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Agenzia Fides: I Missionari uccisi nell'anno 2017

Speciale Fides – 28 dicembre 2017

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Nell’anno 2017 sono stati uccisi nel mondo 23 missionari: 13 sacerdoti, 1 religioso, 1 religiosa, 8 laici. Secondo la ripartizione continentale, per l’ottavo anno consecutivo, il numero più elevato si registra in America, dove sono stati uccisi 11 operatori pastorali (8 sacerdoti, 1 religioso, 2 laici), cui segue l’Africa, dove sono stati uccisi 10 operatori pastorali (4 sacerdoti, 1 religiosa, 5 laici); in Asia sono stati uccisi 2 operatori pastorali (1 sacerdote, 1 laico). Dal 2000 al 2016, secondo i dati raccolti dall’Agenzia Fides, sono stati uccisi nel mondo 424 operatori pastorali, di cui 5 Vescovi.
L’elenco annuale di Fides ormai da tempo non riguarda solo i missionari ad gentes in senso stretto, ma cerca di registrare tutti gli operatori pastorali morti in modo violento, non espressamente “in odio alla fede”. Per questo si preferisce non usare il termine “martiri”, se non nel suo significato etimologico di “testimoni”, per non entrare in merito al giudizio che la Chiesa potrà eventualmente dare su alcuni di loro, e che cerchiamo comunque di documentare in questo stesso contesto annuale. Molti operatori pastorali sono stati uccisi durante tentativi di rapina o di furto, compiuti anche con ferocia, in contesti di povertà economica e culturale, di degrado morale e ambientale, dove violenza e sopraffazione sono assurte a regola di comportamento, nella totale mancanza di rispetto per la vita e per ogni diritto umano. A tutte le latitudini sacerdoti, religiose e laici condividono con la gente comune la stessa vita quotidiana, portando il valore specifico della loro testimonianza evangelica come segno di speranza. Gli uccisi sono solo la punta dell’iceberg, in quanto è sicuramente lungo l’elenco degli operatori pastorali, o dei semplici cattolici, aggrediti, malmenati, derubati, minacciati, come quello delle strutture cattoliche a servizio dell’intera popolazione, assalite, vandalizzate o saccheggiate.
Agli elenchi provvisori stilati annualmente dall’Agenzia Fides, deve sempre essere aggiunta la lunga lista dei tanti, di cui forse non si avrà mai notizia o di cui non si conoscerà neppure il nome, che in ogni angolo del pianeta soffrono e pagano con la vita la loro fede in Gesù Cristo. Raramente gli assassini di preti o suore vengono individuati o condannati. Esemplificativa la condanna del mandante dell’assassinio del missionario gesuita spagnolo Vicente Canas, ucciso in Brasile nel 1987. Nel primo processo, celebrato nel 2006, gli imputati vennero assolti per mancanza di prove; il nuovo processo del 29 e 30 novembre, ha portato alla condanna del mandante, unico sopravvissuto degli imputati. “La violenza contro il clero è aumentata negli ultimi anni, senza vedere azioni concrete per fermarla” ha affermato padre Omar Sotelo, Direttore del Centro Cattolico Multimediale del Messico, che ogni anno presenta una relazione sulla violenza e sugli omicidi di sacerdoti e religiosi nella nazione latinoamericana. “La popolazione è permanentemente esposta alla criminalità, lo sappiamo bene, ma adesso soprattutto il sacerdozio è diventato un ministero pericoloso; nel corso degli ultimi nove anni, il Messico è il paese con il maggior numero di preti uccisi”.
“Abbiamo denunciato gli attacchi contro la Chiesa e soprattutto il rapimento dei servitori di Dio” ha affermato Mons. Marcel Utembi Tapa, Arcivescovo di Kisangani e Presidente della Conferenza Episcopale Nazionale del Congo (CENCO), durante una conferenza stampa a Bruxelles. “I preti non sono impegnati in politica. Se ci sono stati appelli da parte di alcuni operatori pastorali, è nel quadro dell’impegno civile, del rispetto di valori come la giustizia, la pace e la riconciliazione”. La Chiesa non fa altro che “predicare la giustizia, la pace, il rispetto del buon governo, nel quadro della sua dottrina sociale”. Durante la Liturgia della Parola in memoria dei “Nuovi Martiri” del XX e XXI secolo, che ha presieduto il 22 aprile 2017 nella Basilica di San Bartolomeo all’Isola Tiberina, a Roma, Papa Francesco ha affermato: “Il ricordo di questi eroici testimoni antichi e recenti ci conferma nella consapevolezza che la Chiesa è Chiesa se è Chiesa di martiri. E i martiri sono coloro che… hanno avuto la grazia di confessare Gesù fino alla fine, fino alla morte. Loro soffrono, loro danno la vita, e noi riceviamo la benedizione di Dio per la loro testimonianza”. Il Papa ha ribadito che la causa di ogni persecuzione va ricercata nell’odio, “l’odio del principe di questo mondo verso quanti sono stati salvati e redenti da Gesù con la sua morte e con la sua risurrezione”, e ha sottolineato che “l’eredità viva dei martiri dona oggi a noi pace e unità. Essi ci insegnano che, con la forza dell’amore, con la mitezza, si può lottare contro la prepotenza, la violenza, la guerra e si può realizzare con pazienza la pace”.
Nell’elenco degli operatori pastorali uccisi nell’anno 2017, non figura il Vescovo di Bafia, in Camerun, Sua Ecc. Mons. Jean-Marie Benoit Bala, il cui corpo è stato ritrovato nelle acque del fiume Sanaga, il 2 giugno. Nella vettura c’era “uno strano messaggio (…) accanto alla sua carta d’identità ed altri affetti personali” informava un comunicato della Conferenza Episcopale del Camerun, sottolineando: “Noi Vescovi del Camerun affermiamo che Mons. Jean Marie Benoît non si è suicidato; è stato brutalmente assassinato”. Il comunicato aggiungeva “il triste ricordo di diversi prelati, membri del clero e persone consacrate che sono state assassinate in circostanze non chiarite fino ad oggi”. Al termine delle indagini, il Procuratore Generale ha affermato di ritenere che “l’annegamento è la causa più probabile della morte del Vescovo”, quindi non si tratterebbe di omicidio ma di suicidio. Pochi giorni dopo, il Presidente della Conferenza Episcopale ha ribadito la posizione dei Vescovi (vedi Fides 10/7/2017). Nell’elenco non appare neanche il nome del sacerdote venezuelano José Luis Arismendi, 35 anni, spirato la mattina del Sabato santo, 15 aprile, per mancanza di medicine. Per due giorni il sacerdote aveva atteso gli antibiotici adatti a trattare una sospetta meningite, ma nonostante l’affannosa ricerca dei familiari e di altre persone, e l’intervento del Card. Baltazar Porras, non sono arrivati in tempo. Pur non essendo stato ucciso dalla mano di qualcuno in particolare, questo sacerdote può rappresentare i tanti venezuelani morti per mancanza di cibo, di assistenza, di medicine in seguito alla grave crisi politica e sociale attraversata dal paese (vedi Fides 19/04/2017). Sono anche da segnalare i due operatori della Croce Rossa Internazionale (CICR), Lukudu Kennedy Laki Emmanuel, ucciso l’8 settembre in Sud Sudan durante un’imboscata ad un convoglio che aveva portato aiuti umanitari, e la fisioterapista spagnola Lorena Enebral Perez, uccisa l’11 settembre nel centro di riabilitazione in cui operava, a Mazar-e-Sharif, come rappresentanti di quanti, in ogni continente, si prodigano con sacrificio per alleviare le sofferenze della popolazione.
