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"Create ponti" e "fate chiasso". Il video saluto di Francesco ai giovani italiani a Cracovia

Dopo la diretta durante la Festa degli Italiani, il saluto dalla finestra dell’Arcivescovado e il ricordo di un volontario morto a luglio di cancro

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Un applauso roboante ha accolto l’apparizione di Papa Francesco in video-diretta durante la Festa degli italiani organizzata, come tradizione, dalla Cei durante ogni Giornata Mondiale della Gioventù. Tramite le telecamere di TV2000, Bergoglio ha voluto dare il suo personale saluto agli oltre 90mila ragazzi e ragazze venuti a Cracovia da ogni parte d’Italia, riuniti nella spianata del Santuario della Divina Misericordia per una serata di musica e spettacolo.

Poi, ha risposto anche alle domande di tre di loro. La prima è stata quella di una ragazza sul drammatico scontro di treni tra Corato ed Andria, in Puglia; la giovane ha confidato al Papa i suoi timori: “Ogni giorno prendo il treno per andare in università e quel giorno non ero lì per un puro caso. Ora abbiamo paura. Come possiamo tornare alla normalità?”.

“Quello che è successo a te è una ferita”, ha risposto il Pontefice. “Alcuni sono stati feriti nell’incidente e te sei stata ferita nel tuo animo, nel tuo corpo, nel tuo cuore e la ferita si chiama paura. Tu hai subito uno shock che non ti lascia star bene, ti fa male, ma questo shock ti dà anche l’opportunità di superare te stessa, di andare oltre e come sempre nella vita succede quando siamo feriti restano i lividi o le cicatrici”.

“La vita – ha aggiunto il Papa – è piena di cicatrici e con questo sempre nel ricordo di coloro che non ci sono più tu dovrai ogni giorno che prendi il treno sentire la traccia di questa ferita, quella cicatrice, quello che ti fa soffrire. Tu sei giovane e la vita è piena di questo. La saggezza umana è questo. Portare avanti le cose belle e le cose brutte della vita. Ci sono cose bellissime ma succede anche il contrario…”.

Francesco ha rivolto quindi un pensiero ai tanti giovani che “non sono capaci di portare avanti la propria vita con la gioia delle cose belle e si lasciano cadere sotto il dominio della droga e si lasciano vincere dalla vita”. “Alla fine – ha detto – la partita è così: vinci la vita è meglio, la gioia ti porta avanti e ti salva da una malattia brutta, non diventare nevrotica, quello no”.

Allo stesso modo il Vescovo di Roma ha incoraggiato Andrea, 15enne di Bergamo arrivata in Italia 6 anni fa, presa in giro in maniera offensiva da tutti i compagni per la sua scarsa conoscenza della lingua. Una situazione insopportabile al punto da spingere la ragazza a pensare più volte al suicidio. 

“Le tue parole pongono in luce un problema molto comune tra gli adulti come tra i bambini: la crudeltà”, ha detto Bergoglio, “un atteggiamento umano che è alla base di tutte le guerre”. “Anche i bambini sono crudeli alle volte e hanno la capacità di ferirti dove più ti faranno male, di ferirti il cuore, la dignità, la nazionalità come nel tuo caso”.

“La crudeltà non lascia crescere l’altro, uccide l’altro e il buon nome dell’altra persona”, ha affermato il Papa. Anche le chiacchiere sono un segno di crudeltà: “Sono terrorismo” ha detto, ribadendo una sua tipica espressione. “È come buttare una bomba che distrugge te e tutto intorno. Ma quello che la lancia non si distrugge”.

“Tu – ha detto Papa Francesco ad Andrea, che lamentava la sua incapacità a perdonare chi le ha fatto del male – hai scelto la strada giusta con il silenzio e la pazienza: perdonare non è facile perché uno può dire sì io perdono ma non mi dimentico e tu sempre porterai con te questo terrorismo delle parole brutte che feriscono, che cercano di buttarti via dalla comunità”.

Bisogna allora “lottare tanto contro questo terrorismo della lingua, delle chiacchiere e degli insulti” e credere che “perdonare il nemico è una grazia che ti da il Signore”. Allo stesso tempo bisogna adottare un atteggiamento di “mitezza”, stando “zitti” e “non rispondendo con altre cose brutte”. Come Gesù che “era mite di cuore”; invece “noi viviamo in un mondo dove a ogni insulto rispondiamo”. 

