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Dall’uomo meccanico all’uomo spirituale

Più l’uomo annullerà la tendenza a “meccanizzarsi” nel cuore e nella mente, meglio e prima sarà in grado di ricomporre la storia verso il Dio che redime

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Nessuna cosa è infattibile all’uomo convinto della bontà di una trasformazione, capace di migliorare il futuro della comunità. Bisogna solo crederci senza riserve e capire che il “progresso ontologico” dell’uomo è alla base di quello economico, scientifico e produttivo. Prima di ogni cosa l’uomo deve ritrovare il gusto del suo sì al Signore. Un sì pieno, senza ombre e tentennamenti. La Vergine Maria credette all’angelo pur non comprendendo fino in fondo il mistero che le veniva annunciato. Non si tirò indietro e contribuì così a stravolgere in positivo il mondo intero.
Amare Dio con tutto sé stessi, con la propria mente e il proprio cuore, rinnova il senso della presenza umana sulla terra. Non viene meno l’autonomia personale. Non si è incatenati da dogmi politici o governativi, al contrario si diventa titolari della parte migliore di sé stessi, ormai meccanizzata da mille regole e limiti empirici venuti dall’uomo. L’uomo spesso ama disconnettersi  dal cielo o meglio crede di poterlo alterare e guidare a suo piacere. La fisica quantistica è convinta di essersi appropriata di Gesù e dei suoi miracoli, spiegando come le meraviglie soprannaturali compiuti non siano altro che dei semplici passi in avanti della mente umana.
Aspetti che nulla hanno a che vedere con la relazione tra Padre Creatore e Figlio Incarnato per opera dello Spirito santo. C’è nell’aria una forma alta di “banalizzazione” della Parola. Un pensiero corrente che tende a far credere come la vita spirituale non sia altro che una forma d’espressione intima e privata, niente di più. Una nuova concezione da una parte, una manipolazione pericolosa dall’altra. La sapienza divina per quanto possa essere opportunamente e scientificamente verificata, non potrà mai essere oggetto di scambio con una qualsiasi altra scoperta induttiva. La saggezza del Verbo fattosi carne è la base di ogni cosa, di ogni scoperta, di ogni altra verità.
Tutto può essere dimostrato, ma nessuno potrà mai ridimensionare il valore non negoziabile di alcuni principi universali eterni. La venuta di Cristo ha fatto la storia e i tentativi di convertire quell’atto unico, in un passaggio qualsiasi della conoscenza umana, pur se mostrato come tratto altamente evoluzionistico, ricalcano vecchie illusioni umane. Quest’ultime non fanno altro che rappresentare, anche se tra nuove formule e complicate espressioni algebriche, l’antico proposito dell’uomo di sostituirsi a Dio o comunque di tratteggiarlo nel modo più conveniente alla realtà.
Si vorrebbe annullare il senso del mistero e la potenza della meditazione personale. Tutto in una formula. Tutto già pronto. Nessun pensiero arcano. Si vive così fuori dalla verità di Dio; dal suo vangelo; dalla capacità dei comandamenti e delle beatitudini di condurre il mondo verso la pulizia interiore e quindi verso la vera libertà. Ritorna ancora la figura di Maria Vergine, elemento di disturbo per chi relativizza ogni cosa e non vuole modelli che possano mettere in discussione le proprie certezze interiori.
La meditazione è lo strumento vincente della Madre celeste, quando nella grotta a Betlemme vede i pastori che si inchinano davanti al Salvatore del mondo, pronti ad essere a loro volta messaggeri delle meraviglie incontrate. Maria osserva, fa silenzio, medita le cose viste nel suo cuore per poterle assimilare e intendere la loro vera dimensione. La stessa cosa succede quando Gesù ancora ragazzo si ferma nel Tempio a parlare con i dotti, detentori della verità antica. La Vergine non capisce il vero motivo di quel gesto fatto per onorare la volontà del Padre che è nei cieli e che comunque anche lei sa nell’intimo di dover tutelare.
