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Farfalleggiare

Il nostro cuore è inquieto finché non riposa in Qualcuno

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Spesso devo parlare o chiarire certi concetti. Non trovo di meglio che mettermi a leggere ciò che mi accade attorno. Sembra che qualcuno legga il tuo desiderio e ti doni visibilmente la risposta.
Dalla finestra della mia stanza sono attirato da una scena che si svolge nel cortile sottostante dove giocano, sparsi e senza regola, bambini di diversa età. Sono sorvegliati dal alcuni adulti; probabilmente i genitori.
Vedo scorrazzare, con la sua piccola bici, su e giù per il campo, un bimbo di tre, quattro anni, che sgambettando a tutta birra desta ilarità e interesse in chi lo osserva. Fa pochi giri a perdifiato, quando gli attraversa la strada un pallone. Frena, scende, lascia la bici per terra e insegue il pallone, se ne impossessa, lo porta via e gioca da solo in un angolo del cortile. Dà alcune pedate al pallone, lo lancia di qua e di là rincorrendolo.
Ma ecco un piccione planare a pochi metri da lui. Il piccolo, incuriosito dalla nuova apparizione, lascia andare il pallone e corre dietro al nuovo “trastullo”, divertendosi immensamente al vederlo, per nulla intimorito, saltellare attraverso il campo. All’improvviso un rumore fa volar via il colombo.
Il bambino, rimasto solo, nel cortile, senza alcuna attrattiva, cerca ma non trova più la bici che nel frattempo la mamma aveva messo in disparte. Non vede più il pallone di cui il proprietario, andandosene, si era di nuovo impadronito; il colombo, volato via, non aveva più ritenuto opportuno atterrare. Il piccolo si guarda d’attorno e, desolato, corre piangendo dalla mamma che, per consolarlo, lo prende in braccio e lo porta a casa trainando la bici.
La scena mi fa ripensare a un amico che, nell’età matura, si era fatto adescare da tutta una serie di “paradisi”. Si era sposato, separato, risposato, farfalleggiando in continuazione senza ascoltare chi gli ricordava la massima: “Chi troppe donne insegue, non sposa nessuna e nessuna lo sposa”. Poi la passione per la moto ultimo grido: scorribande e follie per strade e autostrade. Poi la Ferrari: spese e incidenti a catena. Poi il capriccio della droga: bisogno di soldi e rapine… fino alla follia. Finché, un bel giorno, tutto vien meno: due poliziotti, arrestandolo, lo portano in carcere.
Arrestato.
Fermo in un cortile del carcere.
Ora d’aria a cielo aperto, una preghiera:
“Signore ci hai fatti per te; il nostro cuore è inquieto finché non riposa in te”.
Appena ha trovato in Chi riposare, ha smesso di farfalleggiare.
 

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Andrea Panont

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