Il dibattito sull’utero in affitto e sul ddl Cirinnà è prepotentemente entrato anche nel tubo catodico. In uno dei tanti dibattiti televisivi del pomeriggio, qualche giorno fa, è andato in scena un duro contraddittorio tra lo psichiatra Paolo Crepet e l’attivista transessuale Vladimir Luxuria.
Lo psichiatra ha sollevato la questione del “diritto fondamentale del bambino di sapere chi è la sua mamma e di conoscerla”. Alle repliche di Luxuria, Crepet ha dunque rincarato la dose, definendo “nazismo puro” la pratica dell’utero in affitto.
Intervistato da ZENIT, lo psichiatra torinese non arretra di un millimetro dalla sua netta posizione: “Stiamo parlando di una pratica eugenetica, è per questo che ho richiamato la cultura nazista”. Del resto si tratta “della scelta di un figlio su base genetica, cosa che trovo come minimo aberrante”.
Eppure la voce di un altro scienziato di grande fama, quella dell’oncologo Umberto Veronesi, si è recentemente alzata a favore dell’utero in affitto, definito persino “un’occasione” non solo per chi ne usufruisce, ma anche per la donna che vi si presta.
Parere che Crepet rifiuta fermamente. “Trovo che sia mostruoso – dice – strappare a una donna il figlio che ha avuto in grembo per nove mesi”, in quanto “esistono biblioteche intere che dimostrano che durante la gravidanza si stabiliscono relazioni emotive ed affettive tra la madre e il feto”.
Lo psichiatra rileva che “non è detto che la donna che affitta il proprio utero abbia già avuto figli, ciò significa che potrebbe non sapere, per mancanza di esperienza, cosa succede quando si porta avanti una gravidanza”.
Crepet aggiunge inoltre un aspetto di carattere sociale. “La donna che affitta il proprio utero lo fa per fame, non per comprarsi un abito costoso. Credo quindi che non sia bello, né elegante e né dignitoso speculare sulle disgrazie altrui”.
E siccome “queste spinte” a favore dell’utero in affitto giungono da forze “cosiddette progressiste”, Crepet non nasconde la propria “irritazione cutanea”. Torna allora sullo scontro cui è stato protagonista in tv: “Mi sono permesso di redarguire il signor Vladimir Luxuria perché, essendo stato parlamentare in un partito di ultra-sinistra (Rifondazione Comunista, ndr), affermando oggi certe cose mi pare abbia smarrito il senno…”.
Ed è proprio il senno, d’altronde, che dovrebbe indicare come l’utero in affitto nuoce non solo alla mamma, ma anche al figlio. Crepet spiega che “essere a favore dell’utero in affitto equivale ad augurare a un bambino di nascere da un trauma”. Chiunque infatti, “se venisse a sapere di esser nato non dalla mamma che ha conosciuto, bensì da un’altra che ha affittato l’utero per soldi, non vivrebbe esattamente dei bei momenti…”.
È un “diritto del bambino – la sua considerazione – avere un’identità che scaturisce dal sapere chi è il suo papà e chi è la sua mamma”. “Ci sarà pure un motivo – aggiunge – per cui non ho mai conosciuto una persona che ritiene sia meglio esser figli di una provetta che di una persona?”.
Di qui l’opinione di Crepet, secondo cui “l’utero in affitto nasce da un enorme desiderio egoistico degli adulti”. Lo psichiatra, pur definendosi “un paladino dei diritti degli omosessuali”, ritiene pertanto che questi “diritti” debbano avere dei limiti.
C’è poi un altro motivo valido per apporre un divieto davanti all’aspirazione all’utero in affitto. Si tratta della questione legata al censo. “Mi pare evidente – afferma lo psichiatra – che per andare in California o in Canada a convincere una donna ad affittare il proprio utero, servano tanti soldi”. Ne deriva una riflessione: “La coppia omosessuale di operai della Fiat non può accedervi, non è forse una discriminazione questa?”.
“Parliamoci chiaro – taglia corto Crepet -: una coppia omosessuale dell’alta borghesia italiana che si reca in California per affittare un utero, sceglierà sicuramente una signorina bellina, bionda e con gli occhi azzurri”. Scelta che segue lo stesso “principio eugenetico – conclude – attuato da un certo Adolf Hitler…”.
Wikipedia Commons - Elena Torre
Crepet: "L'utero in affitto ricorda l'orrore nazista"
Secondo il noto psichiatra, la maternità surrogata porta inevitabilmente all’eugenetica attuata da Hitler. Egli solleva poi il diritto del figlio a conoscere i propri genitori