Domenica 17 gennaio, Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, l’Arcivescovo di Torino, mons. Cesare Nosiglia, ha inaugurato la nuova la nuova sede dell’Ufficio per la Pastorale dei Migranti: “Una casa di luce e speranza per tutta la città che favorisce la cultura dell’incontro dove ogni persona viene considerata una risorsa e non un problema per arricchire la comunità civile ed ecclesiale”.
La sede, già operativa, si trova in via Cottolengo 22, all’interno del distretto sociale dell’Opera di Barolo. In questo luogo, da oltre 150 anni, vengono ospitate iniziative di solidarietà. Fu proprio la Marchesa Giulia di Barolo (1785-1864), dichiarata Venerabile da Papa Francesco nel 2015, ad avviare per prima queste opere caritative.
Come ha dichiarato Sergio Durando, direttore dell’Ufficio Pastorale Migranti della Diocesi di Torino, l’inaugurazione è stata l’occasione “per invocare la benedizione di Dio sulle persone accolte e sui numerosi volontari, operatori e mediatori culturali che quotidianamente operano nella casa portando avanti, attraverso la passione per l’uomo, progetti di accoglienza, integrazione, inclusione sociale, istruzione, per garantire un futuro ai tanti fratelli e sorelle che giungono a Torino dopo aver lasciato alle spalle la propria terra e la propria vita”.
“Questa sede – ha commentato mons. Nosiglia – si impegna a fare in modo che ogni persona possa trovare uno sbocco per continuare a camminare sulle proprie gambe dando ad ognuno la dignità e la possibilità per costruirsi un futuro e una vita di luce. Ed ecco dunque il segno di voler camminare sulla strada dell’incontro fra culture e religioni per arricchirsi reciprocamente. È necessario un patto fondamentale da realizzare con il contributo di tutte le realtà civili ed ecclesiali”.
Condividere percorsi, cercare soluzioni, elaborare nuove strategie che rispondano ai fenomeni complessi della società migrante in cambiamento, è l’unica strada percorribile.
Dopo la benedizione dell’Arcivescovo ci sono stati momenti di festa: spettacoli e canti animati dai vari gruppi di migranti. Un modo per concludere in gioia ed allegria, ma anche per imparare a condividere ciascuno i propri costumi e le proprie tradizioni.
Inaugurata a Torino la “Casa dei Migranti”
Mons. Nosiglia: “Una casa di luce e speranza per tutta la città, dove ogni persona è considerata una risorsa e non un problema”