Dall’ecologia ambientale all’ecologia umana

Nel libro “Papa Francesco: No alla cultura dello scarto”, don Andrea Mariani svolte una riflessione ecologia e bioetica per sottolineare che la crisi parte dall’uomo

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È possibile pensare che dall’emergenza ambientale emerga l’uomo? Si può leggere in questo contesto un segno dei tempi? La sensibilità ecologica, acquisita nel corso degli ultimi anni, può essere la radice di un vero cambiamento? Ed ancora, perché quando si parla di ecologia si inserisce il discorso all’interno di un ambito molto particolare come quello della bioetica? Sono solo alcune delle domande a cui risponde il libro di don Andrea Mariani dal titolo: “Papa Francesco: No alla cultura dello scarto. Dall’ecologia ambientale all’ecologia umana”. Il testo, prefato dall’attuale Decano della Facoltà di Bioetica dell’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum – Roma – P. Joseph Tham, L.C., è stato pubblicato subito dopo l’uscita dell’enciclica Laudato Si’, ed associa alla riflessione ecologica quella bioetica.
No alla cultura dello scarto è un imperativo categorico che papa Francesco ha voluto alla base di un complesso discorso. Nello stesso si inserisce, a ragione, una completa argomentazione intorno all’ambiente. Alla luce dell’enciclica cosiddetta “ecologica” di Papa Francesco, la Laudato Si’, si aprono scenari che, anche se non inediti sono ora molto più evidenti e sistematici. L’ambiente è qualcosa che riguarda l’uomo. Non dall’esterno, ma dall’interno.
Si potrebbe dire che l’ecologia ambientale è solo la componente visibile dell’ecologia umana. Don Mariani evidenzia la necessità di passare dall’ambiente all’uomo, riprendendo quanto afferma il CCC: “La dignità della persona umana si radica nella creazione di Dio”. L’affermazione magisteriale risulta fondamentale per non perdere di vista quella concezione complessiva dell’ecologia che non la riduce alla semplice realtà ambientale con quanto essa comprende ma che include l’essere umano nella sua realtà più profonda.
Quindi, affrontare il tema dell’ecologia significa in primo luogo non perdere di vista il soggetto umano. In tale orizzonte – continua don Mariani – si pone l’ecologia in chiave umana e diviene imperativo passare da una visione ecologica strettamente ambientale ad una squisitamente antropologica.
L’Autore non manca di fare un focus sul concetto di “ecologia umana” riassumibile come: lo studio dell’interazione tra le popolazioni umane e gli ambienti naturali tramite la tecnologia regolata dall’organizzazione umana. Si può asserire che l’ecologia umana richiama sostanzialmente una triplice responsabilità dell’essere umano: verso se stesso, verso il prossimo ed il creato.
In tale contesto molto importante è stato rintracciare delle variabili per l’ecologia umana, che sono così sintetizzabili: la prima è strettamente ecologica, di cui fanno parte l’ambiente fisico, l’ambiente vegetale e l’ambiente animale; la seconda si concentra sulla popolazione umana anche detta variabile demografica; la terza è rappresentata dalla tecnologia e dall’economia; la quarta variabile, infine, annovera l’organizzazione etico-sociale, di cui fanno parte le associazioni private, le istituzioni politico-amministrative ed i valori etico sociali e religiosi.
Occorre diffondere una “ecologia integrale”, capace di richiamare più legami che costituiscono il vivere comune: ecologia ed economia, inquinamento ambientale e povertà, sistemi economico-finanziari e politica. L’enciclica, mostra come la crisi ecologica è contemporaneamente sintomo e risultato.
Don Mariani non manca di precisare che la Lettera di Francesco può essere considerata il punto culminante degli interventi pronunciati dai pontefici che lo hanno preceduto. Tali interventi li ha voluti sintetizzare affinché si possa comprendere che il “Magistero sociale della Chiesa” in cui è inserita la Laudato Si’, ha una duplice prospettiva: etica e spirituale. Dalla lettura del testo emerge molto chiaramente che l’inquinamento è certamente una questione ambientale ma, in ultima analisi, esso non può essere considerato, separato più profondamente, in un’ottica spirituale.
Infatti, sia che l’inquinamento riguardi l’aria o le acque, di fatto è una conseguenza della perdita di coscienza della sacralità del mondo. Questa perdita di coscienza e questo squilibrio interno (del cuore), è additato, in ultima analisi, come la radice dello squilibrio naturale cui siamo spettatori “colpevoli”.
E sì. Siamo colpevoli. Perché? Perché al centro del creato c’è l’uomo, di conseguenza al centro del problema del creato c’è sempre l’uomo. Lo stesso, originariamente chiamato a coltivare e custodire la terra, la sta invece sfruttando e distruggendo, non preoccupandosi troppo dell’avvenire.
Quindi, accanto alla questione ecologica, di cui l’uomo è principale responsabile si associa una complessa questione antropologica. Il libro di don Mariani fa emergere come, dall’ecologia ambientale si può passare all’ecologia umana. È operazione che richiede ascolto e disciplina. Ma la legge che risolverà il problema non è una legge positiva imposta da qualsivoglia nazione, è una legge della morale.
Per tale motivo l’ascolto necessario è quello della coscienza. Per andare al cuore del problema, infatti, è necessario interrogare proprio il cuore. È da esso che la crisi attuale (quella ecologica), come si è detto, ha preso avvio. Un disordine del cuore comporta un disordine della natura, non solo umana. Per capire meglio la complessa dinamica è necessario leggere il testo indicato che non manca di riflettere intorno ad un’Enciclica incastonata tra la custodia del creato e la cultura dello scarto. Custodire il pianeta significa custodire l’uomo che lo abita.

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Domenico De Angelis

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