Mauro è un malato di sclerosi multipla. Ha scoperto la sua malattia all’età di ventiquattro anni. La sclerosi multipla colpisce le cellule nervose compromettendo la comunicazione tra il cervello e il midollo spinale. In conseguenza di ciò, vengono danneggiate numerose funzioni, come l’equilibrio, la coordinazione motoria, la vista e l’udito. Si tratta di una malattia molto grave, di cui non si conoscono le cause e che viene curata con difficoltà. Attualmente da questa malattia non si guarisce, ma, se presa in tempo, si riesce in qualche misura a ritardarne gli effetti disabilitanti. Oggi Mauro ha cinquantaquattro anni. La sua storia è quella di una persona che ha dovuto confrontarsi quotidianamente non solo con le difficoltà motorie, ma anche con il rischio di un’incombente depressione. Mauro è sopravvissuto grazie a un coraggio da leone e al sostegno di cure innovative, tra cui l’ozonoterapia. La sua dolorosa vicenda gli ha permesso di sviluppare una grande saggezza e la capacità di vivere la vita con pazienza e accettazione, suscitando negli altri ottimismo e speranza.
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Sono nato l’11 dicembre del 1962 e, già dopo una decina di giorni, mi avevano dato l’estrema unzione. Da qui l’appellativo scherzoso di “miracolato” che, a volte, mi sono sentito attribuire. Appena nato, piangevo in continuazione e continuavo a perdere peso. Questo dipendeva dal fatto che mia madre non aveva latte da darmi, per cui dovettero trovare una balia che potesse allattarmi. Dico questo perché sono sempre stato molto magro e gracile di salute, eppure ero pieno di vita e di idee. Da bambino, all’età di dieci anni, ho creato un gioco in scatola che era una sintesi dei giochi che più mi appassionavano: Monopoli e Risiko. Il gioco era intitolato “La conquista dell’Impero” e comportò oltre sei mesi di impegno per la sua progettazione e realizzazione. Quando, a quattordici anni, mi sono iscritto ad una gara di dama per ragazzi, ho vinto tutte le partite. Da qui l’iscrizione alla FID (Federazione Italiana Dama) dove sono passato, in appena due anni, dalla serie ragazzi alla serie “C”, quindi alla “B” e infine al campionato italiano di serie “A”. Ero così brillante che mi hanno iscritto ad un torneo internazionale di dama dove sono risultato primo tra i giovani, con la promessa di partecipare come rappresentante italiano ai campionati europei giovanili che si sarebbero svolti in Olanda. Ho coltivato la passione per la dama per altri due anni, fino a quando ho scoperto l’amore per la musica e il canto. All’epoca del mio ingresso all’Università Bocconi di Milano, scrissi il mio primo pezzo, con il quale partecipai al concorso musicale “Il talentiere” organizzato da Teddy Reno e Rita Pavone, vincendo il premio per la sezione cantautori lombardi. A diciannove anni però sono iniziati i problemi fisici, il cui primo sintomo fu la riduzione di oltre nove decimi della capacità visiva dell’occhio destro. È in quel momento che fece il suo esordio, la sclerosi multipla, che mi verrà diagnosticata all’età di ventiquattro anni dal neurologo Giancarlo Regali, un amico di mio padre. Nei primi cinque anni di malattia mi è successo di tutto: ho sperimentato molte delle disfunzioni che questa malattia può provocare. Vista sfuocata e perdita della medesima; difficoltà sempre più accentuata a correre e camminare; difficoltà a pronunciare la parola scandita, con la conseguenza di “mangiarmi” le parole soprattutto quando ero sotto stress: un disturbo che, ai tempi dell’Università, ho pagato caro in diversi esami orali.
Nell’ottobre 1987, il dott. Regali mi ha ricoverato all’ospedale di Lodi e, dopo la rachicentesi (una puntura lombare per prelevare il “liquor” che circonda e protegge il cervello e il midollo spinale), mi ha fatto una risonanza magnetica. Quando domandai al neurologo che cosa avrebbe potuto comportare questa patologia e se c’erano delle cure, egli mi rispose: “Purtroppo è incurabile e cure non ce ne sono. Con la sclerosi multipla si perde la mielina, quella guaina che ricopre i nervi presenti in ogni parte del corpo. La malattia colpisce le cellule nervose rendendo problematica la comunicazione tra il cervello e il midollo spinale, e i tempi con cui la sensibilità si riduce possono variare. Se la malattia è aggressiva, in pochi anni potresti perdere tutto. Potresti perdere la vista e la disabilità potrebbe progredire fino a costringerti su una sedia a rotelle…”.
