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Strage di Nizza. L'imperativo delle autorità che desta scandalo: "Distruggete le immagini"

Intanto una poliziotta ammette: “Ho subito pressioni per affermare menzogne su quanto avvenuto la sera del 14 luglio”

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Non bastano 84 morti di cui molti bambini e circa cento feriti. L’attentato di Nizza, la sera del 14 luglio, sta producendo strascichi di polemiche che suscitano indignazione da parte dei cittadini e stizza da parte del Governo di Parigi.
Le Figaro ha comunicato nei giorni scorsi che la magistratura francese ha stabilito che il comune di Nizza dovrà cancellare tutti i fotogrammi registrati dalle telecamere di video sorveglianza relativi alla sera della strage.
I giudici hanno motivato la decisione affermando che quelle immagini potrebbero ledere la dignità della vittima. Tuttavia esse rappresentano anche delle prove, fondamentali per venire a capo di quanto è avvenuto esattamente.
Le polemiche si sono rinfocolate ieri, 24 luglio. Dopo l’inchiesta del quotidiano Libérationche attesta le menzogne sulla sicurezza raccontate dall’Esecutivo, tiene alta l’attenzione un’intervista rilasciata dalla responsabile del centro di supervisione urbana di Nizza, la poliziotta Sandra Bertin, la quale accusa Bernard Cazeneuve, ministro dell’Interno francese, di averle fatto pressioni perché nel rapporto sull’attentato indicasse la presenza della polizia nazionale, nonostante lei non l’avesse rilevata dalle immagini di sorveglianza.
“Ho subito insistenze per un’ora, mi è stato ordinato di indicare le posizioni specifiche della polizia nazionale, che io negli schermi non ho visto”, ha detto la Bertin. La quale ha raccontato che le è stato chiesto espressamente di parlare di una presenza della polizia: “Ho risposto che non avrei scritto ciò che non avevo visto. È possibile che la polizia nazionale fosse là, ma non compariva nei video. Allora questa persona mi ha chiesto di mandare per email una versione modificabile del rapporto, per ‘non dover riscrivere tutto'”. La Bertin, sfiancata dall’insistenza, avrebbe allora ceduto alle richieste.
Il ministro Cazeneuve ha querelato la donna per diffamazione, ma l’opinione pubblica francese resta profondamente toccata da questo racconto. Già il 18 giugno 2015 si levarono proteste all’indirizzo del Governo, quando fu imposto il segreto di Stato sulla strage al settimanale satirico Charlie Hebdo, avvenuta nel gennaio precedente. Molti episodi, forse determinanti per capire dinamica e mandanti di quella strage, resteranno pertanto ignoti ai cittadini.
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ZENIT Staff

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