Santa Marta, 23 ottobre 2017 / © PHOTO.VA - OSSERVATORE ROMANO

Santa Marta: “un’idolatria che uccide”

Nell’omelia di lunedì 23 ottobre 2017 il Papa richiama l’attenzione sulla sorte dei bambini rohingya

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“Un’idolatria che uccide”, anzi, che fa “sacrifici umani”. Queste le parole durissime usate da papa Francesco durante la Messa mattutina di oggi, lunedì 23 ottobre 2017, per denunciare il “consumismo esasperato” e l’“attaccamento ai soldi”.
Oggi, così ha sottolineato il Pontefice, le cui parole sono state riportate dalla Radio Vaticana, c’è tanta gente affamata di denaro e di beni terreni, che ha già “tantissimo”, mentre ci sono tanti “bambini affamati che non hanno medicine, che non hanno educazione, che sono abbandonati”.
“Questa idolatria fa morire di fame tanta gente”, ha ribadito Francesco, che ha richiamato l’attenzione dei presenti sulla sorte dei bambini rohingya.
“Pensiamo soltanto a un caso: a 200 mila bambini rohingya nei campi profughi”, ha dichiarato. “Lì ci sono 800 mila persone. 200 mila sono bambini. Appena hanno da mangiare, malnutriti, senza medicine”, così ha detto il Pontefice, che tra un mese circa visiterà il Myanmar e poi il Bangladesh.
“La nostra preghiera dev’essere forte: Signore, per favore, tocca il cuore di queste persone che adorano il dio, il dio denaro”, ha proseguito Francesco, che ha aggiunto: “tocca anche il mio cuore perché io non cada in quello, che io sappia vedere”.
L’attaccamento al dio denaro provoca anche la guerra, persino quella “di famiglia”, ha suggerito il Papa, pensando alle liti tra fratelli o parenti per l’eredità. “Tutti noi conosciamo cosa succede quando c’è in gioco un’eredità: le famiglie si dividono e finiscono nell’odio”, ha osservato.
L’unica strada invece è quella di arricchirsi presso di Dio. “La ricchezza, ma in Dio”, ha affermato. Non si tratta di “un disprezzo per il denaro”, ma della “cupidigia”, cioè questo “vivere attaccati al dio denaro”.
Nella sua riflessione il Pontefice si è soffermato sulla parabola dell’uomo ricco tratta dal Vangelo di Luca (12,13-21). Ciò che voleva quest’uomo, finito nel “movimento del consumismo esasperato”, era di prendere sempre “più beni, fino alla nausea”.
Purtroppo l’uomo diventato “schiavo dei soldi” non appartiene al passato, ma “è la realtà di oggi”, così ha osservato Francesco, che ha ripetuto: “è la realtà di oggi”.
“Tanti uomini che vivono per adorare il denaro, per fare del denaro il proprio dio”, ha spiegato. “Tante persone che vivono soltanto per questo e la vita non ha senso”, gente che accumula tesori per sé ma non sa “cosa è arricchirsi presso Dio”.
“Ecco perché la nostra preghiera dev’essere forte, cercando dunque in Dio il solido fondamento della nostra esistenza”, ha concluso il Papa, che ha invitato tutti a levare una preghiera “forte”, affinché Dio converta il cuore degli uomini e “non adorino il dio denaro”.

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Paul De Maeyer

Schoten, Belgio (1958). Laurea in Storia antica / Baccalaureato in Filosofia / Baccalaureato in Storia e Letteratura di Bisanzio e delle Chiese Orientali.

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