A seguito della pubblicazione del rapporto dell’Associazione Antigone su salute, tecnologie, spazi e vita interna nelle carceri italiane, avvenuta il 10 agosto, il Presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII Giovanni Paolo Ramonda interviene sul tema del sovraffollamento degli istituti penitenziari.
Il Rapporto denuncia un tasso di affollamento delle carceri di oltre il 106%, seppur in calo, con 24 istituti ancora al 140% ed addirittura con picchi del 170%. A Latina — denuncia il rapporto — si raggiunge quasi il 200%: per ogni posto disponibile sono recluse due persone.
«Apprezziamo lo sforzo che lo stato ha fatto negli scorsi mesi per decongestionare le carceri, anche attraverso il ricorso alle comunità esterne. Un impegno che ci stimola nell’affrontare sempre meglio l’emergenza sanitaria e ancor più quella educativa» .
Ramonda propone alcuni spunti di lavoro:
«Dissentiamo dall’uso dei braccialetti elettronici, ai quali di fatto viene delegata una responsabilità educativa: non sono di aiuto ai percorsi di riabilitazione e di reinserimento sociale degli autori di reati».
«Un‘ espiazione intelligente della pena può avvenire soltanto quando il reo viene messo in grado di affrontare i problemi alla radice, ragionando sulle cause che spingono a delinquere. Una redenzione vera, con un ritorno in società sicuro, avviene all’interno di percorsi educativi in cui proprio le comunità educative esterne possono avere un ruolo di primo piano. Le azioni future auspicate richiedono un’azione sinergica tra istituzioni, mondo del no-profit, mondo delle imprese. Come diceva don Oreste Benzi: “Un uomo recuperato non è più pericoloso, per questo dobbiamo passare dalla certezza della pena alla certezza del recupero”, ed anche “L’uomo non è il suo errore”».