LA PIAGA DEI SEQUESTRI
Desta preoccupazione il diffondersi, a diverse latitudini, dei sequestri di sacerdoti e suore, alcuni conclusi in modo tragico, altri con la liberazione degli ostaggi, altri ancora con il silenzio. La missionaria colombiana suor Gloria Cecilia Narvaez Argoty è stata rapita l’8 febbraio nel villaggio di Karangasso, in Mali. Il gruppo Al Qaeda del Mali, attraverso i social media, ha pubblicato nel mese di luglio un video dove appare la suora ed altri cinque ostaggi stranieri, rapiti dalla rete jihadista. Nonostante l’interessamento e la mobilitazione della Chiesa e dei governi, non si hanno notizie certe. Anche in Nigeria sei Suore del Cuore Eucaristico di Cristo, (tre religiose professe suor Roseline Isiocha, suor Aloysius Ajayi e suor Frances Udi, e tre aspiranti) sono state rapite il 13 novembre dal loro convento a Iguoriakhi da uomini armati entrati di notte nella casa di formazione. Per la loro liberazione ha lanciato un appello anche Papa Francesco, mentre la Conferenza Episcopale ha dichiarato di esplorare diverse strade per assicurare il loro rilascio. Hanno avuto un esito felice, con il rilascio degli ostaggi, i rapimenti di padre Tom Uzhunnalil, il salesiano rapito il 4 marzo 2016 ad Aden, nello Yemen, nell’attacco di probabili qaedisti alla casa per anziani delle suore di Madre Teresa in cui vennero uccise quattro suore e altre 12 persone, liberato dopo 18 mesi di prigionia, e quello di p. Teresito Soganub (detto “p. Chito”), il Vicario della prelatura apostolica di Marawi, nelle Filippine, sequestrato il 23 maggio e rilasciato dopo 117 giorni di prigionia dai terroristi del gruppo “Maute”, legato allo Stato Islamico, che aveva occupato la città di Marawi, sull’isola di Mindanao, sequestrando oltre al sacerdote anche un gruppo di fedeli, due dei quali sono rimasti uccisi durante un bombardamento. E’ durato dal 12 al 17 ottobre il sequestro di don Maurizio Pallù, sacerdote italiano della diocesi di Roma, rapito in Nigeria, nei pressi di Benin city, dove è missionario come catechista del Cammino neocatecumenale. P. William Walter Rozario, sacerdote del Bangladesh, della diocesi di Rajshahi, di cui si erano perse le tracce il 27 novembre, è stato ritrovato dalla polizia a Syleth, nel Nordest del paese, il 2 dicembre. La sua vicenda resta da chiarire perché la polizia sostiene che il sacerdote si sia allontanato da solo e non abbia subito alcuna violenza, mentre la Chiesa locale è convinta che si sia trattato di un sequestro. Sulla sorte del gesuita italiano p. Paolo Dall’Oglio, rapito il 29 luglio 2013 a Raqqa, in Siria, si sono rincorse in questi anni tante voci, senza nessuna conferma. Il suo rapimento non è mai stato rivendicato. Negli ultimi anni in Nigeria, specie negli Stati meridionali, sono aumentati i rapimenti a scopo estorsivo di preti e religiosi. La maggior parte di loro vengono liberati dopo pochi giorni. La Conferenza Episcopale nigeriana ha vietato il pagamento di qualsiasi riscatto nel caso del rapimento di sacerdoti e religiosi. Secondo le informazioni raccolte da Fides, solo quest’anno sono stati rapiti almeno cinque sacerdoti nel sud della Nigeria. P. Samuel Okwuidegbe, gesuita, è stato prelevato da sconosciuti il 18 aprile sulla strada che collega Benin City a Onitsha e poi liberato il 22 aprile (vedi Fides 25/4/2017). Il 18 giugno un blitz della polizia ha liberato p. Charles Nwachukwu, della diocesi di Okigwe, nello Stato di Imo, che era stato rapito da 5 banditi armati il 16 giugno (vedi Fides 28/6/2017). L’episodio più drammatico è avvenuto il 1° settembre con il rapimento e l’uccisione di p. Cyriacus Onunkwo nello Stato di Imo, il cui corpo venne ritrovato il 2 settembre (vedi 12/9/2017). Don Lawrence Adorolo, parroco della chiesa di San Benedetto di Okpella, nello Stato di Edo, mentre era sulla via di ritorno da Auchi alla sua parrocchia, è stato rapito il 27 settembre e rilasciato il 30 settembre. Da due anni non si hanno notizie di p. Gabriel Oyaka, religioso nigeriano spiritano (Congregazione dello Spirito Santo), rapito il 7 settembre 2015 nello Stato di Kogi (vedi Fides 10/9/2015). Nella Repubblica Democratica del Congo don Pierre Akilimali e don Charles Kipasa sono stati prelevati da sconosciuti dalla parrocchia di Notre-Dame des Anges di Bunyuka, nella diocesi di BeniButembo, provincia del Nord-Kivu, nel nord-est della Repubblica Democratica del Congo, nella notte tra domenica 16 e lunedì 17 luglio. La Conferenza Episcopale nazionale del Congo (CENCO) ha denunciato il clima d’insicurezza nell’area, ha richiamato le autorità congolesi al loro dovere di “garantire la sicurezza delle persone e dei loro beni” e ha ricordato che dall’ottobre 2012 non si sa nulla della sorte di tre padri Assunzionisti, Jean-Pierre Ndulani, Anselme Wasikundi ed Edmond Bamutute, rapiti dalla loro parrocchia di Notre-Dame des Pauvres di Mbau (vedi Fides 22/10/2012). Nonostante iniziative, appelli e manifestazioni pubbliche, di don Pierre Akilimali e don Charles Kipasa non si hanno notizie. Nella stessa provincia del Nord Kivu due membri del Comitato Internazionale della Croce Rossa (CICR), Muhindo e Joseph, sono stati rapiti la mattina del 7 giugno, sulla strada tra Kirumba e Kaseghe, e sono stati rilasciati il 15 giugno (vedi Fides 8/6/2017). Il CICR ha comunicato che l’équipe stava svolgendo attività umanitarie, sovrintendendo alla distribuzione di viveri e altri beni essenziali. Anche in Messico sono frequenti i rapimenti, molti dei quali non vengono denunciati, e quindi non trovano spazio nei media, per il timore di mettere in pericolo la vita dei rapiti e per accelerarne il rilascio. Il 28 marzo è stato rapito il sacerdote Oscar Lopez Navarro, che svolgeva il suo ministero presso la parrocchia San José Obrero di Altamira. Mons. Dibildox, Vescovo di Tampico, ha denunciato che a Tamaulipas “purtroppo cresce molto la criminalità. Fino ad oggi avevano rispettato la Chiesa, ma come si vede, nemmeno i sacerdoti sono più rispettati, proprio loro che stanno dando la vita per il bene, per le persone”. Il sacerdote è stato liberato il 30 marzo (vedi Fides 30 e 31/03/2017)
