Udienza ai partecipanti al Capitolo Generale della Congregazione della Passione di Gesù Cristo (Passionisti) 22/10/2018 - Foto © Vatican Media

Papa Francesco ai Passionisti: gratitudine, profezia e speranza

Messaggio al Superiore Generale della Congregazione della Passione di Gesù Cristo in occasione delle celebrazioni giubilari per il terzo centenario

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Pubblichiamo di seguito il Messaggio che il Santo Padre Francesco ha inviato al Reverendo Padre Joachim Rego, C.P., Superiore Generale della Congregazione della Passione di Gesù Cristo (Passionisti), in occasione delle celebrazioni giubilari per il terzo centenario (22 novembre 2020 – 1° gennaio 2022), sul tema Rinnovare la nostra missione: gratitudine, profezia, speranza:

Messaggio del Santo Padre

Al Reverendo Padre Joachim REGO C.P.
Superiore Generale
Congregazione della Passione di Gesù Cristo (Passionisti)

Le celebrazioni giubilari per il terzo centenario della vostra Congregazione, mi offrono l’occasione di unirmi spiritualmente alla vostra gioia per il dono della vocazione ricevuta di vivere e annunciare la memoria della Passione di Cristo, facendo del mistero pasquale il centro della vostra vita (cfr Costituzioni 64).

Questo vostro carisma, come ogni carisma della vita consacrata, è una irradiazione dell’amore salvifico che scaturisce dal mistero trinitario, si rivela nell’amore del Crocifisso (cfr Esort. ap. Vita consecrata 17-19. 23), si effonde su una persona scelta dalla provvidenza estendendosi in una data comunità, per impiantarsi nella Chiesa in risposta a particolari bisogni della storia. Affinché il carisma perduri nel tempo, è necessario renderlo aderente alle nuove esigenze, tenendo viva la potenza creativa degli inizi. Questa significativa ricorrenza centenaria rappresenta una provvida opportunità di incamminarvi verso nuovi traguardi apostolici, senza cedere alla tentazione di «lasciare le cose come stanno» (Esort. ap. Evangelii gaudium, 25).

Il contatto con la Parola di Dio nella preghiera e la lettura dei segni dei tempi negli eventi quotidiani, vi renderà capaci di percepire il soffio creativo dello Spirito che alita nel tempo, additando le risposte alle attese dell’umanità. A nessuno sfugge che viviamo oggi in un mondo in cui nulla è più come prima. L’umanità è nella spirale di cambiamenti che mettono in discussione non solo il valore delle correnti culturali che l’hanno arricchita finora, ma persino l’intima costituzione del suo essere. La natura e il cosmo, assoggettati al dolore e alla caducità dalle manipolazioni umane (cfr Rm 8,20), assumono preoccupanti tratti degenerativi. Anche a voi è chiesto di individuare nuovi stili di vita e nuove forme di linguaggio per annunciare l’amore del Crocifisso, testimoniando così il cuore della vostra identità.

A tale proposito, ho appreso che le vostre recenti riflessioni capitolari vi hanno condotti all’impegno di rinnovamento della missione, focalizzando tre percorsi: la gratitudine, la profezia e la speranza. La gratitudine è l’esperienza che vive il passato nell’atteggiamento del Magnificat e cammina verso il futuro in atteggiamento eucaristico. La vostra gratitudine è frutto della memoria passionis. Chi è immerso nella contemplazione e impegnato nell’annuncio dell’amore che si dona per noi sulla croce ne diventa un prolungamento nella storia, e la sua vita è realizzata e felice.

La profezia è pensare e parlare nello Spirito. Questo è possibile a chi vive la preghiera come respiro dell’anima, e può cogliere i moti dello Spirito nell’intimo dei cuori e nell’intera creazione. Allora la parola annunciata è sempre adeguata ai bisogni del presente. La memoria passionis vi renda profeti dell’amore del Crocifisso in un mondo che va perdendo il senso dell’amore.

La speranza è vedere nel seme che muore la spiga che rende il trenta, il sessanta, il cento per cento. Si tratta di percepire che nelle vostre comunità religiose e parrocchiali, sempre più assottigliate, continua l’azione generatrice dello Spirito, che rende certi della misericordia del Padre che non ci abbandona. Speranza è gioire per quello che c’è, invece che lamentarsi per quello che manca. In ogni caso, non lasciatevi «rubare la gioia dell’evangelizzazione» (Esort. ap. Evangelii gaudium,83).

Auspico che i membri del vostro Istituto possano sentirsi «marcati a fuoco» (ibid.,273) dalla missione radicata nella memoria passionis. Il vostro Fondatore, san Paolo della Croce, definisce la Passione di Gesù «la più grande e stupenda opera dell’amore di Dio» (Lettere II, 499). Di quell’amore si sentiva bruciare e avrebbe voluto incendiare il mondo con l’attività missionaria personale e dei suoi compagni. È quanto mai importante ricordare che «La missione è una passione per Gesù ma, al tempo stesso, è una passione per il suo popolo.

Quando sostiamo davanti a Gesù crocifisso, riconosciamo tutto il suo amore che ci dà dignità e ci sostiene, però, in quello stesso momento, se non siamo ciechi, incominciamo a percepire che quello sguardo di Gesù si allarga e si rivolge pieno di affetto e di ardore verso tutto il suo popolo. La nostra identità non si comprende senza questa appartenenza» (Esort. ap. Evangelii gaudium, 268). Mentre come Capo il nostro Salvatore è risorto e più non muore, nel suo corpo – che misticamente è la Chiesa ma misteriosamente è anche ogni essere umano a cui si è unito in certo modo nell’incarnazione (cfr Cost. ap. Gaudium et spes, 22) – soffre e muore ancora.

Non stancatevi di accentuare il vostro impegno in favore dei bisogni dell’umanità. Tale istanza missionaria sia rivolta soprattutto verso i crocifissi di questa nostra epoca: i poveri, i deboli, gli oppressi e gli scartati dalle molteplici forme di ingiustizia. L’attuazione di questo compito esigerà da parte vostra un sincero sforzo di rinnovamento interiore che deriva dal rapporto personale con il Crocifisso Risorto. Solo chi è crocifisso dall’amore, come lo è stato Gesù sulla croce, è capace di soccorrere i crocifissi della storia con parole e azioni efficaci. Non è infatti possibile convincere gli altri dell’amore di Dio solo attraverso un annuncio verbale e informativo. Occorrono gesti concreti che facciano sperimentare quest’amore nel nostro stesso amore che si dona condividendo le situazioni crocifisse, anche spendendo la vita sino alla fine, pur restando chiaro che tra l’annuncio e la sua accoglienza nella fede corre l’azione dello Spirito Santo.

La Madre del Crocifisso-Risorto, figura della chiesa, Vergine che ascolta, prega, offre e genera vita, è la memoria permanente di Gesù, specialmente della sua Passione. Vi affido a Lei e, invocando l’intercessione del vostro Fondatore, San Paolo della Croce, e dei Santi e Beati passionisti, imparto di cuore la Benedizione apostolica su tutta la famiglia passionista e su quanti parteciperanno alle varie celebrazioni del vostro solenne giubileo.

Roma, San Giovanni in Laterano, 15 ottobre 2020
FRANCESCO

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ZENIT Staff

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