Alle ore 11.40 di questa mattina, nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Francesco ha ricevuto in Udienza i partecipanti all’Incontro mondiale dei Cappellani dell’Aviazione civile in occasione dell’inizio del XVII Seminario Mondiale, promosso dal Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, sul tema: “I Cappellani cattolici e gli operatori di pastorale dell’Aviazione Civile al servizio dello sviluppo umano integrale” (Roma, 10 – 13 giugno 2019). Pubblichiamo di seguito il discorso che il Papa ha rivolto ai presenti nel corso dell’incontro:
Discorso del Santo Padre
Eminenza,
Eccellenza,
Cari fratelli e sorelle,
vi accolgo all’inizio di questo Seminario Mondiale sul tema: “I Cappellani cattolici e gli operatori di pastorale dell’Aviazione Civile al servizio dello sviluppo umano integrale”. Saluto il Cardinale Turkson e lo ringrazio per le sue gentili parole. In occasione dei miei Viaggi Apostolici ho avuto l’opportunità di passare per molti aeroporti, dove voi, cari Cappellani e operatori qui presenti, prestate il servizio pastorale in situazioni complesse e specifiche.
Lo sviluppo tecnologico, la frenesia del lavoro, il continuo transito di gente favoriscono nelle aerostazioni un’atmosfera di anonimato e di indifferenza, rendendole grandi periferie umane. Milioni di persone di diverse nazionalità, culture, religioni e lingue vi si incrociano ogni giorno; ognuna è una storia, che solo Dio conosce: gioie, dolori, attese, preoccupazioni… In questi luoghi voi siete chiamati a portare la parola e la presenza di Cristo, il Solo che conosce quello che c’è nel cuore di ogni uomo; a portare a tutti, fedeli e “gentili”, il Vangelo della tenerezza, della speranza e della pace. Si può seminare tanta pace con un gesto, con una parola, con uno sguardo. Negli aeroporti voi siete anzitutto una presenza di gratuità: rappresentate la gratuità dell’amore di Dio in un ambiente dove tutti si trovano o per lavoro o viaggiano per i più diversi interessi. È vero, la cultura degli aeroporti, non è, purtroppo, una cultura di gratuità. Non lo è. È il contrario, sempre. E voi aprite le porte a spazi e anche a dialoghi di gratuità.
In quel contesto, voi offrite – in modo molto rispettoso e discreto – la possibilità di incrociare “l’adesso di Dio”. Perché quel giorno, quell’ora di passaggio, è in realtà irripetibile, e voi siete bravi a cogliere le opportunità che vi si presentano per avvicinarvi alle persone con la fantasia della carità pastorale: sia ai dirigenti, sia agli impiegati e ai diversi operatori, come pure ai passeggeri. La vostra testimonianza e il messaggio che date, “qui e ora”, può lasciare un segno che dura per tutta la vita, proprio con la forza della gratuità. E mi permetto di raccontarvi una storia che avevo sentito da una persona.
Un uomo di affari, sempre preoccupato per i suoi affari, era in aeroporto. È andato in cappella e cercava una presa di corrente per il suo computer. L’ha trovata e l’ha fatto. Ed era lì, aspettando un po’ la carica del computer, riposandosi…, quando un cappellano laico si è avvicinato dicendogli: “Ha bisogno di qualcosa?” – “No” – “Ah… Ha fatto bene, perché l’energia è come l’energia di Dio, è di tutti”. Ha cominciato così, e poi una parola dietro l’altra… e quell’uomo ha sentito che nel suo cuore qualcosa era cambiato. Quell’uomo mi ha detto: “In quel momento ho incontrato Gesù”. Subito è andato a comprare un Vangelo e da quel momento – questo, anni fa – ad oggi, tutti i giorni legge il Vangelo, per incontrare di nuovo quel Gesù che aveva incontrato in aeroporto. Questa è una storia vera, raccontata dalla persona stessa.