LA MEMORIA, FORZA PER IL FUTURO
In alcuni casi la memoria del sacrificio degli operatori pastorali viene rinnovata nel tempo, diventando quindi sostegno e incoraggiamento per le comunità a proseguire sulle loro tracce. Le famiglie di agricoltori di Anapu, nel sud del Pará (Brasile), si sono incontrate il 12 febbraio per ricordare la morte di suor Dorothy Stang, uccisa per la sua lotta per i poveri della regione (vedi Fides 15/02/2005). Le comunità dove lavorava suor Dorothy chiedevano una giusta riforma agraria e di fermare la crescente deforestazione della zona (vedi Fides 16/02/2015). Suor Dorothy Stang, 73 anni, nata negli Stati Uniti d’America, naturalizzata brasiliana, fu uccisa la mattina del 12 febbraio 2005 con sei colpi sparati a bruciapelo. “Città morta” a Butembo nel primo anniversario dell’assassinio di p. Vincent Machozi, sacerdote assunzionista, che denunciava lo sfruttamento illegale del coltan nella regione (vedi Fides 22/3/2016). Tutta la popolazione di Butembo ha fermato le attività per partecipare alla commemorazione del coraggioso sacerdote, animata dal club “Amici di p. Vincent” che ha presentato un video sulle gesta del padre ucciso. Una messa di suffragio è stata celebrata presso la parrocchia Lyambo de Kalemire (vedi Fides 21/3/2017). Durante il XIV Incontro della Gioventù Missionaria spagnola, svoltosi a El Escorial (Madrid) dal 21 al 23 aprile, è stata ricordata suor Isa Solà, missionaria spagnola, religiosa di Gesù e di Maria, aggredita e uccisa in una strada della capitale di Haiti il 2 settembre 2016, a scopo di rapina (vedi Fides 3/09/2016). Da anni era impegnata ad alleviare le sofferenze della popolazione, aggravate dal terremoto. Maria Angeles Aliño, superiora provinciale delle religiose di Gesù e Maria in Spagna, ha spiegato che, in questi mesi, “il ricordo di Isa Solá è una costante nella nostra comunità”, e ha sottolineato che ha una influenza molto forte tra le sorelle più giovani (vedi Fides 21/04/2017) Il 21 luglio 1987 il Vescovo spagnolo Mons. Alejandro Labaca Ugarte, O.F.M. Cap.,Vescovo del Vicariato apostolico di Aguarico (Ecuador), e la religiosa colombiana suor Inés Arango, terziaria cappuccina, che cercavano di salvare le popolazioni indigene Tagaeri dalla minaccia di un’incursione nella loro terra da parte delle compagnie petrolifere, vennero barbaramente uccisi. Nel 30.mo anniversario del loro martirio, la REPAM (Rete Ecclesiale Panamazzonica) ha prodotto un documentario dal titolo “La vita per l’Amazzonia” (vedi Fides 24/07/2017). Il 5 ottobre 2016 padre Juan Heraldo Viroche è stato trovato morto nella sua abitazione, a Tucuman, circa 70 km dalla capitale dell’Argentina. Era molto conosciuto per la sua lotta contro il narcotraffico. “Padre Juan affrontò coraggiosamente le mafie che gestiscono il traffico di droga, e che avevano minacciato lui e altri della sua comunità. Le circostanze della sua tragica morte devono ancora essere chiarite dalle autorità” si leggeva nel testo della Commissione episcopale, ad un mese dalla sua morte violenta (vedi Fides 4/11/2016). Ancora oggi non ci sono chiarimenti da parte delle autorità che propendono per il suicidio. La messa in suffragio di padre Viroche, nel primo anniversario della morte, è stata presieduta da Mons. Fernando Maletti, Vescovo di Merlo-Moreno e referente della Commissione Nazionale della tossidodipendenza della Conferenza Episcopale Argentina, concelebrata da molti sacerdoti che lavorano in questo settore, e ha visto una enorme presenza di giovani. (vedi Fides 06/10/2017). La vicenda del Vescovo lazzarista olandese Mons. Frans Schraven e degli otto missionari europei, uccisi dai soldati giapponesi 80 anni fa, per aver tentato di proteggere le oltre 200 ragazze cinesi che i militari dell’esercito invasore volevano ridurre a schiave sessuali, è stata ricordata da studiosi e professori durante il simposio “The Conference on the 80th anniversary of Zhengding Church massacre at the start of the anti-Japanese War”, organizzato il 25 ottobre a Pechino dall’Istituto di studi cristiani dell’Accademia cinese delle Scienze sociali e dall’Istituto culturale di Faith della Chiesa cattolica. Gli accademici, gli ecclesiastici, gli storici e i rappresentanti politici presenti al convegno si sono mostrati concordi nel riconoscere il contributo oggettivo che la Chiesa cattolica in Cina offrì alla nazione e al popolo cinese durante la guerra con gli invasori giapponesi. Diversi interventi, prendendo le mosse da quell’episodio sanguinoso, hanno anche esaltato in termini più generali l’apporto fornito dai missionari cattolici allo sviluppo della società cinese, soprattutto nel campo educativo, culturale e sanitario, e anche attraverso le opere di carità a favore dei più bisognosi (vedi Fides 9/11/2017).