Appena tornato nel reparto d’ospedale, un sacerdote che era ricoverato nella mia stessa stanza mi chiese come facessi a non essere abbattuto dopo una diagnosi del genere. Gli risposi che, tra le funzioni che rischiavo di perdere, non c’era, per fortuna, la voce. E allora, avevo pensato: “Io canto, scrivo canzoni, un modo per vivere e per dare un senso alla vita lo trovo comunque…”. Non stavo solo cercando di consolarmi, io sono veramente così. Di fronte alla perdita di alcune funzioni vitali, penso prima di tutto a ciò che mi rimane, e a come recuperare le altre parti del mio essere che vanno oltre il corpo fisico: penso alla testa, al cuore, alle relazioni. Da quel momento ho preso consapevolezza della vita e, soprattutto, dell’importanza del tempo e dell’uso che avrei voluto farne; mi ponevo, come faccio anche ora, un problema di priorità: come e dove utilizzarlo. Con questa malattia rischiavo di avere ben poco tempo per sperimentare la vita. Avevo tante idee che forse sarebbero rimaste solo sulla carta. Mentre io avevo sete di vita. Per questo ho cominciato subito a fare due lavori contemporaneamente: dal lunedì al venerdì lavoravo in banca e il sabato come insegnante di pratica commerciale in una scuola per estetiste. Solo il mio migliore amico Danilo era al corrente della mia malattia e con lui condividevo anche la passione per la musica e il canto. Mentre stavo conducendo questa “doppia vita”, mi venne l’idea di raccontarla in un libro: “Il sapore della vita”, edito nel 2002 dalle Edizioni Nuovi Autori. Volevo dare alla mia esistenza un significato pieno, raccontando ciò che mi stava accadendo, ma era anche un modo per “trasformare” più che “accettare” in maniera passiva la malattia.
E per darle, al tempo stesso, un significato diverso. A quel tempo suonavo con un gruppo di amici. Il gruppo si sciolse e rimasi senza strumentisti. Così ebbi l’idea di fare tutto con le sole voci e, a fine anni ‘80, fondai, con il mio amico Danilo, il quintetto La bottega delle voci. Nel 1995 al teatro Ponchielli di Cremona siamo stati premiati come gruppo vocale di musica leggera. Ma nel 1996 la malattia ha ricominciato a mettersi in moto colpendomi anche la voce. Da allora non ho più tenuto concerti in pubblico. Il 1996 è stato un anno difficile. Il prof. Giancarlo Comi, primario di neurologia dell’Ospedale San Raffaele di Milano, specialista di questa malattia a livello europeo, quando vide le mie condizioni mi propose di sottopormi alla sperimentazione di nuovi farmaci, nella speranza di rallentare l’evoluzione della malattia. In quell’occasione sono stato curato con il cortisone, che però il mio corpo non tollerava. Mi sembrava di stare meglio, ma non riuscivo più a dormire. Stavo meglio fisicamente ma stavo male psicologicamente e spiritualmente. Ho sperimentato l’esaurimento e la depressione. Da lì è partita l’idea di curarmi in maniera diversa. Cercando nuove strade più naturali e meno invasive.
Nel novembre del 1998, a causa di un ulteriore peggioramento della malattia, ho dovuto lasciare il lavoro in banca e nello stesso periodo, parlando con un amico, sono venuto a sapere dell’esistenza della ozonoterapia. Questo amico mi ha fatto conoscere il dott. Antonio Galoforo, dal quale ho appreso le varie applicazioni dell’ozono e i suoi grandi benefici nel potenziare il sistema immunitario, riequilibrare i valori del corpo (colesterolo e trigliceridi), curare diverse patologie (ad esempio, le ernie discali). Una delle tecniche consiste nel prelevare un piccolo quantitativo di sangue, addizionarlo di ossigeno e ozono, e re-infonderlo in vena tramite flebo. Il sangue del corpo, così arricchito, viene purificato e disintossicato, in modo che alla fine la persona si ritrova con meno infezioni e molte più energie. L’ozono non agisce come un farmaco, non ha effetti collaterali, ma va ad attaccare gli agenti infettivi e, nello stesso tempo, giova all’organismo e allo stato di salute generale. Il dott. Galoforo è un chirurgo, lavora in ospedale e pratica la ozonoterapia da oltre vent’anni. Tiene lezioni all’Università e nel 2013, in un incontro con i delegati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) svoltosi a Ginevra, ha proposto un protocollo di cura per i bambini africani affetti dall’ulcera di Buruli (una malattia tropicale nota come “lebbra dei bambini”, ndr) tramite l’utilizzo di ossigeno ozono. Ho avuto modo di rendermi conto della bontà dell’ozonoterapia vedendone gli effetti nel centro di cura dove il dott. Galoforo trattava pazienti con i sintomi più diversi, dai giovani agli anziani agli sportivi. Non capivo, però, in che modo essa avrebbe potuto giovare alla mia patologia. Il dott. Galoforo mi parlò di una signora, un’avvocatessa di quarantotto anni affetta da sclerosi multipla, la quale, pur curandosi con il cortisone e l’interferone, era finita su una sedia a rotelle. Come ultimo tentativo aveva provato l’ozonoterapia ed era tornata a camminare. Per evitare l’illusione di aver trovato la cura di tutti i mali, il dott. Galoforo mi spiegò che l’ozono viene prodotto in piccola quantità anche dal nostro corpo e che i suoi benefici sono comunque molto soggettivi: con alcuni fa miracoli, con altri può non produrre alcun effetto, ma sicuramente non produce danni collaterali. O si migliora o si resta così. E che nella sclerosi multipla ci sia anche una componente vascolare lo conferma il dott. Paolo Zamboni di Ferrara che, tramite l’angioplastica (in pratica un “allargamento” di alcune vene), ha permesso a diverse persone con sclerosi multipla di tornare a camminare.
