“Dio non ci sceglie a motivo della nostra ‘bravura’, ma proprio perché siamo e ci sentiamo piccoli”, così il tweet pubblicato oggi da Papa Francesco.
“[…] Chi si fa piccolo come un bambino – ci dice Gesù – «è il più grande nel regno dei cieli» (Mt 18,4). La vera grandezza dell’uomo consiste nel farsi piccolo davanti a Dio. Perché Dio non si conosce con pensieri alti e tanto studio, ma con la piccolezza di un cuore umile e fiducioso. Per essere grandi davanti all’Altissimo non bisogna accumulare onori e prestigio, beni e successi terreni, ma svuotarsi di sé. Il bambino è proprio colui che non ha niente da dare e tutto da ricevere. È fragile, dipende dal papà e dalla mamma. Chi si fa piccolo come un bimbo diventa povero di sé, ma ricco di Dio”, così Papa Francesco durante il Viaggio Apostolico in Georgia nel 2016.
“I bambini, che non hanno problemi a capire Dio, hanno tanto da insegnarci: ci dicono che Egli compie grandi cose con chi non gli fa resistenza, con chi è semplice e sincero, privo di doppiezze. Ce lo mostra il Vangelo, dove si operano grandi meraviglie con piccole cose: con pochi pani e due pesci (cfr Mt 14,15-20), con un granello di senape (cfr Mc 4,30-32), con un chicco di grano che muore in terra (cfr Gv 12,24), con un solo bicchiere d’acqua donato (cfr Mt 10,42), con due monetine di una povera vedova (cfr Lc 21,1-4), con l’umiltà di Maria, la serva del Signore (cfr Lc 1,46-55).
Ecco la grandezza sorprendente di Dio, di un Dio pieno di sorprese e che ama le sorprese: non perdiamo mai il desiderio e la fiducia delle sorprese di Dio! E ci farà bene ricordare che siamo sempre e anzitutto figli suoi: non padroni della vita, ma figli del Padre; non adulti autonomi e autosufficienti, ma figli sempre bisognosi di essere presi in braccio, di ricevere amore e perdono. Beate le comunità cristiane che vivono questa genuina semplicità evangelica! Povere di mezzi, sono ricche di Dio. Beati i Pastori che non cavalcano la logica del successo mondano, ma seguono la legge dell’amore: l’accoglienza, l’ascolto, il servizio. Beata la Chiesa che non si affida ai criteri del funzionalismo e dell’efficienza organizzativa e non bada al ritorno di immagine. […]”