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Europa torna te stessa

Una riflessione su una Unione che sembra aver perso il coraggio, la fede e la speranza di sognare e far sognare  

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Studiosi, economisti, politici, cittadini sono alcuni degli attori principali che si interrogano sull’uscita del Regno Unito dall’Europa. C’è chi si sofferma sul senso del referendum; chi sull’utilizzo della democrazia partecipativa rispetto ad argomenti così importanti per l’intera comunità; chi resta a guardare sperando in futuro migliore; chi pensa che l’Europa non sia affar suo; chi avanza ipotesi per un riequilibrio dell’assetto europeo; chi ingrassa le fila degli euroscettici e chi invece, da europeista, vuole fare un balzo in avanti e continuare a credere in un’Europa più unita e diversa.
Poi c’è chi guarda con trepidazione alla tempesta insorta nei mercati e chi si aspetta maggiore fermezza dai vertici europei. Il problema dell’Europa viene anche attribuito alla mancanza di un governo europeo che prima comprenda e poi punti al bene della stessa. C’è chi si chiede se la formula Europa funzioni o bisognerebbe semplicemente ammettere che l’Unione europea non va.
E se è così, perché non va? Da qui dibattiti nei maggiori talk show, pagine e pagine di quotidiani, dai grandi titoloni, che dedicano ampio spazio a opinioni e riflessioni contrastanti tra loro. In questi giorni abbiamo anche ascoltato la voce di coloro che, dall’alto della posizione rivestita, hanno lanciato soluzioni e rimedi per salvare l’Europa.
Si è infatti riunito a Bruxelles il neo-direttorio per discutere sui tempi di formalizzazione della Brexit e Renzi ha dichiarato, tra le tante cose, che “è un tempo propizio per una nuova pagina dell’Ue”. In questo marasma, ogni giorno, siamo catapultati. In questo caos siamo costretti a vivere. Urge fare una riflessione, urge porsi un interrogativo: quale visione dell’uomo si possiede? Da quale visione si parte? È questo il punto debole dell’Europa.
Immaginiamo di trovarci innanzi a una statua dalla testa d’oro puro, il petto e le braccia d’argento, il ventre e le cosce di bronzo, le gambe di ferro e i piedi in parte di ferro e in parte di creta. La creta, che rende vulnerabile la statua, è l’uomo. Perché? L’uomo odierno manca, è un non uomo, è un uomo che nega la sua stessa verità e propone leggi distruttrici.
Riflettiamo! L’Unione potrà reggersi su un uomo che ogni giorno si distrugge? Potrà reggersi su un uomo che impone leggi distruttrici della verità dello stesso? Si pensi all’utero in affitto, al divorzio, all’eutanasia, all’abolizione del Crocifisso, alla cancellazione delle feste cristiane, all’omologazione di tutte le religioni, al gender e alla distruzione della stessa natura umana.
L’Europa, questa statua all’apparenza forte, vigorosa, maestosa, è fragile nelle sue fondamenta che ogni giorno si sgretolano sotto i colpi infausti di coloro che nella falsità la modellano, la “perfezionano”, a seconda dei pensieri del momento.
Proprio come nella favola di Fedro: “O quanta species, cerebrum non habet!”, la volpe ammirò l’armatura e disse: “l’apparenza è bella, le manca il cervello”.
Così l’Europa: in apparenza bella, stupenda, brillante ma sembra priva di anima, cervello, cuore… così scade in mancanza di umanità e di coraggio. A questo proposito in occasione della consegna del Premio Carlo Magno, Papa Francesco ha detto: “Europa torna te stessa” ed ha aggiunto: “sogno un nuovo umanesimo europeo, un costante cammino di umanizzazione, cui servono memoria, coraggio, sana e umana utopia”.

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Rosaria Giovannone

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