“E’ impresso in me il ricordo di tanti volti provati dalla vita, ma nobili e sorridenti. Li porto tutti nel cuore e nella preghiera. Grazie tante al popolo del Myanmar e al popolo del Bangladesh!”, così il Santo Padre ha ricordato il suo viaggio in Myanmar e Bangladesh (27 novembre-2 dicembre 2017) dopo l’Angelus la scorsa domenica.
Alle 12, Papa Francesco si è affacciato alla finestra dello studio nel Palazzo Apostolico Vaticano per recitare l’Angelus con i fedeli e i pellegrini convenuti in Piazza San Pietro. Prima dell’Angelus, il Pontefice ha spiegato il significato dell’Avvento: “[…] il tempo che ci è dato per accogliere il Signore che ci viene incontro, anche per verificare il nostro desiderio di Dio, per guardare avanti e prepararci al ritorno di Cristo.
Papa Francesco ha invitato a essere sempre “vigilanti e attendere il Signore con la speranza di incontrarlo“ riferendosi al Vangelo di Marco (cfr Mc 13,33-37). Una persona attenta non si lascia distrarre o travolgere dalla superficialità, ha spiegato il Santo Padre. Ella vive in “maniera piena e consapevole, con una preoccupazione rivolta anzitutto agli altri”, […] “cercando di contrastare l’indifferenza e la crudeltà presenti [nel mondo]“. Una persona vigile “accoglie l’invito a vegliare, cioè a non lasciarsi sopraffare dal sonno dello scoraggiamento, della mancanza di speranza, della delusione; e nello stesso tempo respinge la sollecitazione delle tante vanità di cui trabocca il mondo e dietro alle quali, a volte, si sacrificano tempo e serenità personale e familiare”.
Di seguito, Papa Francesco ha riflettuto sull’esperienza dolorosa del popolo di Israele, raccontata dal profeta Isaia (cfr 63,17) rivolgendosi ai fedeli: “Anche noi ci troviamo spesso in questa situazione di infedeltà alla chiamata del Signore: Egli ci indica la via buona, la via della fede, la via dell’amore, ma noi cerchiamo la nostra felicità da un’altra parte“.
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Pubblichiamo di seguito il testo integrale e definitivo pronunciato dal Santo Padre prima e dopo l’Angelus:
Prima dell’Angelus
Cari fratelli e sorelle, buongiorno! Oggi iniziamo il cammino dell’Avvento, che culminerà nel Natale. L’Avvento è il tempo che ci è dato per accogliere il Signore che ci viene incontro, anche per verificare il nostro desiderio di Dio, per guardare avanti e prepararci al ritorno di Cristo. Egli ritornerà a noi nella festa del Natale, quando faremo memoria della sua venuta storica nell’umiltà della condizione umana; ma viene dentro di noi ogni volta che siamo disposti a riceverlo, e verrà di nuovo alla fine dei tempi per «giudicare i vivi e i morti». Per questo dobbiamo sempre essere vigilanti e attendere il Signore con la speranza di incontrarlo. La liturgia odierna ci introduce proprio in questo suggestivo tema della vigilanza e dell’attesa. Nel Vangelo (cfr Mc 13,33-37) Gesù ci esorta a fare attenzione e a vegliare, per essere pronti ad accoglierlo nel momento del suo ritorno. Ci dice: «Fate attenzione, vegliate, perché non sapete quando è il momento […]; fate in modo che giungendo all’improvviso, non vi trovi addormentati» (vv. 33-36). La persona che fa attenzione è quella che, nel rumore del mondo, non si lascia travolgere dalla distrazione o dalla superficialità, ma vive in maniera piena e consapevole, con una preoccupazione rivolta anzitutto agli altri. Con questo atteggiamento ci rendiamo conto delle lacrime e delle necessità del prossimo e possiamo coglierne anche le capacità e le qualità umane e spirituali. La persona attenta si rivolge poi anche al mondo, cercando di contrastare l’indifferenza e la crudeltà presenti in esso, e rallegrandosi dei tesori di bellezza che pure esistono e vanno custoditi. Si tratta di avere uno sguardo di comprensione per riconoscere sia le miserie e le povertà degli individui e della società, sia per riconoscere la ricchezza nascosta nelle piccole cose di ogni giorno, proprio lì dove il Signore ci ha posto. La persona vigilante è quella che accoglie l’invito a vegliare, cioè a non lasciarsi sopraffare dal sonno dello scoraggiamento, della mancanza di speranza, della delusione; e nello stesso tempo respinge la sollecitazione delle tante vanità di cui trabocca il mondo e dietro alle quali, a volte, si sacrificano tempo e serenità personale e familiare. È l’esperienza dolorosa del popolo di Israele, raccontata dal profeta Isaia: Dio sembrava aver lasciato vagare il suo popolo lontano dalle sue vie (cfr 63,17), ma questo era un effetto dell’infedeltà del popolo stesso (cfr 64,4b). Anche noi ci troviamo spesso in questa situazione di infedeltà alla chiamata del Signore: Egli ci indica la via buona, la via della fede, la via dell’amore, ma noi cerchiamo la nostra felicità da un’altra parte. Essere attenti e vigilanti sono i presupposti per non continuare a “vagare lontano dalle vie del Signore”, smarriti nei nostri peccati e nelle nostre infedeltà; essere attenti ed essere vigilanti sono le condizioni per permettere a Dio di irrompere nella nostra esistenza, per restituirle significato e valore con la sua presenza piena di bontà e di tenerezza. Maria Santissima, modello nell’attesa di Dio e icona della vigilanza, ci guidi incontro al suo figlio Gesù, ravvivando il nostro amore per Lui.
Dopo l’Angelus
Cari fratelli e sorelle, questa notte sono rientrato dal viaggio apostolico in Myanmar e Bangladesh. Ringrazio tutti coloro che mi hanno accompagnato con la preghiera, e invito ad unirsi al mio rendimento di grazie al Signore, che mi ha concesso di incontrare quelle popolazioni, in particolare le comunità cattoliche, e di essere edificato dalla loro testimonianza. E’ impresso in me il ricordo di tanti volti provati dalla vita, ma nobili e sorridenti. Li porto tutti nel cuore e nella preghiera. Grazie tante al popolo del Myanmar e al popolo del Bangladesh! Nella mia preghiera ricordo in modo particolare anche il popolo dell’Honduras, perché possa superare in maniera pacifica l’attuale momento di difficoltà. Rivolgo il mio saluto a voi, romani e pellegrini, qui presenti. Saluto in particolare i fedeli venuti da Bratislava (Slovacchia) e da Ludwigshafen in Germania. Saluto il gruppo di Pregaziol (Treviso) e i giovani cresimandi di Mestrino (Padova); come pure la comunità romena che vive in Italia e che oggi celebra la festa nazionale della Romania. A tutti auguro una buona domenica e un buon cammino di Avvento. Per favore, non dimenticatevi di pregare per me. Buon pranzo e arrivederci!
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