IL RICONOSCIMENTO DELLA CHIESA
Nel giorno di Giovedì santo, il 13 aprile, l’Arcivescovo di Rouen (Francia), Sua Ecc. Mons. Dominique Lebrun, ha annunciato l’apertura della fase diocesana della causa di beatificazione di Don Jacques Hamel, che venne ucciso la mattina del 26 luglio 2016 mentre stava celebrando la Messa nella chiesa di Saint Etienne du Rouvray, in Normandia, da due uomini militanti del sedicente Stato islamico, che lo sgozzarono sull’altare. Papa Francesco ha concesso la dispensa per aprire, pochi mesi dopo la sua morte, il processo di Beatificazione. Nel primo anniversario del tragico evento, nella stessa chiesa e alla stessa ora in cui stava celebrando p. Hamel, l’Arcivescovo di Rouen ha celebrato la santa Messa trasmessa in diretta da diverse emittenti. Altre iniziative in ricordo di p. Hamel e per la pace sono state organizzate in diverse comunità nell’anniversario della morte (vedi Fides 25/7/2017). Si è conclusa il 25 marzo la fase diocesana della causa di beatificazione del servo di Dio padre Ezechiele Ramin, missionario comboniano (MCCJ) italiano, ucciso in Brasile il 24 luglio 1985. Un anno prima, il 20 gennaio 1984 era arrivato in Brasile e successivamente era stato destinato a Cacoal in Rondonia, dove prese a cuore la problematica indigena della ripartizione delle terre. Il 24 luglio 1985 venne ucciso in un’imboscata, mentre tornava da un incontro con alcuni contadini che avevano occupato delle terre, a cui aveva chiesto di ritirarsi. Pochi giorni dopo, Papa Giovanni Paolo II parlò di lui come di un “martire della carità”. In Brasile la memoria di padre Ezechiele é ancora molto viva, soprattutto tra le popolazioni indigene, gli agricoltori e le persone piú semplici (vedi Fides 27/3/2017). Il Santo Padre Francesco ha autorizzato quest’anno la promulgazione di diversi decreti riguardanti il martirio. Il martirio di Mons. Jesús Emilio Jaramillo Monsalve, dell’Istituto per le Missioni Estere di Yarumal, primo Vescovo di Arauca, ucciso in odio alla fede nel 1989, nei pressi di Fortul (Colombia). Mons. Jaramillo venne sequestrato da banditi armati il 2 ottobre 1989 insieme a 3 sacerdoti e a un seminarista, mentre era in visita pastorale nella località di Fortul, 800 km ad est di Bogotà. Venne trovato morto il giorno seguente, ucciso da quattro pallottole alla testa (vedi Fides 7/7/2017). Il martirio di suor Leonella Sgorbati, Missionaria della Consolata, uccisa il 17 settembre 2006 a Mogadiscio (Somalia), colpita a morte da alcuni sicari mentre si recava all’ospedale in cui prestava servizio. Con lei rimase ucciso anche Mohamed Mahamud, la guardia che aveva tentato di salvarla. Dal 1970 era missionaria in Kenya e il 18 aprile 2002 aveva dato inizio ai primi corsi della scuola professionale per infermiere a Mogadiscio (vedi Fides 10/11/2017). Il martirio del missionario italiano padre Tullio Maruzzo, dei Frati Minori. Partito missionario per il Guatemala nel 1960, iniziò l’opera evangelizzatrice degli indigeni dedicandosi alla loro istruzione, in modo che sapessero difendersi dai latifondisti che s’impossessavano delle loro terre. La sera del 1 luglio 1981 fu assassinato lungo la strada da alcuni malviventi assieme al suo catechista, il Terziario francescano Luis Obdulio Arroyo Navarro. Il 4 novembre a Indore, in India, è stata beatificata suor Regina Maria Vattalil (al secolo: Maria), delle Suore Clarisse Francescane, uccisa in odio alla fede, il 25 febbraio 1995. Suor Maria, 41 anni, era originaria del Kerala, e da due anni e mezzo lavorava ad Udaynagar, nella diocesi di Indore, nello stato indiano del Madhya Pradesh. Venne uccisa mentre viaggiava in autobus da Udaynagar a Indore. Due uomini la costrinsero a scendere dal mezzo e, davanti ai passeggeri, la colpirono con più di 50 coltellate. La religiosa era impegnata soprattutto a favore dei contadini e delle donne dei villaggi, svolgeva attività di assistenza sociale, insegnando i diritti civili alle popolazioni tribali di Udaynagar, in una zona dominata da grandi proprietari terrieri e da usurai (vedi Fides 24/3/2017). Il suo assassino in carcere si è pentito ed ha abbracciato la fede cristiana, ed era presente alla liturgia di beatificazione. Il 23 settembre il missionario don Stanley Francis Rother, è diventato il primo martire statunitense ufficialmente riconosciuto. Nativo di Okarche, Oklahoma, Stati Uniti d’America, dopo alcuni anni di impegno pastorale come vicario parrocchiale, chiese di essere assegnato alla missione che la diocesi di Oklahoma City e Tulsa aveva a Santiago Atitlán, nel Guatemala. Imparò lo spagnolo e la lingua della popolazione locale, gli tz’utujil, per poter celebrare i sacramenti. Visitava le famiglie, catechizzava i piccoli, celebrò migliaia di battesimi, centinaia di matrimoni e prime comunioni, aveva grande carità per i bisognosi. Allo scoppio della guerra civile nel Guatemala, padre Rother risultò nelle liste delle persone da eliminare. Tornò in patria, ma solo per breve tempo, in quanto non si sentiva di lasciare a lungo il suo gregge senza pastore. Il 28 luglio 1981, a pochi mesi dal suo rientro in Guatemala, venne assassinato da tre uomini entrati nottetempo nella sua abitazione. Tra i beati canonizzati il 15 ottobre da Papa Francesco, figurano anche due sacerdoti portoghesi e un gruppo di laici che vennero martirizzati insieme ai loro pastori nel 1645, nello stato brasiliano del Rio Grande do Norte, mezzo secolo dopo l’inizio dell’evangelizzazione di quelle terre, e sono considerati i “Protomartiri del Brasile”. Due comunità, quella di Cunhaù guidata da padre André de Soveral e quella di Natal il cui parroco era padre Ambrosio Francisco Ferro, furono massacrate insieme ai loro pastori a distanza di pochi mesi. San Giovanni Paolo II, alla beatificazione di questi martiri, il 5 marzo 2000, disse nell’omelia: “In questo vasto paese, non erano poche le difficoltà d’evangelizzare. La