Card. Pietro Parolin - Foto © Screenshot CTV (archivio)

"Non possiamo vivere senza l’Eucaristia"

Omelia del Cardinale Segretario di Stato a conclusione del II Congresso Eucaristico della Diocesi di Oppido Mamertina-Palmi

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Pubblichiamo di seguito l’omelia che il Cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin ha pronunciato ieri [19 giugno 2019] a Gioia Tauro nel corso della Santa Messa a conclusione dei lavori del II Congresso Eucaristico della Diocesi di Oppido Mamertina-Palmi:
Omelia de Cardinale Segretario di Stato
Eccellenza Reverendissima Mons. Francesco Milito,
cari confratelli nell’Episcopato e nel Presbiterato,
cari Diaconi, Seminaristi, Religiosi e Religiose,
illustri Autoritá e Rappresentanti delle Istituzioni,
cari fratelli e sorelle in Cristo.
È per me motivo di grande gioia trovarmi a pregare questa sera con voi, con la preghiera “per eccellenza, la più alta, la più sublime, e nello stesso tempo la più ‘concreta’”, che è la S. Messa. “Infatti è l’incontro d’amore con Dio mediante la sua Parola e il Corpo e Sangue di Gesù. È un incontro con il Signore” (Papa Francesco, Udienza generale, 15 novembre 2017). Sono queste parole di Papa Francesco. Di lui vi reco il saluto affettuoso, assicurando la sua vicinanza spirituale a voi e alla vostra terra. Egli sa bene quante preoccupazioni, interrogativi e problemi ci siano nell’animo dei suoi abitanti, ma sa pure quanto profonde siano la fiducia e la forza d’animo che vi caratterizza. Ringrazio il vostro Pastore diocesano per il cortese invito a presiedere questa celebrazione che chiude il II Congresso Eucaristico Diocesano, da lui fortemente voluto sul tema: “Fratello, per celebrare degnamente i santi misteri, va` prima a riconciliarti, poi torna”. Esso ha sicuramente rappresentato un momento importante per il vostro cammino di Chiesa.
Quella appena trascorsa è stata una settimana ricca di incontri e momenti di riflessione incentrati sul mistero dell’Eucaristia e sul suo stretto rapporto con la vita, una bella occasione per ritrovare il centro di tutto e condividere il pane celeste con i tanti che hanno fame di speranza e di gioia. Celebriamo, dunque, questa Eucaristia con stupore, gioia e gratitudine, perché il dono che nel Sacramento dell’Eucaristia ci è dato possa davvero essere accolto nella nostra vita e possa portare frutti abbondanti di grazia.
1. Più volte abbiamo sentito ripetere che non è possibile vivere senza l’Eucaristia. “Senza Eucaristia non potrei vivere, non potrei amare e non potrei servire i poveri”, diceva Madre Teresa e Padre Pio usava questa immagine: “E’ più facile che il mondo viva senza il sole piuttosto che viva senza la Messa”. Non altro affermavano i 49 martiri di Abitène – una località nell’attuale Tunisia – che nel 304 hanno preferito, contravvenendo ai divieti dell’imperatore Diocleziano, andare incontro alla morte, piuttosto che rinunciare a celebrare il giorno del Signore: “Senza la domenica non possiamo vivere” risposero al magistrato che li interrogava. Erano consapevoli che la loro identità e la loro stessa vita cristiana si basava sul ritrovarsi in assemblea per celebrare l’Eucaristia nel giorno memoriale della Risurrezione.
Per essere convinti di questa verità, che non si può vivere senza Eucaristia basterebbe ricordare il comando del Signore: “Fate questo in memoria di me” (Lc 22,19). Chi prende sul serio Gesù, chi sente di essere legato a Lui in modo indissolubile, che sa di essere a Lui debitore della sua vita, non può che accogliere queste parole con riconoscenza e docilità. Si deve riconoscere come merito alla fedeltà della Chiesa il fatto che, dopo duemila anni, quel comando del Signore mantiene ancora tutta la sua attualità e la sua forza. Non si tratta però solo di obbedire a un comando formale. Il motivo più profondo per cui non possiamo vivere senza Eucaristia sta nelle parole stesse che Gesù ha pronunciato sul pane spezzato e sul vino versato: “Questo è il mio corpo, che è dato per voi … questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue, che è versato per voi” (Lc 22,19-20). Non possiamo rimanere indifferenti di fronte a questo straordinario Sacramento, nel quale Gesù ha posto la sua stessa vita come dono per noi. Come non accogliere un tale dono? Come non rispondere con tutto il desiderio del nostro cuore? Quando ci accostiamo all’Eucaristia, esprimiamo col nostro gesto la disponibilità a ricevere il dono di Gesù per noi, diciamo di sì alla sua volontà di amore e al suo sacrificio di riconciliazione. E da qui, dal dono che il Signore ci fa della sua vita, parte una corrente di amore, di generosità, di perdono, di servizio reciproco che tende a dilatarsi senza limiti fino a raggiungere tutti gli uomini, per coinvolgerli in un circolo virtuoso.
