Angelus (03/02/2019) - Foto © Servizio Fotografico - Vatican Media

"Cosa devo fare io per avvicinarmi di più al Signore?"

Le parole del Papa alla recita dell’Angelus

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Alle ore 12 di oggi [24 marzo 2019], il Santo Padre Francesco si è affacciato alla finestra dello studio nel Palazzo Apostolico Vaticano per recitare l’Angelus con i fedeli e i pellegrini riuniti in Piazza San Pietro. Queste le parole del Papa nell’introdurre la preghiera mariana:
Prima dell’Angelus
Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
Il Vangelo di questa terza domenica di Quaresima (cfr Lc 13,1-9) ci parla della misericordia di Dio e della nostra conversione.
Gesù racconta la parabola del fico sterile. Un uomo ha piantato un fico nella propria vigna, e con tanta fiducia ogni estate va a cercare i suoi frutti ma non ne trova, perché quell’albero è sterile. Spinto da quella delusione ripetutasi per ben tre anni, pensa dunque di tagliare il fico, per piantarne un altro. Chiama allora il contadino che sta nella vigna e gli esprime la sua insoddisfazione, intimandogli di tagliare l’albero, così che non sfrutti inutilmente il terreno. Ma il vignaiolo chiede al padrone di avere pazienza e gli domanda una proroga di un anno, durante il quale egli stesso si preoccuperà di riservare una cura più attenta e delicata al fico, per stimolare la sua produttività.
Questa è la parabola. Che cosa rappresenta questa parabola? Cosa rappresentano i personaggi di questa parabola? Il padrone raffigura Dio Padre e il vignaiolo è immagine di Gesù, mentre il fico è simbolo dell’umanità indifferente e arida. Gesù intercede presso il Padre in favore dell’umanità – e lo fa sempre – e lo prega di attendere e di concederle ancora del tempo, perché in essa possano germogliare i frutti dell’amore e della giustizia. Il fico che il padrone della parabola vuole estirpare rappresenta una esistenza sterile, incapace di donare, incapace di fare il bene. È simbolo di colui che vive per sé stesso, sazio e tranquillo, adagiato nelle proprie comodità, incapace di volgere lo sguardo e il cuore a quanti sono accanto a lui e si trovano in condizione di sofferenza, di povertà, di disagio. A questo atteggiamento di egoismo e di sterilità spirituale, si contrappone il grande amore del vignaiolo nei confronti del fico: fa aspettare il padrone, ha pazienza, sa aspettare, gli dedica il suo tempo e il suo lavoro. Promette al padrone di prendersi particolare cura di quell’albero infelice. E questa similitudine del vignaiolo manifesta la misericordia di Dio, che lascia a noi un tempo per la conversione. Tutti noi abbiamo bisogno di convertirci, di fare un passo avanti, e la pazienza di Dio, la misericordia, ci accompagna in questo. Nonostante la sterilità, che a volte segna la nostra esistenza, Dio ha pazienza e ci offre la possibilità di cambiare e di fare progressi sulla strada del bene. Ma la dilazione implorata e concessa in attesa che l’albero finalmente fruttifichi, indica anche l’urgenza della conversione. Il vignaiolo dice al padrone: «Lascialo ancora quest’anno» (v. 8).
La possibilità della conversione non è illimitata; perciò è necessario coglierla subito; altrimenti essa sarebbe perduta per sempre. Noi possiamo pensare in questa Quaresima: cosa devo fare io per avvicinarmi di più al Signore, per convertirmi, per “tagliare” quelle cose che non vanno? “No, no, io aspetterò la prossima Quaresima”. Ma sarai vivo la prossima Quaresima? Pensiamo oggi, ognuno di noi: cosa devo fare davanti a questa misericordia di Dio che mi aspetta e che sempre perdona? Cosa devo fare? Noi possiamo fare grande affidamento sulla misericordia di Dio, ma senza abusarne. Non dobbiamo giustificare la pigrizia spirituale, ma accrescere il nostro impegno a corrispondere prontamente a questa misericordia con sincerità di cuore. Nel tempo di Quaresima, il Signore ci invita alla conversione. Ognuno di noi deve sentirsi interpellato da questa chiamata, correggendo qualcosa nella propria vita, nel proprio modo di pensare, di agire e di vivere le relazioni con il prossimo.
