“Dopo aver conosciuto Gesù, noi non possiamo far altro che scrutare la storia con fiducia e speranza.” Ne è convinto papa Francesco, il quale si è soffermato nella catechesi dell’udienza generale di oggi, mercoledì 11 ottobre 2017, su quella dimensione della speranza che ha definito come “l’attesa vigilante”.
“Gesù è come una casa, e noi ci siamo dentro, e dalle finestre di questa casa noi guardiamo il mondo”, ha proseguito il Pontefice. “Guardiamo sempre avanti, a un futuro che non è solo opera delle nostre mani, ma che anzitutto è una preoccupazione costante della provvidenza di Dio.”
“Tutto ciò che è opaco un giorno diventerà luce”, ha assicurato Francesco, poiché il nostro “Dio non smentisce sé stesso”. “Mai”, ha ribadito. “Dio non delude mai”. Anzi, “la sua volontà nei nostri confronti non è nebulosa, ma è un progetto di salvezza ben delineato”.
“Per cui non ci abbandoniamo al fluire degli eventi con pessimismo, come se la storia fosse un treno di cui si è perso il controllo”, ha esortato il Papa, mentre ha ricordato ai pellegrini presenti in Piazza San Pietro che “la rassegnazione non è una virtù cristiana”. “Non è da cristiani alzare le spalle o piegare la testa davanti a un destino che ci sembra ineluttabile”, ha aggiunto.
Infatti, “Gesù ci raccomanda di attenderlo senza stare con le mani in mano”, perché il cristiano non è una “persona remissiva”, ma un “costruttore di pace”, e questo “quando ha il coraggio di rischiare per portare il bene, il bene che Gesù ci ha donato, ci ha dato come un tesoro”.
Francesco ha invitato perciò i battezzati a ripetere “in ogni giorno della nostra vita” l’invocazione dei primi discepoli “marana tha”, ossia tradotto dall’aramaico “Signore nostro, vieni!”. “È il ritornello di ogni esistenza cristiana: nel nostro mondo non abbiamo bisogno di altro se non di una carezza del Cristo”, ha dichiarato il Papa.
L’attesa vigilante, ha spiegato il Santo Padre all’inizio della sua catechesi, è “uno dei fili conduttori del Nuovo Testamento”. “I cristiani non si adagiano mai”, ha affermato, anzi “il Vangelo raccomanda di essere come dei servi che non vanno mai a dormire, finché il loro padrone non è rientrato”.
Mentre ha descritto ogni mattina della vita cristiana come “una pagina bianca” che il battezzato “comincia a scrivere con le opere di bene”, il Pontefice ha ricordato che “noi siamo già stati salvati dalla redenzione di Gesù, però ora attendiamo la piena manifestazione della sua signoria”.
“Nulla è più certo, nella fede dei cristiani, di questo ‘appuntamento’, questo appuntamento con il Signore, quando Lui verrà”, ha spiegato, e quando verrà, “noi cristiani vogliamo essere come quei servi che hanno passato la notte con i fianchi cinti e le lampade accese”.
Un cristiano quindi non è fatto per la noia, “semmai per la pazienza”, ha continuato il Papa. “Anche nella monotonia di certi giorni sempre uguali è nascosto un mistero di grazia”, ha ricordato. “Nessuna notte è così lunga da far dimenticare la gioia dell’aurora. E quanto più oscura è la notte, tanto più vicina è l’aurora”.
“Soffriremo, ci saranno momenti che suscitano rabbia e indignazione, ma la dolce e potente memoria di Cristo scaccerà la tentazione di pensare che questa vita è sbagliata”, perché “tutto verrà salvato”. “Tutto”, così ha ribadito, perché al termine della nostra storia ci attende Gesù Misericordioso. Solo questo pensiero basta, così ha assicurato papa Francesco, “per avere fiducia e non maledire la vita”.
Cliccare qui per leggere il testo completo della catechesi.
Udienza generale, 11 ottobre 2017 / © PHOTO.VA - OSSERVATORE ROMANO
Udienza generale: “Scrutare la storia con fiducia e speranza”
Catechesi di mercoledì 11 ottobre 2017