Alle ore 11.30 di questa mattina, presso la Sala Stampa della Santa Sede, ha luogo la Conferenza Stampa di presentazione dell’incontro di Studi “I Patti Lateranensi. Tavola Rotonda in occasione del XC anniversario (1929-2019)”, organizzato dal Pontificio Comitato di Scienze Storiche, che avrà luogo in Vaticano, presso il Pontificio Collegio Teutonico, il 12 febbraio 2019. Intervengono alla Conferenza Stampa: il Rev.mo P. Bernard Ardura, O. Praem., Presidente del Pontificio Comitato di Scienze Storiche, e il Prof. Matteo Nacci, della Pontificia Università Lateranense. Ne riportiamo di seguito gli interventi:
Intervento del Rev.mo P. Bernard Ardura, O. Praem.
Con la stipula dei Patti Lateranensi, si pose fine giuridicamente a cinquantanove anni di relazioni tese, fin dalla “presa di Roma”, con la conseguente perdita della sovranità temporale del Pontefice. Da san Pio X, i Papi non avevano più rivendicato il ripristino dello Stato pontificio, e si può ben comprendere che Pio XI desiderasse avere una garanzia dell’indipendenza della Santa Sede dall’Italia.
I Patti Lateranensi intervennero dopo dieci anni dall’ultimo “smacco” istituzionale subito dalla Santa Sede, vale a dire l’opposizione dell’Italia alla partecipazione della Santa Sede ai negoziati di pace del 1919, per concludere la I Guerra mondiale. Dal punto di vista dell’Italia, essa intese sbarazzarsi dell’immagine di “persecutore” del Papa. Nel corso degli anni, sotto Pio XI, si instaurò una conciliazione de facto mentre i Patti Lateranensi segnarono la conciliazione de iure.
Se ci fu una quasi unanimità sulla necessità di risolvere la cosiddetta “Questione romana” e dunque questo status conflittuale, si registrò, al contrario, grande diversità di opinioni sul modo di realizzarla. Creare uno Stato indipendente sembrava, infatti, necessario, ma si pose la questione di Roma: il nuovo Stato, per alcuni, avrebbe dovuto inglobare almeno una parte della città. La situazione anteriore appariva agli osservatori esteri come una garanzia di indipendenza del Papa dall’Italia, in quanto soggetti in conflitto.
Il Trattato, accompagnato da un Concordato con il regime fascista, non poteva, d’altronde, suscitare qualche perplessità presso gli stessi Cattolici e qualche governo estero? È bene ricordare che i trattati vengono firmati con uno Stato e non con un regime politico particolare. Ciò che è fondamentale è la continuità dello Stato attraverso la variabilità dei regimi politici. Così, i Patti Lateranensi furono firmati tra la Santa Sede e lo Stato italiano ed essi furono inseriti nella Costituzione italiana del 1948, quando l’Italia scelse di passare dalla monarchia alla Repubblica. Come bilancio storiografico, si deve lodare la saggezza di Pio XI, che optò per una soluzione che si potrebbe definire “minimalista” quanto al territorio dello Stato, coadiuvato dalla visione realistica del cardinale Gasparri. Novant’anni dopo, anche se la realizzazione concreta dello Stato ha potuto sempre essere oggetto di discussione e di riflessione, la cooperazione fattiva tra la Santa Sede e lo Stato italiano ancora oggi, soprattutto in questi anni di precarietà economica e sociale e più recentemente di crisi umanitaria, dimostra la bontà dei Patti Lateranensi.
Intervento del Prof. Matteo Nacci
La Tavola Rotonda che oggi presentiamo rientra fra le benemerite attività di promozione culturale che il Pontificio Comitato di Scienze Storiche – che ringrazio vivamente nella persona del Presidente, Padre Bernard Ardura – ha organizzato in occasione del novantesimo anniversario dei Patti Lateranensi, stipulati fra la Santa Sede e il Regno d’Italia l’11 febbraio 1929.
Tali Patti, come bene si evince dalla brochure dell’evento che si svolgerà il prossimo 12 febbraio presso il Pontificio Collegio Teutonico, saranno esaminati con la ‘lente’ del diritto concordatario, del diritto internazionale, del diritto ecclesiastico e della storia dei rapporti fra la Chiesa e le comunità politiche; disciplina, quest’ultima, che da diversi anni caratterizza una parte delle mie ricerche e pubblicazioni scientifiche. Dal privilegiato ‘osservatorio’ dello storico del diritto, delimiterò il campo d’indagine delle mie osservazioni – lasciando il punto di vista del diritto concordatario, del diritto internazionale e del diritto ecclesiastico ad altri colleghi che, insieme a me, parleranno il 12 febbraio p.v. – a due ‘nodi’ concettuali, l’uno concatenato all’altro. Innanzitutto, attraverso un excursus storico-politico, prenderò in considerazione la fase della cosiddetta “preconciliazione”, un arco temporale piuttosto breve ma intenso distesosi fra il 1869-1870 e il 1929.
In secondo luogo, come conseguenza del primo punto, evidenzierò l’importanza dei Patti Lateranensi dal punto di vista culturale. Sono fermamente convinto, infatti, che i Patti Lateranensi del 1929 – parzialmente modificati dall’Accordo di Villa Madama del 1984 – siano un valido esempio di elevata “cultura giuridica”: una cultura giuridica che si pone al di sopra del seppur grande valore che essi assumono come ‘prodotto’ di diritto internazionale, ecclesiastico e concordatario poiché esprimente l’altissimo merito della Chiesa di saper scrutare, da sempre, i ‘segni dei tempi’ interpretandoli con prudenza e saggezza alla luce del Vangelo.
Conferenza Stampa: Incontro di Studi "I Patti Lateranens" - Foto © ZENIT (Rosa Die)
Incontro di Studi "I Patti Lateranensi. Tavola Rotonda in occasione del XC anniversario (1929-2019)"
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