Un “mondo pieno di odio”, come lo ha definito il ragazzo che posto la terza domanda al Papa, facendo riferimento all’attentato a Monaco. “Come facciamo noi giovani a vivere e diffondere la pace?”. “La pace costruisce ponti, l’odio è il costruttore dei muri”, ha ribattuto il Papa. “Tu devi scegliere nella vita, o faccio ponti o faccio muri. I ponti uniscono e quando c’è il ponte l’odio può andare via perché io posso sentire l’altro, parlare con l’altro”.

“A me – ha proseguito – piace pensare e dire che noi abbiamo nelle nostre possibilità la capacità di fare un ponte umano. Quando stringi la mano a un amico tu fai un ponte umano, invece quando colpisci un altro tu costruisci un muro. L’odio cresce sempre con i muri. Alle volte succede che vuoi fare il ponte e dall’altra parte non te la prendono, sono le umiliazioni che nella vita dobbiamo subire ma sempre fare ponti”. Sempre! L’importante “è andare avanti, non lasciarsi cadere per terra, cercare sempre il modo di fare ponti”, ha incoraggiato Francesco. Che ha concluso invitando i migliaia di giovani a prendersi tutti per la mano in modo da “creare ponti umani”.

Pochi minuti dopo il Santo Padre si è affacciato dalla finestra dell’Arcivescovado di Cracovia, dove fino a pochi giorni fa campeggiava il volto di Giovanni Paolo II, per un saluto ai pellegrini radunati nel prato antistante. Anche questo un appuntamento divenuto fisso nelle Gmg, nato inizialmente come gesto spontaneo di affetto da parte dei giovani al Successore di Pietro.

Accolto dagli applausi e dai cori di “W il Papa”, Bergoglio si è lasciato andare ad un lungo sorriso affermando: “Vi vedo con tanto entusiasmo e tanta gioia”. A queste ha tuttavia voluto aggiungere una nota di tristezza, ricordando un ragazzo di 22 anni, Maciej Ciešla, volontario della Gmg, morto di cancro lo scorso 2 luglio.

“Aveva poco più di 22 anni – ha detto il Papa – aveva studiato disegno grafico e aveva lasciato il suo lavoro per essere volontario della Gmg. Infatti sono suoi tutti i disegni delle bandiere, le immagini dei  santi patroni, i kit del pellegrino e così via che adornano la  città. Proprio in questo lavoro ha ritrovato la sua fede. A novembre gli fu diagnosticato un cancro. I medici non hanno potuto fare niente, neppure con l’amputazione della gamba. Lui voleva arrivare vivo alla visita del Papa, aveva un posto prenotato nel tram in cui viaggerà il Papa. Ma è morto il 2 luglio. Ha fatto un grande bene a tutti voi”.

In memoria di questo “compagno di strada, che ha lavorato tanto per questa giornata”, il Pontefice ha invitato ad osservare qualche minuto di silenzio. “Qualcuno di voi – ha sottolineato – può pensare ’questo Papa ci rovina la serata’. Ma è la verità, e noi dobbiamo abituarci alle cose buone e alle cose brutte, la vita è così cari giovani. Ma c’è una cosa della quale noi non possiamo dubitare: la fede di questo ragazzo, di questo nostro amico, che ha lavorato tanto per questa Gmg lo ha portato in cielo, e lui è con Gesù in questo momento guardando tutti noi”.

“Un applauso al nostro compagno”, ha esortato il Santo Padre. “Un giorno lo troveremo: ‘Ah, eri tu, piacere di conoscerti!’. Così è la vita, bisogna scegliere la giusta strada, come lui ha scelto la sua strada. Ringraziamo il Signore che ci dà questo esempio di giovani coraggiosi che ci aiutano a andare avanti nella vita”.

Parafrasando Wojtyla, ha quindi concluso: “Non abbiate paura, Dio è grande, Dio è buono e tutti noi abbiamo qualcosa di buono dentro”. Poi, nel suo caratteristico stile ha raccomandato ai giovani: “Adesso, mi congedo; domani ci rivedremo. Voi fate il vostro dovere, che è fare chiasso tutta la notte … E fate vedere la vostra gioia cristiana, la gioia che il Signore vi dà di essere una comunità che segue Gesù”.

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Salvatore Cernuzio

Crotone, Italia Laurea triennale in Scienze della comunicazione, informazione e marketing e Laurea specialistica in Editoria e Giornalismo presso l'Università LUMSA di Roma. Radio Vaticana. Roma Sette. "Ecclesia in Urbe". Ufficio Comunicazioni sociali del Vicariato di Roma. Secondo classificato nella categoria Giovani della II edizione del Premio Giuseppe De Carli per l'informazione religiosa

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