Sono grato alla medicina ufficiale per quello che ha fatto e che sta facendo tuttora, ma nel mio caso le cure prospettate sono state troppo invasive, pesanti e con un alto numero di effetti collaterali. Per questo motivo ho cercato una terapia che tenesse conto di un approccio multidisciplinare. Per lo stesso motivo sono seguito da un neurologo, da una dottoressa omo tossicologa per l’alimentazione e per la regolarità del sonno, dal dott. Galoforo che con l’ozono mi rafforza il sistema immunitario, e da una fisioterapista dalla quale mi reco regolarmente tutte le settimane. Insieme al dott. Vincenzo Simonetti, conosciuto durante una trasmissione su un’emittente televisiva, ho fondato l’associazione Kaos (www.associazionekaos.org), della quale sono presidente onorario. L’associazione è nata con l’obiettivo di migliorare la qualità di vita delle persone affette da patologie croniche invalidanti e degenerative come la sclerosi multipla, controllandone e riducendone i sintomi più gravi. C’è una precisazione che ritengo della massima importanza per non creare facili illusioni. Una terapia naturale e priva di effetti collaterali come l’ozonoterapia non può essere, da sola, la panacea per risolvere tutti i mali. Per migliorare una condizione di salute compromessa è necessario agire su più fronti. Alimentazione e stile di vita sono la base di ogni terapia; i nostri pensieri, al pari dei nostri sentimenti e delle nostre emozioni, hanno anch’essi una grande importanza ai fini del mantenimento del benessere. Evitare lo stress è fondamentale per star bene.
Una volta messe a punto queste regole naturali, l’aggiunta dell’ossigeno ozono (avere cioè un sangue più ricco di ossigeno), magari anche con l’ausilio di terapie chelanti (che eliminano i metalli pesanti dal corpo), può regalarci quel 15-20% di salute in più che fa la differenza tra stare in piedi o su una sedia a rotelle, tra essere storditi o mentalmente lucidi. Voglio citare una testimonianza riportata sul sito web dell’associazione Kaos: “Incontrai la terapia con ossigeno ozono nel 2002, quando seppi che le mie carotidi si erano occluse del 60 e 70%. La medicina ufficiale mi curava con la comune aspirina; dietro l’angolo già sentivo e temevo la chirurgia. Casualmente conobbi l’ozonoterapia, che mi era stata garantita priva di effetti negativi. Iniziai con l’esame del capello (mineralogramma, che evidenziò tutti i parametri fuori norma), dieta, integratori, ozonoterapia e chelazioni. Al termine dei quattro mesi di cura, l’esito positivo fu semplicemente sconvolgente. Da allora continuo la normale cura di mantenimento. Va detto che il mio involucro corpo è invalido al 100% per avere subito tre pesanti interventi oncologici, un infarto, tre bypass e un pace-maker. Ottantotto anni compiuti, continuo a svolgere regolare volontariato per la prevenzione delle malattie cardiovascolari. Quando faccio la chelazione o l’ozonoterapia, incontro altri pazienti e tutti mi dicono di riscontrare effetti positivi”. Per tornare invece alla mia situazione personale, a coloro che, in più occasioni, mi chiedono: “Come fai a vivere così sereno ed allegro con tutti i problemi che hai? Possiedi un segreto?”, rispondo con una frase di un autore di cui non ricordo il nome e che recita: “La vita non richiede sacrifici impensabili, ma ci chiede di attraversarla con la gioia nel cuore e di essere una benedizione per coloro che ci circondano. Se lasciamo il mondo anche di un’inezia migliore grazie al nostro passaggio, allora vorrà dire che abbiamo fatto il nostro.
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Salute, tempo, cuore: la vicenda “miracolosa” di Mauro
Un clamoroso caso di guarigione dalla sclerosi multipla tramite ozonoterapia