“Vediamo tanti nostri fratelli e sorelle cristiani delle Chiese orientali sperimentare persecuzioni drammatiche e una diaspora sempre più inquietante.” Così ha dichiarato papa Francesco all’inizio della sua omelia nella Messa di ringraziamento per il primo centenario della Congregazione per le chiese orientali, celebrata oggi, giovedì 12 ottobre 2017, nella basilica di Santa Maria Maggiore a Roma.
“Questo fa sorgere tante domande, tanti «perché»”, ha continuato il Pontefice, “ce li poniamo tutti”. Perché “vediamo i malvagi, quelli che senza scrupoli fanno i propri interessi, schiacciano gli altri, e sembra che a loro le cose vadano bene: ottengono quello che vogliono e pensano solo a godersi la vita”.
Ma, così ha spiegato Francesco, riferendosi alla Prima lettura di oggi, tratta dal profeta Malachia (3,13-20a), “Dio non dimentica i suoi figli, la sua memoria è per i giusti, per quelli che soffrono, che sono oppressi e che si chiedono ‘perché?’, eppure non cessano di confidare nel Signore”.
“E c’è un modo per fare breccia nella memoria di Dio”, così ha segnalato: “la nostra preghiera”. Occorre pregare con “il coraggio della fede”, cioè con la “fiducia che il Signore ci ascolta, il coraggio di bussare alla porta”.
A questo punto, Francesco ha fatto la domanda: “la nostra preghiera è veramente così? Ci coinvolge veramente, coinvolge il nostro cuore e la nostra vita? Sappiamo bussare al cuore di Dio?”
Il dono che Dio ci darà è lo Spirito Santo, “questo è il ‘di più’ di Dio”. “Lo Spirito” è “il vero dono del Padre”, ha ribadito il Papa. “L’uomo bussa con la preghiera alla porta di Dio per chiedere una grazia. E lui, che è Padre, mi dà quello e di più: il dono, lo Spirito Santo.”
Francesco ha quindi concluso la sua riflessione invitando i presenti ad imparare “a bussare al cuore di Dio” e “a farlo coraggiosamente. Che questa preghiera coraggiosa ispiri e nutra anche il vostro servizio nella Chiesa.”
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