Ripone perciò tutto nel cuore, non per coprire l’oggettività del momento, ma per penetrarla gradualmente nella sua interezza. Prende forma un simbolo moderno, attuale che non limita la scienza o la fisica, ma rende onore alle proprietà più grandi dell’uomo che si alimentano nella meditazione e nel silenzio. Non un limite, ma l’energia giusta per comprendere e ripartire in nome del bene personale e quello comune. L’uomo di oggi ha perso questa andatura spirituale che cambia la vita. Va di fretta; cerca un risultato ad ogni costo e subito; disconosce il vero significato di ciò che è giusto o sbagliato; produce forse di più, ma dentro rimane ostacolato da una pena sottile, frutto semplicemente dalla meccanizzazione del suo cuore e delle sue opere.
Diventa necessario che l’uomo si riappropri del sapore di riflettere, pensare, pregare. È importante chiedersi cosa vuole Dio dalla nostra vita. È qui lo scatto dell’anima più funzionale ad una esistenza non piegata a sé stessa, ma rispettosa della volontà del Signore. Un esempio umano che proietta i talenti e i carismi personali verso la costruzione di un mondo più buono, non più in direzione della nuova schiavitù in cui l’uomo oggi si trova, nonostante il miraggio di essere il padrone di ogni cosa. È scomparsa la capacità di discernere e di riuscire anche a limitare la propria corsa, se dovesse significare dare un contributo all’equilibrio generale, in cui ognuno potrà rinnovarsi.
Si vuole invece continuare a meccanizzare l’agire antropico, seduti davanti al computer da dove estrapolare le formule giuste che danno l’utopia di comprendere il tutto.  Manca di saggezza cercare a tutti i costi e a qualsiasi prezzo la consapevolezza, quasi sempre finta, di poter guidare, a proprio uso e consumo, la “scialuppa” della vita. Si è ignari del mare immenso della spiritualità, ridotta per comodità ad un codice qualsiasi. Si disconosce in questo modo il valore della pausa fisica e mentale. L’agitazione è già simbolo di efficienza e di successo. Si da forza all’apparenza e si bandisce la pace del cuore, intesa come inutile condotta a cui non aderire.
Gesù che viveva una vita intensa dedicava molto del suo tempo a meditare, a preparare il suo essere interiore alla verità del Padre, per poi attrarre e sanare il prossimo. L’umanità si è invece aggrappata all’uomo meccanico che scappa; che accelera su ogni cosa e non si ferma mai. Si è così convinti di cambiare la storia, ma in realtà ci si trova a subirla e sommettersi ad essa. La cura per guarire da questo male è nell’ascolto della Parola. In essa si può ritrovare il giusto vigore non per fuggire dal mondo, ma per penetrarlo in profondità ed esporlo a tempi di luce.
Più l’uomo annullerà la tendenza a “meccanizzarsi” nel cuore e nella mente, aprendosi alla forza dello Spirito, meglio e prima sarà in grado di ricomporre la storia verso il Dio che redime e salva.

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Egidio Chiarella

Egidio Chiarella, pubblicista-giornalista, ha fatto parte dell'Ufficio Legislativo e rapporti con il Parlamento del Ministero dell'Istruzione, a Roma. E’ stato docente di ruolo di Lettere presso vari istituti secondari di I e II grado a Lamezia Terme (Calabria). Dal 1999 al 2010 è stato anche Consigliere della Regione Calabria. Ha conseguito la laurea in Materie Letterarie con una tesi sulla Storia delle Tradizioni popolari presso l’Università degli Studi di Messina (Sicilia). E’ autore del romanzo "La nuova primavera dei giovani" e del saggio “Sui Sentieri del vecchio Gesù”, nato su ZENIT e base ideale per incontri e dibattiti in ambienti laici e religiosi. L'ultimo suo lavoro editoriale si intitola "Luci di verità In rete" Editrice Tau - Analisi di tweet sapienziali del teologo mons. Costantino Di Bruno. Conduce su Tele Padre Pio la rubrica culturale - religiosa "Troppa terra e poco cielo".

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