Ambone di San Valentino, Concattedrale di Bitonto

Ambone di San Valentino, Concattedrale di Bitonto - Flickr

Due amboni in una stessa chiesa?

Non vi è nulla nei documenti ufficiali che legittimi il doppio ambone nelle chiese, tuttavia è una caratteristica frequente

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Nella sua rubrica di liturgia, padre Edward McNamara LC, professore di Liturgia e Decano di Teologia presso l’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum di Roma, risponde oggi a una domanda inviata da un lettore negli Stati Uniti.
Di recente ho visto chiese con due amboni. In alcune di queste da uno viene letto il Vangelo e tutte le altre letture dall’altro. Ho provato a cercare dei documenti liturgici per sapere quali fossero le normative liturgiche circa l’uso di due amboni in una stessa chiesa. — G.O., Madras, contea di Jefferson, Oregon (USA)
Circa l’ambone l’Ordinamento Generale del Messale Romano (OGMR) dice quanto segue al n° 309:
“L’importanza della parola di Dio esige che vi sia nella chiesa un luogo adatto dal quale essa venga annunciata, e verso il quale, durante la Liturgia della Parola, spontaneamente si rivolga l’attenzione dei fedeli. Conviene che tale luogo generalmente sia un ambone fisso e non un semplice leggio mobile. L’ambone, secondo la struttura di ogni chiesa, deve essere disposto in modo tale che i ministri ordinati e i lettori possano essere comodamente visti e ascoltati dai fedeli. Dall’ambone si proclamano unicamente le letture, il salmo responsoriale e il preconio pasquale; ivi inoltre si possono proferire l’omelia e le intenzioni della preghiera universale o preghiera dei fedeli. La dignità dell’ambone esige che ad esso salga solo il ministro della Parola. È conveniente che il nuovo ambone sia benedetto, prima di esser destinato all’uso liturgico, secondo il rito descritto nel Rituale Romano.”
Il documento dei vescovi degli Stati Uniti Built of Living Stones si basa sulle indicazioni dell’OGMR, ma aggiunge anche alcuni dettagli:
“61. Il punto centrale dell’area in cui viene proclamata la parola di Dio durante la liturgia è l’ambone. Il design dell’ambone e la sua collocazione ben in vista riflettono la dignità e la nobiltà della parola salvifica, e dirige l’attenzione dei presenti sulla proclamazione della parola. Qui la comunità cristiana incontra il Signore vivente nella parola di Dio e si prepara per il ‘pane spezzato’ e la missione di vivere la parola che verrà proclamata. Un’ampia area intorno all’ambone è necessaria per permettere la processione dell’Evangeliario con il completo organico dei ministri che recano candele e incenso. L’Introduzione al Lezionario raccomanda che la progettazione dell’altare e dell’ambone tenga fede a “un’armoniosa ed intima relazione” l’uno verso l’altro per enfatizzare l’intima relazione che c’è tra la Parola e l’Eucarestia. Dal momento che molte persone svolgono il ministero della Parola, l’ambone deve essere accessibile a chiunque, inclusi coloro che presentano disabilità fisiche.”
“62. La nostra reverenza per la Parola di Dio si esprime non solo in un attento ascolto e un’attenta riflessione sulla Scrittura, ma anche nella maniera con cui maneggiamo l’Evangeliario. L’ambone può essere concepito non solo per la lettura e la predicazione, ma anche per l’ostensione dell’Evangeliario aperto o di una copia delle Scritture, prima o dopo la celebrazione liturgica.”
Di conseguenza, la legislazione attuale generalmente prevede un solo ambone. La parola “ambone” trae la sua origine da un termine greco (ambōn ἄμβων), che si riferisce a qualunque costruzione elevata concepita come mezzo che permetta, a chiunque legga o canti al fedele, di essere facilmente udibile.
Nelle chiese paleocristiane, quando l’ufficio del cantore era intimamente legato alla liturgia, l’ambone spesso consisteva in una doppia struttura eretta nel mezzo della navata, di fronte all’area del presbiterio occupata dal coro. L’ambone sulla destra era più alto e più elaborato, con scale su ambo i lati; veniva usato per la proclamazione del Vangelo o per la predicazione del vescovo. Anche il cero pasquale veniva posto qui. Quello a sinistra era più piccolo. Era diviso in due livelli; sul più basso stava il cantore del responsoriale graduale, sul più alto il lettore delle epistole.
Vari esempi di questo doppio ambone hanno continuato ad esistere dal V secolo sino ad oggi. A Roma si possono trovare a San Clemente, Santa Sabina e San Lorenzo fuori le Mura.
Per molte e varie ragioni – per esempio, il declino della predicazione durante la Messa, lo spostamento del coro più vicino al santuario, e quello dell’altare verso l’abside – questi amboni non vennero più costruiti o addirittura demoliti. Nel corso del tempo vennero parzialmente sostituiti dal pulpito, nonostante il pulpito fosse solitamente collocato più vicino al centro della navata e la sua funzione fosse primariamente quella della predicazione al di fuori della Messa.
Nella maggior parte delle Messe il sacerdote proclamava le letture dall’altare, spostando il messale dalla sinistra alla destra dell’altare in ricordo degli antichi amboni.
Dopo il Concilio Vaticano II, con la sua enfasi sull’importanza della Parola di Dio nella celebrazione, l’ambone divenne nuovamente un luogo importante all’interno del presbiterio.
Non vi è nulla nei documenti ufficiali che legittimi il ripristino del doppio ambone nelle chiese, nonostante non sembri essere proibito. In alcune occasioni per le Messe papali in piazza San Pietro sono stati usati due amboni temporanei. Tuttavia nella basilica omonima è stato usato per vari anni un solo ambone, solitamente collocato vicino all’altare maggiore.
Oggi costruire un doppio ambone apparirebbe arcaico e innecessario, nonostante possa ben adattarsi col design di alcune chiese. Potrebbe inoltre essere usato se un leggio più piccolo non venisse usato per la proclamazione della Parola di Dio ma riservato per altre funzioni come commentari, direzione dei canti, o linguaggio dei segni per i non udenti.
[Traduzione dall’inglese a cura di Maria Irene De Maeyer]
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I lettori possono inviare domande all’indirizzo liturgia.zenit@zenit.org. Si chiede gentilmente di menzionare la parola “Liturgia” nel campo dell’oggetto. Il testo dovrebbe includere le iniziali, il nome della città e stato, provincia o nazione. Padre McNamara potrà rispondere solo ad una piccola selezione delle numerosissime domande che ci pervengono.

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Fr. Edward McNamara

Padre Edward McNamara, L.C., è professore di Teologia e direttore spirituale

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