Al tempo stesso, dobbiamo imitare la pazienza di Dio che ha fiducia nella capacità di tutti di potersi “rialzare” e riprendere il cammino. Dio è Padre, e non spegne la debole fiamma, ma accompagna e cura chi è debole perché si rafforzi e porti il suo contributo di amore alla comunità. La Vergine Maria ci aiuti a vivere questi giorni di preparazione alla Pasqua come un tempo di rinnovamento spirituale e di fiduciosa apertura alla grazia di Dio e alla sua misericordia.
Dopo l’Angelus
Cari fratelli e sorelle,
dal 27 febbraio sono in corso in Nicaragua importanti colloqui per risolvere la grave crisi socio-politica in cui versa il Paese. Accompagno con la preghiera l’iniziativa e incoraggio le parti a trovare al più presto una soluzione pacifica per il bene di tutti.
Ieri a Tarragona, Spagna, è stato beatificato Mariano Mullerat i Soldevila, padre di famiglia e medico, giovane, morì a 39 anni, che si prese cura delle sofferenze fisiche e morali dei fratelli, testimoniando con la vita e con il martirio il primato della carità e del perdono. Un esempio per noi, a cui tanto costa perdonare, a tutti noi. Egli interceda per noi e ci aiuti a percorrere le strade dell’amore e della fraternità, nonostante le difficoltà e le tribolazioni. Un applauso al nuovo Beato!
Oggi si celebra la Giornata in memoria dei missionari martiri. Nel corso del 2018, in tutto il mondo numerosi vescovi, sacerdoti, suore e fedeli laici hanno subito violenze; mentre sono stati uccisi quaranta missionari, quasi il doppio rispetto all’anno precedente. Ricordare questo calvario contemporaneo di fratelli e sorelle perseguitati o uccisi a motivo della loro fede in Gesù, è un dovere di gratitudine per tutta la Chiesa, ma anche uno stimolo a testimoniare con coraggio la nostra fede e la nostra speranza in Colui che sulla Croce ha vinto per sempre l’odio e la violenza con il suo amore.
Preghiamo per le numerose vittime degli ultimi attentati disumani avvenuti in Nigeria e in Mali. Il Signore accolga queste vittime, guarisca i feriti, consoli i familiari e converta i cuori crudeli. Preghiamo: “Ave, o Maria…”.
Saluto tutti voi, provenienti da Roma, dall’Italia e da diversi Paesi, in particolare i pellegrini di Pola (Croazia), Coslada (Spagna) e la comunità del Pontificio Seminario Francese. Saluto i fedeli di Dogana, Carpi, Faenza, Castellammare di Stabia; il gruppo di donne associate per affrontare insieme la loro peculiare patologia; gli scout di Campobasso, i cresimati di Cervarese Santa Croce, i ragazzi della professione di fede di Renate, Veduggio e Rastignano, gli alunni degli Istituti dei Fratelli delle Scuole Cristiane a Torino e Vercelli, e quelli della scuola S. Dorotea di Montecchio Emilia.
Domani, Festa dell’Annunciazione del Signore, andrò a Loreto, nella Casa della Vergine. Ho scelto questo luogo per la firma dell’Esortazione Apostolica dedicata ai giovani. Chiedo la vostra preghiera, affinché il “sì” di Maria diventi il “sì” di tanti di noi. Auguro a tutti una buona domenica. E per favore, non dimenticatevi di pregare per me. Buon pranzo e arrivederci!

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ZENIT Staff

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