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"Che cosa è l’amore?"

Visita pastorale alla Parrocchia romana del Santissimo Sacramento a Tor de’ Schiavi

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Nel pomeriggio di oggi [6 maggio 2018], VI Domenica di Pasqua, il Santo Padre Francesco si è recato in visita pastorale alla Parrocchia romana del Santissimo Sacramento a Tor de’ Schiavi dove ha inaugurato la “Casa della gioia” per persone con disabilità, realizzata nei locali del sottotetto.
Al suo arrivo, alle ore 15.30 circa, il Papa è stato accolto dall’Arcivescovo Angelo De Donatis, Vicario generale della Diocesi di Roma, dal Cardinale titolare José Gregorio Rosa Chàvez, dall’Arcivescovo di Manila e Presidente di Caritas Internationalis Card. Luis Antonio Tagle, legato alla nascita della “Casa della gioia”, dal parroco don Maurizio Mirilli, dal vice parroco don Vasile Alexandru Muresan e da alcuni collaboratori parrocchiali.
Nell’oratorio il Papa, incontrando la comunità parrocchiale, ha risposto a quattro domande poste da un genitore, da un giovane, da un adolescente e da un bambino. Successivamente, nel salone parrocchiale, ha incontrato gli anziani e gli ammalati.
Quindi è salito nei locali della “Casa della gioia”. Negli spazi adibiti a centro diurno Papa Francesco ha incontrato i responsabili della Caritas, dei progetti “Quartieri solidali” e “Condomini solidali” e del servizio notturno per i senza fissa dimora.
Il Santo Padre si è intrattenuto poi con i disabili del centro diurno e con le loro famiglie. Quindi ha visitato la nuova casa famiglia e, dopo averne benedetto gli ambienti, ha incontrato i sette ragazzi che la abiteranno insieme a due religiose e a una laica. E’ sceso poi nei locali parrocchiali dove ha confessato alcuni penitenti.
Alle ore 17.30 ha celebrato la Santa Messa durante la quale ha impartito il sacramento della Cresima a una bambina della parrocchia affetta da malattia mitocondriale e a sua madre. Al termine, dopo il saluto ai fedeli riuniti nella piazza antistante che hanno seguito la celebrazione sul maxischermo appositamente allestito per l’occasione, è rientrato in Vaticano.
Pubblichiamo di seguito l’omelia che il Santo Padre ha pronunciato a braccio nel corso della Celebrazione Eucaristica durante la quale ha amministrato il sacramento della Cresima:
Gesù, prima di recarsi all’orto degli ulivi e incominciare la sua Passione – ha sofferto tanto Gesù, nell’orto degli ulivi – ha questo lungo discorso a tavola con i discepoli. E lui consiglia una cosa forte, dà un consiglio molto forte: “Rimanete nel mio amore”. Questo è il consiglio che Gesù dà ai suoi prima di soffrire e di morire. Ed è anche il consiglio che dà a noi, ad ognuno di noi. Gesù ci dice: “Rimanete nel mio amore. Non andate fuori del mio amore”.
E ognuno di noi può domandarsi nel cuore – nel proprio cuore -: “Io rimango nell’amore del Signore? O esco fuori cercando altre cose, altri divertimenti, altre condotte di vita?” Ma “rimanere nell’amore” è fare quello che Gesù ha fatto per noi. Lui ha dato la vita. Lui è stato il servo di noi: è venuto a servirci. “Rimanere nell’amore” significa servire gli altri, essere al servizio degli altri. Che cosa è l’amore? Vogliamo pensare a che cosa è l’amore?
“Ah, sì, ho visto un telefilm sull’amore, era bello… E quella coppia di fidanzati… E poi, è finita male, peccato!”. Non è così. L’amore è un’altra cosa. L’amore è prendersi carico degli altri. L’amore non è suonare violini, tutto romantico… L’amore è lavoro. Quante tra di voi sono mamme, pensate a quando i bambini erano piccolini: come amavate i vostri bambini? Con il lavoro. Prendendovi cura di loro. Loro piangevano… bisognava allattarli; cambiarli; questo, quell’altro… L’amore è sempre lavoro per gli altri. Perché l’amore si fa vedere nelle opere, non nelle parole. Ricordate quella canzone: “Parole, parole, parole”. Tante volte sono solo parole. L’amore invece è concreto.
Ognuno deve pensare: il mio amore per la mia famiglia, nel quartiere, nel lavoro: è servizio agli altri? Mi preoccupo degli altri? Sono stato su – la chiamano la “Casa della Gioia” – ma può ben chiamarsi la “Casa dell’Amore”, perché questa parrocchia si è presa cura di tanti che hanno bisogno di essere curati, di essere sorvegliati. E questo è amore. Amore è lavoro, lavoro per gli altri. L’amore è nelle opere, non nelle parole. “Io ti amo”. “E che cosa fai per me se mi ami?” Ognuno degli ammalati del quartiere si chiede: “Che cosa fai per me?” Nella nostra famiglia, se tu ami i tuoi figli, siano piccoli, grandi, i genitori, gli anziani, che cosa fai per loro? Per vedere com’è l’amore, va sempre detto: che cosa faccio?
“Ma padre, dove impariamo questo?” Da Gesù. E nella Seconda Lettura c’è una frase che può aprirci gli occhi: “In questo si è manifestato l’amore di Dio in noi: Dio ha mandato nel mondo il suo Figlio”. In questo sta l’amore. Non siamo stati noi ad amare Dio; ma è Lui che ci ha amato per primo. Il Signore ama sempre per primo. Ci aspetta con l’amore. Anche noi possiamo farci la domanda: io aspetto con l’amore gli altri? E poi fare l’elenco delle domande. Per esempio: il chiacchiericcio è amore? Quello che chiacchiera degli altri… No, non è amore. Sparlare della gente non è amore.
“Oh… Io amo Dio. Faccio cinque novene al mese. Faccio questo, questo…” Sì, ma… com’è la tua lingua? Come va la tua lingua? Questa è proprio la pietra di paragone per vedere l’amore. Io amo gli altri? Domandati: come va la mia lingua? Ti dirà se è vero amore. Dio ci ha amato per primo. Ci aspetta con l’amore sempre. Io amo per primo o aspetto che mi diano qualcosa per amare? Come i cagnolini che aspettano il regalo, il pezzo per mangiare e poi fanno festa al padrone. L’amore è gratuito, per primo. Ma il termometro per sapere la temperatura del mio amore è la lingua. Non dimenticatevi di questo. Quando state per fare l’esame di coscienza, prima della confessione o a casa, chiedetevi: ho fatto quello che Gesù mi ha detto: “Rimanete nel mio amore”?
E come posso saperlo? Da come è andata la mia lingua. Se ho parlato male degli altri, non ho amato. Se questa parrocchia riuscisse a non parlare mai male degli altri, sarebbe da canonizzare! E, almeno, come ho detto altre volte: fate lo sforzo di non sparlare degli altri. “Ma, padre, ci dia un rimedio per non sparlare degli altri”. È facile. È alla portata di tutti. Quando ti viene voglia di parlare male degli altri, morditi la lingua! Si gonfierà, ma di sicuro non parlerai più male. Chiediamo al Signore di “rimanere nell’amore”, e di capire che l’amore è servizio. è prendersi carico degli altri. E la grazia di capire che il termometro di come va l’amore è la lingua. Tutti accompagneremo Maia che riceverà la Confermazione.

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ZENIT Staff

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