Riportiamo di seguito la lettera di novembre agli studenti romani di monsignor Lorenzo Leuzzi, direttore dell’Ufficio della Pastorale Universitaria della Diocesi di Roma.
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Cari studenti universitari,
tra pochi giorni saremo a Siena per il XIV Pellegrinaggio. È un appuntamento ormai tradizionale con il quale daremo inizio al cammino pastorale del nuovo anno accademico.
Quest’anno il pellegrinaggio sarà l’ultima tappa dell’anno giubilare che ormai volge al termine e, con Santa Caterina, saremo invitati a custodire nel nostro cuore quanto abbiamo ricevuto dal Signore.
Con il cuore e la mente a Siena, dove spero saremo in tanti, vorrei affidarvi una mia affermazione che ho condiviso in questo anno con molti amici: “Tutti gli dei sono misericordiosi, ma il Vangelo della Misericordia è uno solo”.
Devo confessarVi che non sono mai stato attratto dal dio misericordioso, perché chi fa del male è pur sempre un uomo di scarso valore. Non riconoscerlo significa non aver compreso di essere nella storia e non nel mondo delle favole.
Ciascuno di noi ha bisogno di ben altro: essere protagonista nella storia, cioè di ritornare con i piedi per terra e di uscire dal mondo delle utopie.
Il Vangelo della Misericordia è tutto qui: ritornare nella storia.
Sì, cari amici, le vere tentazioni dell’uomo contemporaneo sono quelle che ci spingono fuori dalla storia, ci proiettano nel mondo virtuale.
Ma c’è un’esperienza su cui non siamo più abituati a riflettere, è quella del peccato, che per molti è considerato come il rifiuto di una norma morale che ci crea ostacolo alla nostra libertà.
Questa visione appartiene al dio misericordioso, ma non al Vangelo della misericordia, perché il primo ci rende buoni, per ogni stagione e forse per dopo la morte, il secondo ci rende protagonisti.
Come possibile tutto ciò?
Santa Caterina da Siena ci offre una indicazione breve, ma decisiva per scoprire la novità del Vangelo della Misericordia: “essere lavati nel sangue di Cristo”.
Qualcuno potrebbe dire sì è vero, ma è pur sempre un’affermazione di una religiosa. È questa la sorpresa: una religiosa che è stata protagonista nella storia. Ha condizionato gli avvenimenti del proprio tempo, non solo nella Chiesa, ma nella società civile.
Non è importante il ruolo che ciascuno di noi è chiamato svolgere nella storia, ciò che conta è viverlo da protagonista. Essere nella storia, o fuori della storia.
Il peccato ci porta fuori della storia!
Cari amici, pensateci!
Noi viviamo in una società nella quale non basta essere buoni. Talvolta la certezza di essere buoni ci rinchiude in noi stessi, nel nostro gruppo che diventa sempre più elitario.
Essere nella storia significa vederla con gli occhi di Gesù che ci rende capaci di non consumare il tempo e lo spazio, ma di costruire qualcosa che proseguirà dopo di noi.
Cari amici,
noi non siamo la storia, ma siamo nella storia. In passato abbiamo assistito a uomini e donne che pensavano di essere la storia, anzi che facevano la storia. Ma era la loro storia, quella che avevano nella loro mente e non nella realtà.
“Essere lavati dal sangue di Cristo”: è questo il desiderio più grande di ogni uomo e di ogni donna. Senza questo lavacro non c’è il Vangelo della Misericordia, ma solo il dio misericordioso.
La società contemporanea non ha bisogno degli dei misericordiosi, ma del Vangelo della Misericordia, perché la storia ha bisogno di protagonisti e non di funzionari.
Lo ha ricordato a tutti i giovani del mondo papa Francesco nella veglia di Cracovia: “La vita è bella sempre e vogliamo viverla; vogliamo lasciare un’impronta; noi decidiamo del nostro futuro”.
A te la grande scelta: essere nella storia, o uscire dalla storia?
Le utopie, anche religiose, ti portano fuori. Il Vangelo della misericordia ci sollecita ad essere dentro. Non avere paura se ciò comporterà qualche modifica della tua esistenza, qualche scelta da rivedere, qualche prospettiva che ti sembrava necessaria.
Con gli occhi di Gesù imparerai a costruire una storia dove scoprirai la gioia della tua identità, della tua stabilità e della tua eternità.
Sarai nella storia “qualcuno” e non qualcosa, come è avvenuto per Santa Caterina da Siena, una donna qualunque e insignificante, che è diventata qualcuno per molti e ancora oggi continua ad essere punto di riferimento per costruire una società fondata sulla dignità dell’uomo.
Vi aspetto a Siena, per essere insieme protagonisti nella storia.
Vostro
+Lorenzo