presenza della Chiesa è stata lentamente affermata attraverso l’attività missionaria di vari ordini religiosi e sacerdoti del clero diocesano. I martiri beatificati oggi… appartengono a questa generazione di martiri che bagnando il suolo nazionale lo rende fertile per la generazione di nuovi cristiani. Sono i primi frutti del lavoro missionario, Protomartiri del Brasile” (vedi Fides 14/10/2017). Nella stessa celebrazione sono stati anche canonizzati i Beati Cristobal, Antonio e Juan, adolescenti, martiri, uccisi in odio alla fede in Messico nel 1529. “I bambini Martiri di Tlaxcala, sono martiri di tutta l’America Latina, perché sono stati i primi a dare testimonianza della fede” ha detto Sua Ecc. Mons. Francisco Moreno Barron, Vescovo di Tlaxcala. Sono tra i primi nativi di etnia americana convertiti alla fede cattolica e sono anche i Promartiri dell’America, i primi a versare il loro sangue per Cristo in questo continente (vedi Fides 30/06/2016; 24/03/2017)
PANORAMA DEI CONTINENTI AMERICA
In America sono stati uccisi 8 sacerdoti, 1 religioso, 2 laici. In Messico sono stati uccisi il sacerdote Joaquin Hernandez Sifuentes, scomparso il 3 gennaio e ritrovato alcuni giorni dopo; don Felipe Carrillo Altamirano, ucciso il 26 marzo apparentemente vittima di un’aggressione per furto; don Luis Lopez Villa, ucciso il 5 luglio da criminali che hanno fatto irruzione nella sua parrocchia; il 3 agosto è morto in ospedale don José Miguel Machorro, accoltellato il 15 maggio al termine della Messa che stava celebrando. In Bolivia Helena Agnieszka Kmiec, volontaria polacca del Volontariato Missionario Salvatoriano, è stata assassinata il 24 gennaio in un tentativo di furto. In Venezuela il religioso francescano Diego Bedoya è stato trovato morto all’alba del 10 aprile, ucciso durante una rapina. In Colombia don Diomer Eliver Chavarría Pérez, è stato ucciso la sera del 27 luglio, nella sua parrocchia; il 3 ottobre, durante un tentativo di furto, è stato ucciso don Abelardo Antonio Muñoz Sánchez. In Brasile don Pedro Gomes Bezerra, è stato trovato ucciso nella casa canonica la mattina del 24 agosto. In Argentina Ricardo Luna, laico, guardiano della parrocchia, è stato ucciso il 23 agosto. Ad Haiti il 21 dicembre è stato ucciso a scopo di rapina don Joseph Simoly. AFRICA In Africa sono stati uccisi 4 sacerdoti, 1 religiosa, 5 laici. In Sud Sudan un catechista di Kajo-Keji, di nome Lino, è stato ucciso il 22 gennaio in una cappella insieme ad altre cinque persone. In Madagascar p. Lucien Njiva, cappuccino, è stato ucciso dai ladri all’una di notte di domenica 23 aprile, nel convento di Ambendrana Antsohihy, in Madagascar. In Burundi don Adolphe Ntahondereye, è morto l’11 maggio, due settimane dopo la sua liberazione, a causa dello stress accumulato durante il sequestro. In Nigeria don Cyriacus Onunkwo è stato rapito e ucciso nello stato di Imo, il 1° settembre; George Omondi è stato ucciso il 18 marzo nel tentativo di fermare i ladri che avevano preso di mira la chiesa di cui era il custode; tre catechisti laici, Joseph, John e Patrick, sono rimasti uccisi in un attentato di Boko Haram a Pulka. In Kenya p. Evans Juma Oduor è stato trovato incosciente la sera di domenica 22 ottobre, portato all’ospedale vi è morto; suor Ruvadiki Plaxedes Kamundiya, religiosa, è stata violentata e uccisa il 22 ottobre. ASIA In Asia sono stati uccisi 1 sacerdote e 1 laico. Nelle Filippine il 4 dicembre don Marcelito Paez è stato ucciso da quattro uomini che gli hanno teso un agguato mentre era alla guida del suo veicolo; il 20 agosto, mentre si recava a guidare una liturgia della Parola, è stato ucciso il catechista laico Domingo Edo.
CENNI BIOGRAFICI E CIRCOSTANZE DELLA MORTE
L’Agenzia Fides è grata a tutti coloro che vorranno segnalare aggiornamenti o correzioni a questo elenco o a quelli degli anni precedenti. Il corpo del sacerdote Joaquin Hernandez Sifuentes, della diocesi di Saltillo, Coahuila (Messico), che era scomparso dal 3 gennaio, è stato ritrovato alcuni giorni dopo dalle autorità messicane, insieme ad altri due cadaveri. Il Vescovo della diocesi di Saltillo, Sua Ecc. Mons. José Raúl Vera López, O.P. ha ringraziato le autorità e invitato i cittadini a rendersi conto che anche i membri del clero possono diventare vittime di qualsiasi reato, come tutta la società: “Viviamo in un ambiente sfasciato, in una società fracassata, e i sacerdoti non vivono sotto una campana di vetro”. (vedi Fides 09/01/2017; 13/01/2017) Helena Agnieszka Kmiec, volontaria polacca, 26 anni, membro del Volontariato Missionario Salvatoriano, è stata assassinata alle prime ore del 24 gennaio 2017 nella zona di Pacata della capitale della Bolivia, Cochabamba. Pochi giorni prima era arrivata, insieme ad un’altra volontaria polacca, alla scuola “Edmundo Bojanowski” delle suore Siervas de la Madre de Dios, gestita dall’associazione religiosa “Lucyna Teresa Jdolowska”, dove avrebbero dovuto fermarsi sei mesi. Helena è stata accoltellata a morte da due malviventi, poi arrestati, durante un tentativo di furto all’interno della struttura dove alloggiava. Helena faceva parte del volontariato missionario dal 2012. Secondo le testimonianze di chi l’ha conosciuta, fin dall’inizio si è fortemente impegnata nelle attività a livello nazionale e regionale, sempre pronta ad assumersi la responsabilità delle iniziative missionarie, servendosi anche volentieri del suo talento musicale. Ha prestato servizio in Romania, Ungheria e Zambia. Un catechista della parrocchia del Sacro Cuore di Kajo-Keji (Sud Sudan), di nome Lino, è stato ucciso domenica 22 gennaio nella cappella che sorge nella località di Lomin, insieme ad altre cinque persone, da un gruppo armato. La situazione nell’area è drammatica per l’insicurezza e gli attacchi ai villaggi della zona da parte dall’esercito sud-sudanese contro quelle che sono ritenute popolazioni ostili al governo centrale di