Card. Pietro Parolin (agosto 2017) - Foto © CTV -OSSERVATORE ROMANO

Il card. Parolin sul viaggio del Papa in Myanmar e Bangladesh

Intervista all’Osservatore Romano pubblicata il 6 dicembre 2017

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Il cardinale segretario di stato Pietro Parolin, impressionato dall’ ”amabilità degli asiatici, che si manifesta in una grande gentilezza, in un grande senso di accoglienza e di rispetto nei confronti degli ospiti“, ha raccontato, nell’intervista all’Osservatore Romano di Gianluca Biccini pubblicata il 6 dicembre 2017, del suo viaggio con Papa Francesco in Myanmar (27-30 novembre) e Bangladesh (30 novembre-2 dicembre 2017).

Il cardinale segretario ha visitato per la prima volta i due paesi asiatici, entrambi guidati da donne: il Myanmar da Aung San Suu Kyi e il Bangladesh da Sheikh Hasina. “Si tratta di due donne che si sono fatte apprezzare per il contributo che hanno dato ai rispettivi paesi, riscuotendo la fiducia dei loro concittadini.” Le due donne hanno una storia diversa, ma “entrambe hanno dato un apporto positivo alla vita del loro paese ed è questa, penso, la base della loro leadership”; così ha spiegato il card. Parolin il successo della carriera politica di Aung San Suu Kyi e di Sheikh Hasina. La prima è nota per la sua pacifica battaglia per la democrazia in Myanmar mentre Sheik Hasina si è impegnata per lo sviluppo in Bangladesh, un paese segnato da estrema povertà.

Il cardinale segretario di stato ha notato soprattutto in Bangladesh una grande preoccupazione per la situazione dei Rohingya menzionata in tanti discorsi “sia delle autorità, sia di rappresentanti della società civile, sia di esponenti della Chiesa”. Il cardinale Parolin non ha espresso pronostici sulla sorte dei Rohingya, però si è detto convinto che la visita del Papa sia un contributo per trovare una soluzione. “Ma sono i principi fondamentali da cui derivano le applicazioni concrete, che potranno dare pace e stabilità alla regione: cioè il principio del rispetto dei diritti umani, a cominciare dal diritto di cittadinanza, di nazionalità, e il principio del rispetto e della valorizzazione di tutti i gruppi etnici. Papa Francesco ha molto sottolineato questi due aspetti, insistendo sull’idea, a lui cara, che le differenze non devono diventare contrapposizione e conflitto. Credo che sulla base di questi principi si può davvero tentare di trovare formule per risolvere il dramma che si sta attualmente vivendo al confine tra Myanmar e Bangladesh.”

Il cardinale Parolin, in merito all’obiettivo dell’ultimo Viaggio Apostolico, ha spiegato che Papa Francesco ha voluto incontrare le Chiese locali che sia in Bangladesh (350 mila cattolici su 160 milioni di abitanti) che in Myanmar (700 mila cattolici su 55 milioni di abitanti) sono Chiese di minoranza. Queste visite “servono proprio a dare incoraggiamento, fiducia e slancio a queste Chiese, che si trovano a vivere situazioni non sempre facili, proprio per la loro condizione di minorità”. Per il cardinale di particolare importanza è stato il dialogo interreligioso: “Il Pontefice ha poi sottolineato in entrambi i casi, sia con i buddisti a Yangon, sia con i musulmani a Dhaka, l’importanza del dialogo interreligioso e l’importanza per i cristiani di favorire l’armonia tra le diverse componenti religiose che sono presenti nei paesi, come pure di essere fermento vivo e positivo per il bene comune della società, per la costruzione di una convivenza pacifica e per lo sviluppo delle due nazioni”.

Infine, il cardinale ha raccontato di due episodi: il discorso del rappresentante della società civile , durante l’incontro interreligioso di venerdì nella capitale del Bangladesh, il quale ha detto che “è minoranza chi abusa e maltratta, perché in fin dei conti sono loro le persone perdenti” e l’incontro, sabato mattina davanti alla chiesa del Santo Rosario a Dakha, con un fedele che gli ha confidato di essersi liberato dal lavoro pure rischiando il licenziamento: ‘Viene il Papa. O mi lasciate andare, o sono disposto a perdere l’occupazione, ma non l’occasione di poterlo vedere, perché sarà l’unica della mia vita’. Questo è il segno di una fede forte, di una grande testimonianza di appartenenza alla Chiesa da parte di questi cristiani”, così il cardinale segretario di stato che si è dichiarato impresso della “Chiesa nella sua multiformità: soprattutto nelle celebrazioni abbiamo visto la fede di questa gente, che si esprime attraverso la preghiera e una dimensione mistica e spirituale in linea con tutta la tradizione orientale”.

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Staff Reporter

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