Ha preso il via la festa della Famiglia Salesiana di Don Bosco, che fino al 22 gennaio si riunisce a Roma, con 370 membri giuridici per le giornate di spiritualità. “Perfetta sintonia di affetto e contenuti con papa Francesco” è lo spirito con cui il Rettor Maggiore, don Angel Fernandez Artime consegna al mondo la Strenna del 2017. Il messaggio del decimo successore di san Giovanni Bosco è soprattutto un “commento salesiano” dell’esortazione apostolica Amoris Laetitia, che raggiunge, con suggerimenti concreti, le realtà salesiane di 132 Paesi. A ZENIT, don Angel illustra il significato di questo speciale appuntamento annuale.
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Don Angel, lei e la Madre Generale delle Figlie di Maria Ausiliatrice attendete ogni anno questo incontro internazionale: che significato assume nel 2017?
Gli incontri sono molteplici durante l’anno ma le Giornate di Spiritualità sono davvero speciali, un’occasione per riunirci come famiglia religiosa nella Chiesa. Una grande gioia rivedere rappresentanti dai cinque continenti e, anche quest’anno, ci ricordiamo che non siamo famiglia per noi stessi, ma per andare incontro agli altri. Il tema scelto è appunto: Siamo Famiglia! Ogni casa, scuola di Vita e Amore.
Nei suoi viaggi incontra e avvicina famiglie anche sofferenti: come reagisce alle notizie di matrimoni in crisi o famiglie disgregate?
La risposta che stimolo in tutti noi salesiani è l’empatia verso queste sofferenze. Dalla lettura della Strenna emerge l’importanza di questa parola perché realmente possa tradursi in comprensione verso quanti vivono il dolore della crisi dei legami.
Di fronte ad un problema, grande o piccolo, l’incoraggiamento non deve mancare, perché se buttiamo il problema non teniamo conto di quali valori più importanti vadano recuperati. Occorre accompagnare il problema alla luce della Fede. Attenzione: che non manchi mai l’accompagnamento, come vera attitudine di servizio alle famiglie. Questo è il cammino che vogliamo fare con le famiglie, ma anche con i più giovani in cammino per il matrimonio.
Come pastore di tanti ragazzi e ragazze, ha sottolineato l’importanza della comprensione, dell’empatia e della vicinanza. Come è possibile tutto questo in un gregge così esteso quale è quello della famiglia salesiana?
Questi tre che ha citato, sono elementi metodologici, ma innanzitutto ci concentriamo su colui che ci ha sempre uniti: il fondatore San Giovanni Bosco. Don Bosco è un dono che attira ovunque all’unità, anche dove umanamente sarebbe immaginabile che avvenga una rottura. Pur nelle diversità tra tante persone, come famiglia religiosa, noi riaffermiamo l’importanza della Fede che è il centro di ogni agire. In 162 anni di storia della Congregazione, la comunione non è mai mancata perché alimentata dallo Spirito Santo, che ci ha affidati tutti al santo di Valdocco.
Tracciando anche un bilancio delle celebrazioni del Bicentenario dalla nascita del fondatore, quali frutti stanno maturando nella Congregazione?
Tra i numerosissimi incontri, penso a quello torinese, con cinquemila giovani, o a quello di Buenos Aires, nella Celebrazione Eucaristica con dodicimila ragazzi. Non nascondo di aver ceduto alla commozione durante il viaggio in Ghana per visitare la nuova Casa Don Bosco, che accoglie trentotto giovani, tra ragazzi e ragazze di strada. Anche le nuove realtà sorte in India sono uno stupendo frutto inaspettato.
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Salesiani: la “grande Famiglia” di don Bosco si incontra a Roma
Alle Giornate di Spiritualità, una riflessione sulla Amoris Laetitia, alla presenza di sacerdoti, suore, laici e giovani