La festa di Diwali è celebrata da tutti gli Indù ed è conosciuta come Deepavali ossia “fila di lampade ad olio”. Simbolicamente fondata su un’antica mitologia, essa rappresenta la vittoria della verità sulla menzogna, della luce sulle tenebre, della vita sulla morte, del bene sul male. La celebrazione vera e propria dura tre giorni segnando l’inizio di un nuovo anno, la riconciliazione familiare, specialmente tra fratelli e sorelle, e l’adorazione a Dio. Quest’anno la festa sarà celebrata da molti indù il 14 novembre. Per l’occasione il Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso ha inviato loro un Messaggio dal tema: «Cristiani e induisti: riaccendiamo un clima positivo e di speranza durante la pandemia da Covid-19 e oltre».
Cristiani e induisti: riaccendiamo un clima positivo e di speranza durante la pandemia da Covid-19 e oltre
Cari amici induisti,
Il Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso vi presenta i più cordiali saluti e auguri per il Deepavali, che quest’anno celebrate il 14 novembre. In mezzo alle difficoltà della pandemia da Covid-19, questa festa significativa possa spazzare via le nubi della paura, dell’ansia e di ogni timore e colmare menti e cuori con la luce dell’amicizia, della generosità e della solidarietà. Con il Messaggio di quest’anno, il Pontificio Consiglio incaricato della promozione del dialogo e della cooperazione tra le religioni prosegue la cara tradizione di inviarvi gli auguri accompagnandoli con alcune appropriate riflessioni.
Di questi Messaggi, che mirano a riconoscere, custodire e coltivare le cose buone presenti in entrambe le nostre tradizioni religiose e patrimoni spirituali (cf. Nostra Aetate, 2), questo è il venticinquesimo. Benché non si tratti che di un piccolo passo verso il rispetto e la cooperazione interreligiosi, negli anni questi Messaggi hanno contribuito alla promozione del dialogo e dell’armonia induista-cristiana a vari livelli. Proseguiamo questa nobile tradizione con l’intento di plasmare, incoraggiare e approfondire le reciproche relazioni tra induisti e cristiani come strumento di collaborazione per il bene nostro e di tutta l’umanità.
Quest’anno, sulla scia della pandemia da Covid-19, vogliamo condividere con voi alcuni pensieri sulla necessità d’incoraggiare uno spirito positivo e speranza per il futuro anche di fronte a ostacoli apparentemente insormontabili, sfide socio-economiche, politiche e spirituali, e ansia, incertezza e paura diffuse. I nostri sforzi in questo senso si basano sulla convinzione che Dio, che ci ha creati e ci sostiene, non ci abbandonerà. Ma un incoraggiamento all’ottimismo potrebbe sembrare poco realistico per quelli che hanno perso qualcuno dei loro cari, o il loro impiego, o entrambi. In effetti, anche la speranza e il senso di positività più audaci rischiano di dissiparsi nelle tragiche situazioni causate dall’attuale pandemia e dalle sue gravi conseguenze sulla vita quotidiana, l’economia, l’assistenza sanitaria, l’educazione e le pratiche religiose. Eppure, è proprio la fiducia nella provvidenza divina a ispirarci ottimismo e volontà di operare per riaccendere la speranza nel mezzo delle nostre società. La pandemia ha, in effetti, comportato numerosi cambiamenti positivi nel nostro modo di pensare e di vivere, pur se a livello mondiale ha causato sofferenze senza precedenti e i lockdown che hanno alterato il corso normale della vita.
Le esperienze di sofferenza e un senso di responsabilità reciproca hanno unito le nostre comunità nella solidarietà e nella preoccupazione, in atti di gentilezza e compassione verso i sofferenti e i bisognosi. Questi segni di solidarietà ci hanno fatto apprezzare più in profondità l’importanza della coesistenza, il fatto dell’appartenenza reciproca e il bisogno che abbiamo gli uni degli altri per il benessere di tutti e della nostra casa comune. Come ha notato papa Francesco, “la solidarietà oggi è la strada da percorrere verso un mondo post-pandemia, verso la guarigione dalle nostre malattie interpersonali e sociali” è “una strada per uscire migliorati dalla crisi” (cf. Udienza Generale, 2 settembre 2020).
Le nostre rispettive tradizioni religiose c’insegnano a restare in atteggiamento positivo e di speranza anche nelle avversità. Prestando attenzione alle tradizioni e agli insegnamenti religiosi, possiamo lottare nel mezzo della crisi globale per diffondere ciò che papa Francesco ama chiamare “il contagio della speranza” (Messaggio Urbi et Orbi, 12 aprile 2020) con gesti di cura, affetto, gentilezza e compassione, che sono più contagiosi dello stesso coronavirus. Fondati su quelle tradizioni e insegnamenti religiosi, sui nostri valori condivisi e sul nostro impegno per migliorare l’umanità, possiamo noi, cristiani e induisti, unirci a tutte le persone di buona volontà per costruire una cultura di positività e speranza nel cuore delle nostre società, non solo in questi giorni difficili, ma anche nel futuro che ci sta dinanzi. Auguriamo a tutti voi un felice Deepavali!
Miguel Ángel Cardinale Ayuso Guixot, MCCJ
Presidente
Mons. Indunil Kodithuwakku Janakaratne Kankanamalage
Segretario