Il presidente dei vescovi francesi, monsignor Georges Pontier, ha inviato una lettera al presidente della Repubblica François Hollande per esprimergli la sua “grande preoccupazione” per la proposta di legge presentata dal governo che mira ad estendere “il reato di ostacolo alla interruzione volontaria di gravidanza”. La proposta – spiega il Sir – sarà dibattuta il 1° dicembre dalla Assemblea Nazionale e ha come obiettivo quello di condannare per legge quei siti web nati in Francia con lo scopo di dare alle donne in attesa un luogo di ascolto, ma che sono ora accusati di “indurre deliberatamente in errore – così recita testualmente la legge – intimidire e/o esercitare pressioni psicologiche o morali al fine di dissuadere dal ricorrere all’ivg”.
Ad essere messe sotto accusa dal governo sono le associazioni che attraverso il digitale si dedicano all’ascolto di quelle donne che si trovano nella difficile scelta di abortire o meno. “L’interruzione volontaria di gravidanza – scrive il vescovo Pontier al presidente Hollande – che lo si voglia o no, rimane un atto pesante e grave che interroga profondamente la coscienza. In situazioni difficili, sono numerose le donne che non sanno se portare a termine o meno la gravidanza e avvertono il bisogno di parlarne con qualcuno, cercare un consiglio”. Il presidente dei vescovi francesi fa anche notare che all’inizio dell’anno nell’ambito della legge che ha rinnovato il sistema sanitario francese, è stato soppresso il termine di una settimana di riflessione consentito alle donne prima di abortire. “In altre parole – è il parere di mons. Pontier – le donne non trovano più alcun sostegno ufficiale al loro interrogativi di coscienza”.
I siti Internet a disposizione di queste donne “compensano l’assenza di luoghi di ascolto” e “il loro successo prova che essi rispondono ad un’attesa”. Questi luoghi – fa poi notare mons. Pontier – accolgono tutti: ci sono “donne si rivolgono a questi siti dopo un aborto perché hanno bisogno di un posto dove poter verbalizzare quanto hanno vissuto. Altre decidono di perseverare nel loro progetto di abortire, altre ancora di tenersi il loro bambino. Questa diversità di situazioni e comportamenti è resa possibile perché questi siti garantiscono sempre spazi di libertà”.
La proposta di legge che l’Assemblea nazionale discuterà il 1 dicembre “mette in causa i fondamenti delle nostre libertà, in particolare la libertà di espressione”. Il vescovo Pontier pone a questo proposito alcuni interrogativi: tra cui quello che chiede se “il minimo incoraggiamento a portare a termine una gravidanza potrà essere un giorno qualificato come pressione psicologica e morale”.
Pertanto, “la proposta di creare un reato di ostacolo digitale alla interruzione volontaria di gravidanza contbuirebbe a rendere questo atto sempre meno volontario e sempre meno libero” e soprattutto “costituirebbe un precedente grave di limitazione della libertà di espressione su Intenet. Una limitazione – conclude Pontier – ancora più grave quando tocca questioni di libertà di coscienza” e quindi in ultima analisi “una minaccia grave ai principi di democrazia”.
Ad essere messe sotto accusa dal governo sono le associazioni che attraverso il digitale si dedicano all’ascolto di quelle donne che si trovano nella difficile scelta di abortire o meno. “L’interruzione volontaria di gravidanza – scrive il vescovo Pontier al presidente Hollande – che lo si voglia o no, rimane un atto pesante e grave che interroga profondamente la coscienza. In situazioni difficili, sono numerose le donne che non sanno se portare a termine o meno la gravidanza e avvertono il bisogno di parlarne con qualcuno, cercare un consiglio”. Il presidente dei vescovi francesi fa anche notare che all’inizio dell’anno nell’ambito della legge che ha rinnovato il sistema sanitario francese, è stato soppresso il termine di una settimana di riflessione consentito alle donne prima di abortire. “In altre parole – è il parere di mons. Pontier – le donne non trovano più alcun sostegno ufficiale al loro interrogativi di coscienza”.
I siti Internet a disposizione di queste donne “compensano l’assenza di luoghi di ascolto” e “il loro successo prova che essi rispondono ad un’attesa”. Questi luoghi – fa poi notare mons. Pontier – accolgono tutti: ci sono “donne si rivolgono a questi siti dopo un aborto perché hanno bisogno di un posto dove poter verbalizzare quanto hanno vissuto. Altre decidono di perseverare nel loro progetto di abortire, altre ancora di tenersi il loro bambino. Questa diversità di situazioni e comportamenti è resa possibile perché questi siti garantiscono sempre spazi di libertà”.
La proposta di legge che l’Assemblea nazionale discuterà il 1 dicembre “mette in causa i fondamenti delle nostre libertà, in particolare la libertà di espressione”. Il vescovo Pontier pone a questo proposito alcuni interrogativi: tra cui quello che chiede se “il minimo incoraggiamento a portare a termine una gravidanza potrà essere un giorno qualificato come pressione psicologica e morale”.
Pertanto, “la proposta di creare un reato di ostacolo digitale alla interruzione volontaria di gravidanza contbuirebbe a rendere questo atto sempre meno volontario e sempre meno libero” e soprattutto “costituirebbe un precedente grave di limitazione della libertà di espressione su Intenet. Una limitazione – conclude Pontier – ancora più grave quando tocca questioni di libertà di coscienza” e quindi in ultima analisi “una minaccia grave ai principi di democrazia”.