I piccoli si lasciano portare

La fortezza di Dio trova la sua dimora nella debolezza dell’uomo

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Un giorno durante un’escursione in montagna arrivai a quota 2.500.
Stanco e sudato, sedetti per riposare e ammirare il panorama. Ma ciò che subito attirò la mia attenzione, suscitando gran meraviglia, più che il panorama, fu il vedere a pochi passi da me un bimbo di due o tre anni che, tranquillo e beato, raccoglieva i fiori del prato. Lo guardai incuriosito, quasi incredulo: un bambino così piccolo, a 2.500 metri!… e senza alcun segno di stanchezza!… Come poteva es­serci arrivato?
Ma ecco la risposta: vedo poco più in là una giova­ne signora, la mamma. Le faccio i complimenti per il suo bambino, un così bravo scalatore, capace di arrivare tanto in alto e… chissà con quanta fatica!
La signora mi spiega che la più grande fatica, la vera impresa del suo bambino è stata quella di lasciarsi portare dalla mamma. Varie volte ‑ mi confida ‑ aveva cercato di portarlo fin lassù, ma non le era mai riuscito perché il piccolo, capriccioso, voleva cammi­nare da solo, e, fatti pochi passi, si fermava per mancanza di forze.
Ma oggi è stato molto bravo perché si è lasciato portare… ha fatto la più grande impresa che possa fare un bambino.
Farsi portare per un bambino non è passività, è l’unico comportamento che gli consente di fare ciò che fa la mamma. Il bambino che si fida della mamma, che crede all’amore, tanto fa quan­to lascia fare, e dal canto suo la mamma tanto può fare per il suo pic­colo quanto lui la lascia fare. “Ha fatto in me grandi cose Colui che è potente… Ha deposto i potenti e ha innalzato gli umili”. “Tutto posso in Colui che mi dà forza.”
La fiducia dell’uomo in Dio rende l’uomo onnipotente; la sfiducia dell’uomo rende Dio impotente.
La fortezza di Dio trova la sua dimora nella debolezza dell’uomo.
“Senza di me non potete far nulla.” “Mi glorio della mia debolezza, affinché dimori in me la potenza di Cristo”. “Se non diventerete co­me bambini, non entrerete nel regno dei cieli”.
Ciao da p. Andrea
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Andrea Panont

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