valdenassi vanta più di 30mila pazienti trattati con successo

Print Friendly, PDF & Email
Share this Entry

Zenit ha incontrato il prof. Luigi Valdenassi, docente al Master di ozonoterapia presso l’Università di Pavia, specializzato in medicina termale, tossicologia, farmacodinamica e farmacocinetica, con un dottorato in medica interna, da 25 anni esperto di ozonoterapia, con più di 30mila pazienti trattati con successo.
Principalmente, applica l’O2 O3 per tutte le patologie muscolo scheletriche. “Ho pazienti con problemi musco scheletrici, da quelli meramente traumatici dello sportivo – precisa il docente – a quelli riguardanti specificatamente gli anziani: patologie cervicali, dorsali, lombari, delle ginocchia, artrosi e anche delle piccole articolazioni, come il tunnel carpale e le spine calcaneari. In sintesi, applico il metodo per tutto quello che riguarda l’apparato muscolo scheletrico, secondo l’ottica della medicina conservativa e non chirurgica”.
Valdenassi è noto, appunto, come medico sportivo di squadre di calcio di serie A e della nazionale italiana di atletica. “Sono stato in passato consulente medico della Sampdoria, ancora tratto calciatori di entrambe le squadre genovesi”. Il professore, che appunto si divide tra ambulatorio e la cattedra all’Università di Pavia, ci spiega in che modo pratica maggiormente l’ozono.
“Soprattutto per via locale – spiega – attraverso l’infiltrazione intramuscolare, sottocutanea e intramuscolare, per quanto riguarda le disfunzioni muscolo scheletriche e per gli sportivi, ai quali è vietata la via sistemica, considerata doping. Le patologie che interessano di più gli atleti sono quelle del ginocchio: le meniscopatie e le entesopatie (un’infiammazione osteotendinea che è l’inserzione di un tendine). E gli sfilacciamenti tendinei, che alla spalla affliggono i lanciatori, al tricipite surale i corridori e i ciclisti”.
Chiediamo inoltre di chiarirci cosa si intende per somministrazione sistemica di ozono e in quali casi è consigliabile. “Per via sistemica si intende l’utilizzo della grande autoemoinfusione (Gae) –  eseguita prelevando sangue venoso convogliato in un apposito contenitore certificato, ozonizzato e successivamente reinfuso nel paziente – e della piccola auto emo infusione: un prelievo di una piccola quantità di sangue trattato con ozono e reiniettato per via intramuscolare. La Gae si predilige in patologie sistemiche, dove c’è carenza di circolo: broncopatie cronico ostruttive, patologie periferiche, circolatorie, neurovegetative quali il Parkinson e Alzheimer, la demenza senile e la maculopatia degenerativa. Succedanea alla Gae è considerata l’insufflazione rettale, che si utilizza nei casi in cui le condizioni vascolari non sono ideali. La piccola auto emo si preferisce nei casi di allergie, infezioni batteriche e malattie virali, tra cui l’herpes zoster e simplex.
L’ozonoterapia è nota per l’efficacia nella terapia del dolore, grazie alla sua capacità di correggere le ipossie, il prof. Luigi Valdenassi spiega il meccanismo. “Per quanto riguarda la terapia del dolore, l’ozono opera a livello anti nocicettivo: riducendo la concentrazione di citochine, i cosiddetti mediatori del dolore, facilitando il microcircolo e dunque irrorando meglio anche le zone infiammate e traumatizzate, dove c’è una cattiva microcircolazione locale o per un problema congestizio o arteriolare. Regolando questo meccanismo, l’ozono favorisce sia il movimento dei mediatori clinici e sia agisce sul sistema nervoso, per cui l’effetto finale è la percezione di una modulazione del dolore. Si riduce inoltre anche l’infiammazione, senza gli effetti collaterali dei farmaci antiinfiammatori e riuscendo ad arrivare, grazie alla via locale, dove essi non riescono. In sintesi, l’O3 interagisce coi mediatori dell’infiammazione – prostaglandine, leucotrieni bradichinine – con una doppia funzione regolatoria: antidolorifica e antiinfiammatoria, incrementando la risposta sistemica naturale”.
È proprio il caso di dire: “Ciò che non può il farmaco e l’ossigeno, può l’ozono, citando il prof. Payer, pioniere dell’ozonoterapia. Fondamentale è la soddisfazione del paziente, che nel 90% dei casi riesce ad evitare interventi chirurgici e notare miglioramenti sin dall’inizio e del medico, grazie alla sua capacità di somministrare l’ozono adeguatamente secondo i protocolli certificati SIOOT.

Print Friendly, PDF & Email
Share this Entry

Rita Ricci

Sostieni ZENIT

Se questo articolo ti è piaciuto puoi aiutare ZENIT a crescere con una donazione