2. Per questo l’Eucaristia fa la Chiesa ed è, nello stesso tempo, una risorsa immensa offerta all’esistenza del mondo. Anzitutto l’Eucaristia fa la Chiesa. Infatti, secondo l’affermazione ripetuta di san Paolo, “la Chiesa è il corpo di Cristo” (Ef 1,22-23; Col 1,24). È importante anzitutto ricordare che la Chiesa è un corpo, cioè una realtà sociale visibile e non un puro ideale. La Chiesa non si sperimenta attraverso un’appartenenza puramente interiore, ma è realtà esterna, visibile e concreta, che si inserisce attivamente nella storia del mondo. Tuttavia quel corpo, che è la Chiesa, “è il corpo di Cristo”, un corpo vivificato e plasmato dallo Spirito di Cristo, in modo tale che la forma sociale della Chiesa manifesta la presenza di Cristo oggi nel mondo. La parola che la Chiesa annuncia non è sua ma di Cristo. I Sacramenti che la Chiesa celebra non sono suoi ma di Cristo. L’amore che la Chiesa cerca di vivere non è amore che provenga da lei, ma da Cristo Signore. Per questo chi incontra la Chiesa può, in lei e attraverso di lei, incontrare realmente Cristo, al di là delle manchevolezze e dei limiti che sono inevitabili nelle persone che la compongono. Se fossimo senza l’Eucaristia, come potrebbe la Chiesa crescere effettivamente come corpo verso il suo capo, Cristo (cf. Col 1,18)? Certo, avremmo la Parola di Dio che è come un seme che dà forma alla vita della Chiesa, ma la Parola ha bisogno di essere interpretata per essere vissuta; ciò che non sempre risulta facile. Con l’Eucaristia la Parola ha il suo criterio perfetto d’interpretazione: “Questo è il mio corpo che è dato per voi”.
3. L’Eucaristia è poi, nello stesso tempo, una risorsa offerta all’esistenza del mondo. Il mondo stesso diventa migliore se ci sono alcuni che conoscono e vivono l’Eucaristia. Che cosa viene immesso nelle strutture del mondo, attraverso l’Eucaristia, se non una forza di amore, di perdono e di riconciliazione? E non sono proprio l’amore, il perdono e la riconciliazione quelle forze che tengono in piedi il mondo? Spesso c’è chi pensa che il mondo sia sostenuto dall’intreccio dei tanti e diversi egoismi. Ciascuno cerca il suo interesse e la società si forma perché gli interessi di uno sono intrecciati con quelli degli altri; per questo ci sopportiamo e sosteniamo a vicenda. Tale analisi è però gravemente incompleta e se viene presa in assoluto è dannosa. Il mondo sta in piedi perché ci sono persone che amano davvero, che portano non solo il peso della propria vita, ma anche il peso della vita degli altri, che rinunciano ai propri successi e onori per lasciare spazio all’affermazione degli altri e al loro bene. Se togliamo tutto questo, il mondo diventa un inferno; e quando il mondo diventa un inferno, scompare il desiderio stesso di vivere e il desiderio di dare vita ad altri. Per questo il mondo ha bisogno dell’Eucaristia. Non perché essa evidentemente sia l’esclusiva sorgente di amore nel mondo; certamente Dio ha messo la capacità e il desiderio di amare in ogni cuore, e l’esperienza stessa di nascere, di essere accolto da qualcuno diventa un impulso forte che ci spinge ad amare. Ma è importante ribadire che di fatto l’Eucaristia è una sorgente immensa di amore concreto. E se ripercorriamo la storia della carità in Occidente, cioè nella nostra cultura, possiamo rivedere quanto di questa carità ha avuto la sua sorgente nell’Eucaristia; quanto dell’attenzione ai poveri, ai malati, agli anziani, ai bambini sia debitore dell’esperienza dell’Eucaristia; o, per fare un esempio, quanto della vita sacerdotale del vostro amato san Gaetano Catanoso, del suo amore alla povertà, della sua compassione per il prossimo abbia avuto la sua motivazione segreta proprio nell’Eucaristia.