Juba. (Vedi Fides 25/1/2017) George Omondi, laico, 47 anni, è stato ucciso nella notte tra il 18 e il 19 marzo nel tentativo di fermare i ladri che avevano preso di mira la parrocchia di Nyalenda, slum di Kisumu, Nigeria, e l’abitazione del sacerdote, il missionario di Mill Hill p. George Kraakman. L’uomo, che dal 2008 era il guardiano della chiesa, è stato ripetutamente ferito alla testa e al collo mentre impediva ai ladri di raggiungere l’abitazione del missionario, ma è stato sopraffatto dai malviventi. Trasportato in ospedale, vi è morto appena arrivato. Lascia la moglie e cinque figli. La polizia ha intensificato i controlli nella zona in seguito ad un aumento di crimini violenti, soprattutto di notte. Don Felipe Carrillo Altamirano è stato ucciso domenica 26 marzo nella località di El Nayar, Prelatura di Jesús María del Nayar, stato del Nayarit (Messico), apparentemente vittima di un’aggressione per furto. Il comunicato dei Vescovi messicani commenta così la triste notizia: “Gesù Cristo ci dia la forza di lottare per la costruzione di un mondo riconciliato e pacifico, giusto e fraterno. La morte non è la fine del messaggio di amore che ci ha portato il nostro Salvatore, ma la pienezza della vita. Con il suo sacerdozio, padre Felipe ha incarnato queste certezze che ci dà la fede”. La Prelatura territoriale El Nayar si trova nello stato messicano di Nayarit, ed è uno dei 20 comuni di questo stato. (Vedi Fides 28/03/2017) Il religioso francescano Diego Bedoya, degli “Hermanos Franciscanos de la Cruz Blanca”, responsabile della “Casa Hogar” a La Victoria, nello stato di Aragua, Venezuela, è stato trovato morto all’alba di lunedì 10 aprile, nel suo ufficio, molto probabilmente ucciso durante una rapina, in quanto sul collo aveva una ferita d’arma bianca e il corpo presentava dei segni di colluttazione. Diego, 35 anni, di azionalità colombiana, era in Venezuela da più di 15 anni, e svolgeva il suo ministero pastorale presso la Casa dedicata alla cura e all’assistenza degli anziani dei bambini disabili. I ladri hanno portato via, oltre a dei pc e alcuni oggetti di valore, le scorte di generi alimentari destinate agli ospiti del centro. (Vedi Fides 11/04/2017) Un cappuccino malgascio di 46 anni, p. Lucien Njiva, è stato ucciso nella notte tra sabato 22 e domenica 23 aprile, nel convento di Ambendrana Antsohihy, in Madagascar. Intorno all’una di notte alcuni banditi hanno assalito il convento, ferendo un giovane diacono di 26 anni, Jérémy. Sentendo le sue grida, p. Lucien è accorso in suo aiuto, ma i ladri gli hanno sparato con un fucile Kalashnikov. I banditi volevano impadronirsi della campana del convento per estrarne i metalli e rivenderli al mercato nero. I cappuccini erano riusciti a sventare già un primo tentativo di furto mettendo in fuga i ladri. L’assalto al convento di Ambendrana Antsohihy rientra in una serie di assalti a conventi e chiese cattoliche con violenze e saccheggi. (Vedi Fides 26/4/2017) Don Adolphe Ntahondereye, Vicario della parrocchia San Francesco Saverio di Gatumba (nell’ovest del Burundi al confine con la RDC), è morto l’11 maggio, due settimane dopo la sua liberazione, a causa dello stress accumulato durante la prigionia. Il 9 aprile don Ntahondereye era stato rapito insieme ad altre due persone dopo essere caduto in un agguato stradale teso da un gruppo di uomini armati. I tre sono stati liberati dopo 17 giorni di prigionia. Secondo l’Arcivescovo di Bujumbura, Mons. Ngoyagoye Evariste, “il prete, che non aveva lasciato il letto dell’ospedale dove era stato ricoverato dopo il suo rilascio, è morto a seguito dei maltrattamenti che gli sono stati inflitti e che hanno aggravato il suo precario stato di salute”. (Vedi Fides 12/5/2017) Il sacerdote diocesano Luis Lopez Villa, 71 anni, è stato ucciso da criminali che sono riusciti a fare irruzione nella Parrocchia San Isidro Labrador, nel comune messicano de Los Reyes. Il Vescovo della diocesi di Netzahualcóyotl, Sua Ecc. Mons. Héctor Luis Morales Sánchez, ha informato che padre Lopez Villa è stato brutalmente assassinato mentre era nella sua stanza, la notte di mercoledì 5 luglio. Secondo il rapporto della polizia il sacerdote è stato legato e immobilizzato, mani e piedi, con nastro adesivo, e presentava due ferite profonde, una al collo e una sul lato sinistro del torace, causate da un’arma da taglio. (Vedi Fides 07/07/2017) Il sacerdote Diomer Eliver Chavarría Pérez, è stato ucciso nel giorno del suo 31.esimo compleanno, la sera del 27 luglio, nella parrocchia di Raudal, presso il villaggio di Puerto Valdivia, nel dipartimento di Antioquia (Colombia). Mons. Jorge Alberto Ossa Soto, Vescovo della diocesi di Santa Rosa de Osos nella quale era incardinato don Chavarría Pérez, nel dare notizia del tragico avvenimento, ha invocato la conversione degli assassini e ribadito il rifiuto di ogni forma di violenza contro la vita e la dignità delle persone. Il Vescovo ha ringraziato Dio per il dono della vita sacerdotale “di questo figlio e fratello, a servizio dell’evangelizzazione”, “sacrificato nell’esercizio della sua missione”. (Vedi Fides 29/07/2017) Il 3 agosto è morto in ospedale don José Miguel Machorro, 55 anni, messicano. Il sacerdote era rimasto vittima il 15 maggio di un attacco all’arma bianca da parte di un individuo quasi al termine della Messa che stava celebrando nella Cattedrale di Città del Messico: è stato aggredito sull’altare da un uomo di una trentina di anni che gli ha inferto almeno tre pugnalate. Alcuni fedeli hanno subito chiamato i soccorsi mentre altri hanno fermato l’aggressore e lo hanno trattenuto fino all’arrivo delle forze di sicurezza. Sembra che questi soffrisse di un disturbo psicotico per cui non fosse in grado di distinguere tra fantasia e realtà. Dal momento dell’aggressione le condizioni del sacerdote si sono sempre più aggravate fino alla morte cerebrale. (Vedi Fide
