Si può criticare, si può denigrare o anche insultare, ma non si può ignorare la folla oceanica che ha gremito oggi il Circo Massimo gridando “no” al ddl Cirinnà sulle unioni civili. L’antico circo romano, tra Palatino e Aventino, si è riempito da questa mattina di centinaia di migliaia persone. Un vero e proprio ‘Giubileo della famiglia’ che ha riunito donne e uomini, bambini e anziani, intere famiglie e gruppi di suore o religiosi, membri di CasaPound e omosessuali, africani e protestanti, giovani del Cammino Neocatecumenale (la presenza più massiccia) e politici. Lupi, Brunetta, Giovanardi, Quagliariello tra quelli avvistati.
“Posso dire che siamo un milione” ha gridato dal palco intorno alle 14.30 Massimo Gandolfini, voce e cuore del Comitato ‘Difendiamo i Nostri Figli’, organizzatore dell’evento, per poi aggiungere circa un’ora dopo con entusiasmo: “Le autorità mi hanno appena confermato che siamo due milioni! Avevamo la sensazione che saremmo stati tanti, ma siamo di più… Siamo venuti da tutte le regioni in Italia!”.
Sui numeri effettivi il dibattito è acceso e già c’è chi parla di una quota nettamente inferiore o addirittura di “bufala”. Al di là delle cifre, il colpo d’occhio dal grande palco su cui campeggiava la scritta “Family Day. In difesa della famiglia e dei bambini” (mentre sotto un chiaro messaggio al premier: “Vietato rottamare la famiglia”) lasciava, tuttavia, senza parole.
Soprattutto se si considera che l’idea della piazza è nata ‘dal basso’, da semplici cittadini che hanno fatto appello alla coscienza e al loro portafoglio, donando anche solo 2 euro per finanziare le diverse spese organizzative. “Non abbiamo nessun partito che ci appoggia, né una lobby che ci finanzia”, ha ribadito più volte Gandolfini.
Senza alcun sostegno, eppure, al Circo Massimo c’era una vallata umana che occupava il vasto prato andandosi a dispiegare anche su Via del Circo Massimo e Via dei Cerchi, con un flusso ininterrotto di gente che scendeva dal lato delle Terme di Caracalla e occupava i posti in fondo. “Mi dicono che ci sono ancora centinaia di persone nei pressi della Fao”, ha detto a un certo punto Gandolfini, chiedendo alla vigilanza di poterli far avvicinare al Circo Massimo ormai stracolmo.
Secondo le stime, circa mille pullman hanno viaggiato tra ieri e oggi, provenienti da tutta Italia. Gli striscioni ne dichiaravano la provenienza: dal Trentino alla Calabria, dalla Lombardia alla Sicilia, e la diocesi di Campobasso in prima fila capitanata dal vescovo Giancarlo Bregantini. In tanti tra i partecipanti hanno viaggiato anche 8 ore questa notte e si sono ritagliati un posticino sul prato sin dalle 7 di mattina, nonostante il cielo non proprio limpido.
Esagerati? Esaltati? No, “felici”. E “certi di aver fatto la cosa giusta”, come ci raccontano. Ovvero manifestare, con la loro presenza, contro un ddl che – come ha sottolineato Gandolfini – “non è accettabile dalla prima all’ultima parola”. “Non si tratta di mettere a posto qualcosina e cambiare 3 o 4 paroline, non si può fare un maquillage”, ha aggiunto, il testo “deve essere totalmente respinto. Si rende necessaria una operazione radicale”.
Parole che hanno suscitato lunghi applausi e cori da parte della gente che agitava intanto palloncini, bandiere rosa e blu, cartelli e striscioni. Alcuni curiosi come: “God made Adam and Eve. Not Adam and Steve”, per ribadire l’originale creazione di uomo e donna da parte di Dio. Poi altri ‘classici’, già visti nella manifestazione dello scorso 20 giugno in piazza San Giovanni in Laterano: “Voglio una mamma e un papà”; “Unioni civili cavallo di Troia”; “I figli non si comprano”; “Si affittano le case non gli uteri”; “Famiglia = dono di Dio”; “Ogni bambino ha diritto ad una madre e un padre”, “Svegliatevi voi l’unica famiglia siamo noi” e così via.
Il nome che ripercorre più spesso tra gli slogan è ovviamente quello della senatrice Monica Cirinnà, fautrice del disegno di legge che si voterà martedì, e non mancano alcuni messaggi al presidente del Consiglio, come l’enorme cartello tra le prime file “Renzi ci ricorderemo”.
Lo stesso Gandolfini – entusiasta e disponibile ad ogni assalto dei cronisti, incluso quello di una ‘Iena’ insidiosa come Enrico Lucci, ai quali ha risposto sempre con garbo – nel suo intervento, ha indirizzato un chiaro messaggio al premier e ai parlamentari. “Qui – ha detto – ci sono elettori di tutti i partiti. Guardate chi ci sta aiutando e chi vi oscura. I prossimi passaggi della legge li seguiremo minuto per minuto e vedremo chi ha ascoltato il messaggio di questa piazza e chi lo ha messo sotto i tacchi”.
Piazza – ha chiarito – che “non vuol fare la guerra a nessuno, non è contro nessuno: ci sono tante famiglie e ci sono credenti e non credenti… Non è contro le persone, ma contro le ideologie”. Come quella per cui un figlio puoi ordinarlo come se fosse una pizza, andando in cliniche specializzate che offrono i ‘menù’ per scegliere le donatrici degli ovociti: nordiche, latine, bionde, brune. Alcuni video, proiettati durante la manifestazione, mostravano questa terribile pratica.
“Le femministe dovrebbero vomitare all’idea che si possa comprare l’utero”, ha esclamato Gandolfini, evidenziando che “l’uomo e la donna formano il matrimonio, le altre sono alchimie”. “L’Italia è il faro che sta indicando la civilità all’Europa, perché è profondamente incivile programmare la nascita di un bambino orfano”.
“Alle elezioni – ha proseguito il neochirurgo -, anche a quelle amministrative, ricordiamoci chi si è messo con la famiglia e i bambini e chi si è dimenticato di questo diritto rendendo possibile l’abominevole pratica dell’utero in affitto”. Di qui l’appello alla coscienza dei politici, “se potranno esprimersi secondo coscienza”, sulla scia del monito di Giovanni Paolo II: “Un giorno delle vostre azioni dovrete rendere conto”.
Sul palco, si sono avvicendati poi per un breve saluto i vari membri del Comitato: Mario Adinofli, Simone Pillon, Gianfranco Amato, Paolo Floris, Filippo Savarese, Emmanuele Di Leo e la scrittrice Costanza Mirano (applaudita come una star). Hanno poi offerto la loro testimonianza anche ospiti stranieri, esponenti di movimenti pro-family, come Zelijka Karkic, presidente del comitato ‘Nel nome della Famiglia’, e Jennifer Lahl, leader americana della battaglia contro la maternità surrogata.
Non sono mancati anche alcuni intermezzi musicali: un pucciniano Nessun dorma intonato dal tenore Francesco Grollo al termine dell’evento, intorno alle 17, e un appassionato Mamma son tanto felice. Una frase che il popolo del Family Day spera di poter ripetere anche dopo martedì.