4. Non possiamo vivere senza l’Eucaristia. Il senso chiaramente è che non possiamo vivere da cristiani, non possiamo trovare da qualche altra parte l’energia di amore di cui abbiamo bisogno. La nostra condizione è esattamente quella descritta dal Vangelo che abbiamo ascoltato: sommando insieme tutte le nostre risorse possiamo contare su “cinque pani e due pesci” (Lc 9,13); che non sono da buttare via, ma certo sono poca cosa. Eppure, il Signore vuole queste nostre piccole risorse, i “cinque pani e i due pesci”, per restituircele moltiplicate, in modo che possano soddisfare la nostra fame e quella di una folla immensa con noi. Come in ogni celebrazione, tra poco porteremo sull’altare un po’ di pane e un po’ di vino che sono il “frutto della terra e del lavoro dell’uomo”. È ciò che si chiama “presentazione delle offerte”, o come spesso si preferisce dire, “offertorio”. È interessante vedere la povertà di quello che presentiamo e offriamo: “un po’ di pane e un po’ di vino”, qualcosa, quasi niente. Eppure, “questo poco”, messo nelle mani del Signore, compie un miracolo: “questo è il mio corpo che è per voi… è la nuova alleanza nel mio sangue…”. 5. Dicevo che l’Eucaristia mette in movimento un circolo d’amore e di riconoscenza che tende ad allargarsi all’infinito. Il punto di origine è che “Cristo mi ha amato e ha dato se stesso per me” (Gal 2,20). Non possiamo certo restituire a Cristo quello che ci ha dato, ma possiamo restituirlo a coloro che Cristo ama, quindi ai nostri fratelli. Per riconoscenza, dunque, cerchiamo di amare gli altri e di prenderci cura di loro; ed essi, a loro volta, trasmetteranno il medesimo amore ad altri e ad altri ancora, fino a che, finalmente, il dinamismo dell’amore non raggiunga tutti e tutti vi siano coinvolti. Questa è la legge dell’Eucaristia. Questo circolo di amore ci rende ben consapevoli dei problemi, delle difficoltà economiche e sociali, che oggi voi vi trovate a vivere in questa particolare zona della Calabria, che a volte si manifestano nel modo più grave e talvolta più drammatico, anche attraverso il fenomeno delle attività criminose e mafiose e le preoccupanti forme di omertà e di corruzione che esso genera. Tutto questo è esattamente la negazione del messaggio del mistero dell’Eucaristia, perché è egoismo, violenza, sopraffazione, individualismo diabolico. Il circolo d’amore, il mistero della comunione è sostituito dal circolo dell’odio, dal mistero del male che avvelena il cuore dell’uomo.
Da una parte l’uomo è esaltato, amato fino al punto che Dio si dona come sorgente di acqua viva per la vita eterna, dall’altra l’uomo è calpestato, umiliato, odiato fino al punto da perdere ogni suo valore. Ci sono contraddizioni laceranti per la società che da tempo aspettano le giuste soluzioni; non c’è dubbio che negli ultimi anni molto si è fatto, ma ancora moltissimo rimane da fare sia attraverso l’intervento dello Stato, sia con la coraggiosa imprenditorialità dell’iniziativa privata, sia con la continua formazione delle coscienze, e da questo punto di vista come comunità cristiana abbiamo una grave responsabilità di educazione, di testimonianza e di annuncio coraggioso del mistero dell’Eucarestia, mistero di amore e di comunione. Molte sono state le attese deluse; molti, d’altra parte, sono i motivi di speranza per uno sviluppo economico, agricolo, industriale, turistico e commerciale di questa parte importante della Calabria. Infondere fiducia e speranza nelle nuove generazioni è un compito che come Chiesa non possiamo eludere; sarà la nostra missione in questa amata terra. Auspico che possiate far convergere tutte le vostre energie di intelligenza e di cuore, che sono tante e così valide, verso l’edificazione di una società migliore, più giusta, più ordinata, più umana, una società degna della tradizione cristiana della vostra terra. Venga in nostro aiuto la Vergine Maria che voi venerate nella Cattedrale di Oppido Mamertina come l’Annunziata. Maria è “donna eucaristica” (Ecclesia de Eucharistia nn. 53-58). Solo guardando a Lei e seguendo le sue orme potremo celebrare e vivere il mistero eucaristico, “il tesoro della Chiesa, il cuore del mondo, il pegno del traguardo a cui ciascun uomo, anche inconsapevolmente, anela” (ib. n. 59). Su tutti e ciascuno volga il suo sguardo misericordioso e materno. Amen!

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ZENIT Staff

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