Mi fa piacere constatare che lo sviluppo umano integrale è al centro dei vostri lavori di questi giorni. Perciò vorrei condividere con voi alcune riflessioni in merito. Nel contesto del vostro lavoro pastorale, lo sviluppo umano integrale comprende i vari elementi che lo rendono veramente tale: la persona nella sua totalità, il lavoro, la cultura, la vita familiare, la religione, l’economia, la politica… Vi esorto a svolgere il vostro ministero con dedizione e passione, guardando i mille volti che vi passano davanti con il cuore di Cristo, perché ognuno possa sentire la vicinanza di Dio. Con questo sguardo, gli aeroporti diventano “porte” e “ponti” per l’incontro con Dio e con i fratelli, figli dell’unico Padre. Possono diventare addirittura luoghi privilegiati dove la pecora perduta possa tornare ad incontrarsi col suo vero Pastore. Infatti, in questi luoghi di partenza e di arrivo, spesso si crea una specie di “zona franca”, dove la persona nell’anonimato riesce ad aprire il proprio cuore, iniziando un processo di guarigione e di ritorno alla casa del Padre, magari abbandonata da tempo per varie circostanze della vita.
Sappiamo poi che per gli equipaggi, piloti e assistenti di volo, gestire la propria vita personale e familiare non è facile: anche per loro è importante la vostra presenza, il vostro ascolto! L’amicizia, la vicinanza, e il tempo che dedicate ad essi e, direttamente o indirettamente, alle loro famiglie risultano di grande aiuto. Inoltre, conosco la vostra premura perché negli aeroporti non manchi la possibilità di incontrare Dio nella preghiera e nei Sacramenti. Condivido con voi il desiderio, il “sogno” pastorale che anche nell’aeroporto possa formarsi una comunità di credenti, che possa essere lievito, sale e luce in quell’ambiente umano particolare.
E non posso qui non menzionare i migranti e i profughi che raggiungono i maggiori aeroporti con la speranza di poter chiedere asilo o trovare un rifugio, o che sono bloccati in transito. Invito sempre le Chiese locali alla dovuta accoglienza e sollecitudine nei loro confronti, pur se si tratta di una responsabilità diretta delle Autorità civili. Fa parte anche della vostra cura pastorale vigilare che sia sempre tutelata la loro dignità umana e siano salvaguardati i loro diritti, nel rispetto della dignità e delle credenze di ciascuno. Le opere di carità nei loro confronti costituiscono una testimonianza della vicinanza di Dio a tutti i suoi figli.
Alcuni di voi, forse tutti, siete chiamati a svolgere più servizi nella vostra realtà ecclesiale. Questo può portare stanchezza fisica e spirituale, e magari anche scoraggiamento, insoddisfazione o sconforto. Pertanto, è bene che, in accordo con i vostri Vescovi, possiate coinvolgere nella vostra missione qualche persona, o del personale aeroportuale o della comunità ecclesiale locale, preoccupandovi anche della loro formazione. Sono quindi molto contento di vedere tra voi tanti laici e religiosi con i quali già collaborate: vi incoraggio a cercare insieme nuove vie di azione pastorale, condividendo i pesi e soprattutto la gioia di evangelizzare. E questo lo vorrei sottolineare. Mi piace che ci siano tanti laici coinvolti in questo. E, per favore, non cadiamo nella tentazione di “clericalizzare” i laici. I laici sono messaggeri, sono missionari a pieno diritto. La qualità del vostro servizio pastorale – come anche del mio! – è proporzionale alla qualità della vita spirituale e della preghiera; ma pure al vostro sentirvi partecipi della missione della Chiesa universale. La missionarietà è l’atteggiamento fondamentale del nostro ministero. Il Signore Risorto vi doni di tenerlo sempre sveglio e rinnovato, con la forza dello Spirito Santo.
Cari fratelli e sorelle, abbiamo da poco celebrato la festa di Pentecoste. Lo Spirto Santo vi illumini e vi riempia dei suoi doni, affinché possiate riprendere il vostro ministero con nuovo slancio e vigore. Vi affido tutti a Maria, Madre della Chiesa, la cui festa celebriamo oggi. In particolare, la invochiamo come Vergine di Loreto, patrona dell’aviazione, perché vi aiuti ad offrire la fiamma della fede ad ogni persona che incontrate nei vostri luoghi di lavoro, perché la salvezza possa arrivare davvero sino agli estremi confini della terra. Grazie.
Udienza ai partecipanti all’Incontro mondiale dei Cappellani dell’Aviazione civile - Foto © Servizio Fotografico - Vatican Media
"I laici sono messaggeri, sono missionari a pieno diritto"
Udienza ai partecipanti all’Incontro mondiale dei Cappellani dell’Aviazione civile