s 16/05/2017;19/05/2017;03/08/2017). Il catechista Domingo Edo, è stato ucciso il 20 agosto mentre si recava a guidare una liturgia della Parola nel villaggio di Bong Mal. Era un operatore del Centro di Azione Sociale della diocesi di Marbel, sull’isola di Mindanao, nelle Filippine. Con lui si trovava anche un giovane ministrante, rimasto ferito nell’agguato. L’episodio è avvenuto nell’area della miniera del Tampakan. Domingo era impegnato per la difesa dei diritti della terra delle popolazioni indigene, minacciate dall’espansione della miniera. Negli anni passati, sempre nella stessa area, sono stati uccisi altri attivisti per i diritti umani, e gli esecutori sono rimasti impuniti. Il sacerdote Pedro Gomes Bezerra, 49 anni, è stato trovato ucciso nella casa canonica a Borborema, nello stato brasiliano di Paraibo, la mattina del 24 agosto, il crimine sarebbe quindi avvenuto la sera precedente o la notte. Il corpo del sacerdote, avvolto in un lenzuolo, è stato trafitto da almeno 29 coltellate. Non sono stati trovati segni di effrazione e non è stato rubato niente, la sua automobile è stata ritrovata abbandonata in una zona rurale, ad una quindicina di chilometri dal luogo del delitto. Il comunicato della diocesi di Guarabira informa che il sacerdote era incaricato dell’area pastorale Nossa Senhora do Carmo, a Borborema, dove esercitava il ministero pastorale da due anni. Dal 1999 al 2007 aveva svolto il suo ministero a Belem, dove aveva fondato la Casa di accoglienza per anziani Buon Pastore ed aveva dato una grande testimonianza di fede e di impegno sociale. (Vedi Fides 28/8/2017) Ricardo Luna, laico, 29 anni, guardiano della parrocchia Virgen Immaculada, del collegio e del centro annessi, nel quartiere Villa Soldati di Buenos Aires (Argentina), è stato ucciso il 23 agosto con un colpo di arma da fuoco alla testa. Molto probabilmente gli autori del crimine erano una banda di adolescenti, che lo avevano minacciato di morte nei giorni precedenti in quanto più volte aveva impedito loro di compiere furti. Lo hanno ucciso senza rubare niente. Ricardo, che svolgeva questo lavoro da quattro anni, era amato e rispettato. Era sposato e aveva tre figli. Dopo l’omicidio gli abitanti della zona hanno organizzato una manifestazione pubblica chiedendo giustizia e sicurezza. Un sacerdote nigeriano, d. Cyriacus Onunkwo, è stato rapito e ucciso nello Stato di Imo, nel sud della Nigeria. Nel tardo pomeriggio del 1° settembre l’auto di p. Onunkwo era stata bloccata nei pressi del Banana Junction, ad Amaifeke, da alcuni uomini armati che lo hanno rapito, mentre si stava recando nel suo villaggio natale, Osina, per partecipare al funerale del padre. Il corpo del sacerdote è stato rinvenuto il 2 settembre nei pressi del villaggio di Omuma, senza ferite di armi da fuoco o da taglio. Nei giorni seguenti la polizia ha arrestato sei membri di una banda dedita alle rapine stradali. I criminali hanno confessato di essere responsabili del rapimento di p. Onunkwo, al fine di estorcere denaro alla famiglia e alla Chiesa. Il sacerdote è morto soffocato, perché i criminali gli hanno tappato la bocca e il naso con del cellophane. (Vedi Fides 4/9/2017; 12/9/2017) E’ stato ucciso il 3 ottobre, durante un tentativo di furto, nel quartiere San Antonio a Rionegro, sulla strada principale che porta a La Ceja (Colombia), il sacerdote Abelardo Antonio Muñoz Sánchez, 41 anni. Due criminali hanno affrontato il sacerdote, che scendeva da un taxi per andare a visitare alcuni parenti, intimandogli di consegnare la sua borsa, dove pensavano ci fosse del denaro. Al rifiuto del sacerdote hanno sparato diverse volte, causandone la morte. La polizia è riuscita a catturare i delinquenti. Don Abelardo Antonio Muñoz Sánchez, della diocesi di Girardota, era sacerdote da 10 anni e lavorava da 4 mesi presso la parrocchia di Cisneros, nel dipartimento di Antioquia. (Vedi Fides 04/10/2017) Suor Ruvadiki Plaxedes Kamundiya, religiosa cattolica di 49 anni, è stata uccisa in modo brutale domenica 22 ottobre a Mutoko, nella provincia del Mashonaland Orientale, in Zimbabwe. La polizia ha arrestato un giovane di 20 anni, che ha confessato. Secondo la polizia si tratta di una persona affetta da disturbi mentali. Suor Ruvadiki Plaxedes Kamundiya, che era insegnante della Hartmann House, che fa parte del Collegio di St George ad Harare, si era recata il 22 ottobre a Mutoko, in vista di una gita scolastica del St George’s College. Prima di tornare a Harare, aveva voluto raccogliersi in preghiera al Santuario di John Bradburn, dove è stata assalita, violentata e uccisa. Il corpo è stato ritrovato nelle acque della diga di Mutemwa il giorno seguente. Secondo le informazioni della Conferenza episcopale, suor Ruvadiki apparteneva ad una congregazione religiosa sotto l’Arcidiocesi di Harare, che però aveva lasciato pur continuando a vivere i voti evangelici. (Vedi Fides 25/10/2017) Don Evans Juma Oduor, sacerdote del Kenya, è stato trovato incosciente la sera di domenica 22 ottobre vicino ad una piantagione di canna da zucchero nei pressi del Chiga Market Centre a Muhoroni. La carcassa bruciata della sua automobile è stata ritrovata a cinque km di distanza. Portato all’ospedale, p. Evans, che presentava ferite alla testa, è morto qualche ora dopo, il 23 ottobre, senza aver ripreso conoscenza. Era parroco presso la chiesa di Sigomore, facente parte dell’Arcidiocesi di Kisumu, nell’ovest del Kenya. La stampa locale ha ricordato che due settimane prima p. Evans aveva lanciato un appello pubblico al governo perché smettesse di uccidere i Luo, l’etnia di Raila Odinga, il principale sfidante del Presidente uscente Uhuru Kenyatta, nelle elezioni presidenziale dell’8 agosto, poi annullate dalla Corte Suprema, su ricorso dello stesso Odinga. (Vedi Fides 24/10/2017) Don Marcelito Paez, detto Tito, un anziano sacerdote della diocesi di San Jose, è stato ucciso nella città di Jaen, nelle Filippine, nella parte centrale dell’isola di Luzon. Quattro uomini su due motociclette gli hanno teso un agguato verso le 8 di sera del 4 dicembre, mentre il prete 72enne guidava il suo veicolo. Portato in ospedale vi è morto circa due ore dopo, per le ferite da arma da fuoco. Si è trattata di una vera e propria esecuzione, che il Vescovo Mallari “condanna fermamente”, chiedendo alle autorità “di condurre appropriate indagini e si rendere giustizia alla sua morte”. Don Paez era un prete diocesano che ha servito la diocesi per più di 30 anni ed era andato in pensione nel 2015, sebbene continuasse l’opera pastorale e apostolica. Nel suo servizio alla Chiesa, era noto per il suo coinvolgimento attivo nella difesa della giustizia sociale, in particolare nelle questioni dei diritti umani che riguardano i poveri. Era tuttora il coordinatore a Luzon dei “Missionari Rurali delle Filippine” (Rural Missionaries of the Philippines RMP), organizzazione intercongregazionale e interdiocesana, formata da religiosi, sacerdoti e laici, uomini e donne, per assicurare una presenza cristiana attiva nelle aree rurali. Nel giorno in cui è stato ucciso, don Paez aveva contribuito a facilitare il rilascio del prigioniero politico Rommel Tucay. (Vedi Fides 6/12/2017) Tre catechisti, Joseph Naga, John Manye e l’allievo catechista Patrick, sono tra le persone rimaste uccise in un’esplosione verificatasi l’11 dicembre nel campo di Minawao a Pulka, nel nord est della Nigeria, che accoglie rifugiati nigeriani rimpatriati dal Camerun. Alcuni membri di Boko Haram si sono fatti strada nel campo ed hanno fatto esplodere la loro cintura suicida uccidendo una decina di persone, tra cui i catechisti della comunità. (Vedi Fides 13/12/2017) Don Joseph Simoly, 54 anni, haitiano, è stato aggredito il 21 dicembre poco distante dalla sua abitazione, sulla strada di Frères, comune di Pétion-Ville, da tre individui armati a bordo di una moto. Il sacerdote aveva appena fatto un prelevamento in banca, quando è stato aggredito e raggiunto dai colpi di arma da fuoco sparati dai malviventi, che gli hanno rubato il portafoglio. Soccorso e trasportato all’Haitian Community Hospital (HCH) è spirato poco dop
o a causa delle ferite riportate. (Vedi Fides 23/12/2017)
QUADRO RIASSUNTIVO DELL’ANNO 2017
Nome e Cognome Nazionalità Istituto o Diocesi Data e luogo della morte
1. Don Joaquin Hernandez Sifuentes Messico Diocesano 12/1 – Coahuila (Messico) 2. Lino Sud Sudan Catechista laico 22/1 – Lomin (Sud Sudan) 3. Helena Agnieszka Kmiec, Polacca Volontariato Missionario 24/1 – Cochabamba (Bolivia) 4 George Omondi, Nigeria Laico 18-19/3 – Kisumu (Nigeria) 5. Don Felipe Carrillo Altamirano Messico Diocesano 26/3 – El Nayar (Messico) 6. Fr. Diego Bedoya Colombia Religioso 10/4 – La Victoria (Venezuela) 7. P. Lucien Njiva Madagascar Cappuccino 23/4 – Ambendrana Antsohihy (Madagascar) 8. Don Adolphe Ntahondereye Burundi Diocesano 11/5 – Gatumba (Burundi) 9. Don Luis Lopez Villa Messico Diocesano 5/7 – Los Reyes (Messico) 10. Don Diomer Eliver Chavarría Pérez Colombia Diocesano 27/7 – Antioquia (Colombia) 11. Don José Miguel Machorro Messico Diocesano 3/8 – Città del Messico (Messico) 12. Domingo Edo Filippine Catechista laico 20/8 – Marbel (Filippine) 13. Don Pedro Gomes Bezerra Brasile Diocesano 24/8 – Paraibo (Brasile) 14. Ricardo Luna Argentina Laico 23/8 – Buenos Aires (Argentina) 15. Don Cyriacus Onunkwo Nigeria Diocesano 2/9 – Omuma (Nigeria) 16. Don Abelardo Antonio Muñoz Sánchez Colombia Diocesano 3/10 – Rionegro (Colombia) 17. Don Evans Juma Oduor Kenya Diocesano 23/10 – Kisumu (Kenya) 18. Suor Ruvadiki Plaxedes Kamundiya Zimbabwe Religiosa 22/10 – Mutoko (Zimbabwe) 19. Don Marcelito Paez Filippine Diocesano 4/12 – Luzon (Filippine) 20. Joseph Naga Nigeria Catechista laico 11/12 – Pulka (Nigeria) 21. John Manye Nigeria Catechista laico 11/12 – Pulka (Nigeria) 22. Patrick Nigeria Allievo Catechista 11/12 – Pulka (Nigeria) 23. Don Joseph Simoly Haiti Diocesano 21/12 – Petion Ville (Haiti) Stato religioso Sacerdoti 13 (12 diocesani; 1 OFM Capp) Religiosi 1 (Hermanos Franciscanos de la Cruz Blanca) Religiose 1 Laici 8 Paesi di origine Africa 10 (5 Nigeria, 1 S.Sudan, Madagascar, Burundi, Kenya, Zimbabwe) America 10 (4 Messico, 3 Colombia, 1 Brasile, Argentina, Haiti) Asia 2 (Filippine) Europa 1 (Polonia) Luoghi della morte Africa 10 (5 Nigeria, 1 S.Sudan, 1 Kenya, Burundi, Madagascar, Zimbabwe) America 11 (4 Messico, 2 Colombia, 1 Bolivia, Brasile, Venezuela, Argentina, Haiti) Asia 2 (Filippine)
GLI OPERATORI PASTORALI UCCISI DAL 1980 AL 2016
Città del Vaticano (Agenzia Fides) – Secondo i dati in possesso dell’Agenzia Fides, nel decennio 1980-1989 hanno perso la vita in modo violento 115 missionari. Tale cifra però è senza dubbio in difetto poiché si riferisce solo ai casi accertati e di cui si è avuta notizia. Il quadro riassuntivo degli anni 1990-2000 presenta un totale di 604 missionari uccisi, sempre secondo le nostre informazioni. Il numero risulta sensibilmente più elevato rispetto al decennio precedente, tuttavia devono essere anche considerati i seguenti fattori: il genocidio del Rwanda (1994) che ha provocato almeno 248 vittime tra il personale ecclesiastico; la maggiore velocità dei mass media nel diffondere le notizie anche dai luoghi più sperduti; il conteggio che non riguarda più solo i missionari ad gentes in senso stretto, ma tutto il personale ecclesiastico ucciso in modo violento o che ha sacrificato la vita consapevole del rischio che correva, pur di non abbandonare le persone che gli erano affidate. Negli anni 2001-2016 il totale degli operatori pastorali uccisi è di 393.
ULTERIORI APPROFONDIMENTI SUGLI OPERATORI PASTORALI UCCISI NEGLI ULTIMI ANNI SI POSSONO TROVARE SUL NOSTRO SITO: www.fides.org

@AGENZIA FIDES

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ZENIT Staff

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